CASO PANNELLA - NON MANGIA DA 27 GIORNI MA STA MEGLIO DI PRIMA (NOI ABBIAMO SCOPERTO COME FA)
di Andrea Marcenaro
Ha perso 14 chili e sembra un fantasma. Eppure il leader radicale continua a lavorare come un matto: visita i detenuti, si prepara per le prossime elezioni napoletane e rilancia i referendum. Ma dove trova tutta questa forza? Epoca l'ha seguito. E l'ha trovato seduto a tavola in un ristorante. Ho visto con i miei occhi il Digiunatore entrare al ristorante napoletano La sacrestia di via Petrarca a Posillipo, alle 20 e 47 dell'11 ottobre scorso. Il menù, scritto su elegante cartoncino, proponeva di abbuffarsi: tagliolini ai calamaretti, tartufi di terra e di mare, orate, spigole, filetti, pastiere, zuppe, zuppette, sautè e liquori. Sotto, notturno, lo struggente panorama del golfo, Castel dell'Ovo, il Vesuvio. Intorno al Digiunatore, vestito convenientemente di nero con cravatta a fiori sgargianti, venti commensali educati, che dopo un vago pudore iniziale avevano preso a darci dentro con bella soddisfazione. Per farla corta: nell'abbuffata generale sarebbe bastata la coda di un gamberetto, o uno spizzichino d
i pastiera, e noi saremmo qui a raccontarvi uno scoop: la figuraccia del Digiunatore. in tre ore, invece, Pannella Giacinto detto Marco, ma detto anche pulcinella, drogato, oppure frocio, detto abortista, traditore, narciso e quant'altro, candidato alle elezioni suppletive di Napoli nel collegio Vomero-Chiaia-Posillipo del prossimo 22 ottobre, ha chiacchierato a più non posso ma ha buttato giù soltanto due bicchieri di acqua minerale senza neanche le bollicine. Stop. Dopo 22 giorni di sciopero della fame e nove perfino della seta, niente male.
Il mahatma Gandhi, padre della non violenza, quando iniziava un digiuno faceva così: si faceva portare una branda, per lo più sotto casa, sotto le colonne del portico, poi vi si coricava e restava lì, quasi immobile, finché durava la protesta. Pannella no. Lui corre, rimbalza, convoca, detta, scrive, si danna e s'affanna. Il digiuno sembra moltiplicargli le energie. Dimagrisce a vista d'occhio e ogni tanto, patapum, ti sembra che sia sul punto di schiantare. Macché, continua a correre invece. Prende quattro cappuccini al giorno con un cucchiaino e mezzo di zucchero per un totale di cinque o seicento calorie. Però ne consuma all'incirca settemila, con un deficit di seimilacinquecento calorie al dì. Dopo 22 giorni pesava 14 chili in meno. Dopo i nove giorni dello sciopero della sete, interrotto il 5 ottobre, i chili scomparsi erano 17. I medici spiegano che, se riprendi a bere , il liquido intercellulare scomparso, ricostituendosi, ti restituisce un minimo di peso. Pannella, davvero gran narciso, si rammarica:
" Il digiuno, vedi, ti brucia via i muscoli, te li mangia, ma ti lascia questa maledetta ciccetta". E si pizzica il ventre.
Lui è convinto che in giro non ci sia più nessuno disposto a ironizzare sul suo sciopero della fame e ad accusarlo di ciurlare nel manico. Se gli metti sotto il naso la lettera di insulti comparsa sul Corriere della Sera del 10 ottobre, a firma di Bruno Mazzadi, medico, risponde:" Secondo me se l'è scritta da solo Montanelli (cura la rubrica delle lettere n.d.r.). Non gli è mai andata giù che io l'abbia sputtanato quando aveva invitato a votare Dc turandosi il naso. Ma gli italiani, per la prima volta, hanno potuto vedermi in televisione. E nessuno potrà più imbrogliarli".
Quando è arrivato alla stazione Termini per andare a Napoli, verso le 13 di quell'11 ottobre, ballava dentro un vestito azzurrino diventato troppo grande. Prima di partire, Pannella aveva preso un cappuccino alle 8 e aveva dettato due comunicati, convocato il segretario Sergio Rovasio per scegliere le foto per un giornale, parlato col professor Mannheimer sui nuovi sondaggi preelettorali, discusso con Paolo Vigevano, litigato con Forza Italia per una quantità di denaro dovuta ma non ancora arrivata.
