Io, come A.Depetro, non faccio il digiuno. A differenza di A.Depetro non ho bisogno di giustificarmi con ragionamenti ipocriti e mi limito a dire che non me la sento, per vari motivi.E' chiaro che dare la professione dei digiunatori e' semplicemente un modo per dare maggiore concretezza alla loro identita', e non lasciarli come nomi e cognomi di per se' poco significativi.
Di piu'. La professione serve anche per fare capire che i digiunatori non sono eroi rivoluzionari che tutto hanno capito e tutto sanno come A.Depetro e D.Pezzilli, ma sono persone normali con una "normale" vita, un "normale" lavoro, una "normale" disoccupazione o un "normale" handicap. Normale nel senso di vero.
Leggere in questo la riproposizione di un corporativismo fascista in chiave digiuno significa avere troppo tempo a disposizione o troppo rabbia in corpo.L