Non chiedetegli quanti scioperi della fame ha già fatto: "Non lo so. A uno che per quarant'anni fa la resistenza si può forse chiedere quanti colpi ha sparato?" O come bisogna ricominciare a nutrirsi dopo un'astensione dal cibo così lunga: "Ma che ne so? Ogni volta può essere diverso, dipende da come ci si sente. Ma diciamo con un brodino, in genere". Pannella è fatto così. Preferisce parlare di politica, piuttosto che dei mezzi con cui si batte. Dei referendum; della Napoli dove i sondaggi sulle elezioni suppletive del prossimo 22 ottobre lo danno al 18 per cento; dei candidati che progressisti e destre gli hanno messo contro: "Due figure intercambiabili, messe lì perché nella città della camorra, del Banco di Napoli, del caso Tortora e delle Br di Senzani nulla cambi"; dei personaggi napoletani che però appoggiano lui: dalle sorelle Croce, ai 500 avvocati, agli architetti nemici dei 26 mila vani a Bagnoli, agli artisti come i fratelli Bennato e perfino il re della sceneggiata, Mario Merola.
Fa tutto di corsa, Pannella. Vola alla Rai per un piccolo dibattito. Dà un'intervista a Telemontecarlo, un'altra a un giornale locale e poi gira per Chiaia. C'è la ressa, per parlargli, da Piazza Santa Caterina fin giù a Piazza dei Martiri. E alle 18 e 28 in punto, lui ingurgita il secondo cappuccino della giornata. E' pallido come un morto. Ma perché ricatta con questi suoi gesti totali e disperati chi non la pensa come lui? e perché gioca così con la sua vita? se insistete davvero, allora Pannella reagisce male: "Senta io mi faccio la barba due volte al giorno per non dare un'immagine di sofferenza o di disperazione, ma invece di vitalità e di chiarezza. E anche di prudenza". Di prudenza? Questo davvero no. 2E invece sì. Perché il non mettere in gioco la propria vita contro la morte, questo sì che è imprudente. Chi tutela la vita come un avere, è già morto. Non si può tenere in cassaforte un bene così prezioso, nessuno te lo può garantire". Ciò che può essere giusto non è detto che sia anche prudente...
Mangia Marco, mangia! Stupore: "E come reagivano gli antifascisti liberali quando persone affettuose li consigliavano di non rischiare, di starsene a casa? E chi era più prudente alla fine? Loro che mettevano in causa la propria vita o quelli i quali consigliavano loro prudenza?". Pannella risponde tra una telefonata e la dettatura dell'ennesimo comunicato, tra il cortese rifiuto di un autografo e i flash dei fotografi. Sgomitiamo dietro a lui: come può un avversario difendersi dal suo sciopero della fame? "Oh, è semplice: ragionando alla Giorgio Bocca, che mi accusa di essere poco serio perché non muoio come hanno fatto i detenuti irlandesi. Ma io non ho nessuna intenzione di morire. Di lottare sì, anche fino alla fine, ma non di morire".
E quando arriva il momento di smettere? "Come in guerra. Dipende da cosa avevi stabilito. Neanche le guerre sono mai a oltranza. A un certo punto si registra la sconfitta, si prende atto della situazione nuova che si è prodotta. Da una lotta tra due punti di vista c'è sempre una terza cosa che nasce". E a chi dice che non si gioca con la morte cosa rispondere? "Che si sbaglia,: la non violenza è la più grande riserva di vita".
Qualche giorno prima, dopo una visita al carcere di Poggioreale, non se l'era sentita di partecipare alla solita riunione: "Sono stanco, non ce la faccio", aveva detto. Ogni tanto da una macchina che passa qualcuno gli urla: "Mangia, Marco! Mangia!". E qualcun altro, dal finestrino dell'autobus : "Basta buffonate, Pannella! Basta chiacchiere!". Torna in mente l'invettiva di Raffaele La Capria, il famoso scrittore: "Man mano che la nostra vita democratica va degradando e non si riconosce più all'avversario il diritto di esistere, si cerca di far scomparire Marco Pannella... di ignorarlo, di toglierli la possibilità di far conoscere le sue idee, con un accanimento che non conosce limiti".
Gli ultimi due cappuccini il Digiunatore preferisce non prenderli all Sacrestia, dove si è svolta la cena elettorale. "Più tardi in albergo. Perché stanotte mi tocca stare alzato per scrivere".