CHI VA PIANO PRIVATIZZA SANO
Ostruzionismo di Rifondazione, un partito trasversale tra i
burocrati... Il ministro dell'Industria racconta chi si oppone. E
spiega la sua strategia.
(intervista con Alberto Clò di Roberto Seghetti - tratta da Panorama
del 12/10/95)
"La tela di Penelope": il ministro dell'industria Alberto Clò, usa
un'immagine omerica per raccontare gli sforzi compiuti nella
tormentata discussione parlamentare sulle authority, le agenzie di
vigilanza che dovranno controllare l'Enel e la Stet privatizzati. Da
mesi il provvedimento rimbalza fra Senato e camera passando con
votazioni plebiscitarie ma incontrando subito dopo ostacoli a non
finire.- L'esercizio della pazienza e della cparbietà è diventato un
appuntamento quotidiano per Clò, costretto a ritessere mille volte la
stessa trama pur di conquistare un vasto consenso sulla vendita dei
giganti dell'elettricità e delle telecomunicazioni.
D. Come si spiegano le difficoltà incontrate finora: chi pigia sul
pedale del freno?
R. Credo che all'inizio abbia giocato un ruolo importante il timore di
permettere, con l'approvazione della legge sulle authority, una
privatizzazione al buio dell'Enel e della Stet: cioè la paura di
consentire al governo un'operazione così importante senza che fossero
chiare le linee da seguire.
D. Però al senato, in marzo, la legge passò in fretta,
all'unanimità...
R. Questo fu possibile perchè nei due mesi precedenti il governo aveva
apportato alcune modifiche al testo originario del senatore Filippo
Cavazzutti, e perchè al dibattito si arrivò dopo un negoziato serrato
con i gruppi parlamentari.
D. Umberto Carpi, presidente della commissione Industria al senato ed
ex di Rifondazione, ricorda che all'inizio Fausto Bertinotti,
interpellato su che fare disse: "vedi tu, tanto sono problemi
tecnici". Tutto fila liscio solo fino a quando la discussione rimane
tecnica?
R. Anche in marzo furono discussi, in Senato, numerosi emendamenti.
però fu un lavoro sereno. Alla camera invece il cammino del
provvedimento è stato rallentato prima da problemi oggettivi, come la
pausa per le elezioni amministrative e l'impegno dei deputati per
varare la riforma delle pensioni, poi da ben altre difficoltà:
l'ostruzionismo di Rifondazione comunista e i dubbi sul disegno
complessivo delle privatizzazioni.
D. Alessandro Rubino, di Forza Italia, presidente della commissione
Attività produttive della Camera, parla della nascita di un partito
trasversale contro le privatizzazioni, con Rifondazione An e altri.
R. le preoccupazioni, condivise da molti parlamentari, riguardavano il
percorso: quando vendere, come vendere, a chi vendere. Sono scelte
fondamentali.
D. Insomma, hanno frenato gli oppositori delle privatizzazioni ma
anche i parlamentari che volevano solo capire come sarebbero stati
venduti Enel, Stet ed Eni?
R. Credo proprio di sì. E in fondo quella di capire mi sembra una
preoccupazione anche legittima. Bisogna ricordare che quando il
governo ha cominciato a lavorare su questi temi aveva la prospettiva
di restare al suo posto appena qualche mese. Sarebbe stato velleitario
pensare di poter definire contemporaneamente l'assetto delle authority
e quello dei due settori in via di privatizzazione, energia elettrica
e telecomunicazioni. Questo secondo capitolo si è potuto affronatre
soltanto quando per il governo si è aperta la prospettiva di superare
l'estate: deregolamentare il sistema elettrico e promuovere una
liberalizzazione vera è un'operazione complessa, che non si può fare
con una sola mossa, con una sola legge.
D. Autorità indipendenti, liberalizzazione: i burocrati dello stato
perderanno un pezzetto del loro potere.
R. Altro che pezzetto! perdono molto potere.
D. E questa perdita non ha provocato resistenze, anche in Parlamento?
R. Io posso dire questo: ho seguito personalmente il problema delle
autorità dal primo all'ultimo minuto. Non vi è stato alcun funzionario
del ministero dell'Industria che abbia potuto influire. I documenti li
ho scritti io.
D. Con tante spiegazioni garbate l'unico imputato rimasto sembera
Rifondazione Comunista. ma siamo sinceri: non può aver provocato da
sola tutto questo trambusto.
R. per carità! Alla Camera, l'ostruzionismo di Rifondazione ha avuto
successo anche perchè spesso è mancato il numero legale. Ma è
altrettanto vero che quando si capì che bloccando la legge sulle
autorità di controllo si sarebbero pregiudicate le privatizzazioni vi
fu un atteggiamento responsabile di tutti i gruppi parlamentari. Ora,
poi, attraverso l'intervento del presidente del Consiglio Lamberto
Dini abbiamo ampiamente chiarito anche come vendere, quando vendere e
con quali modalità. La via delle privatizzazioni sarà graduale. Non
abbiamo ragionato in modo frettoloso, con l'unico intento di incassare
nuove risorse. Si procederà alla privatizzazione con cautela,
nell'arco di due o tre anni: in questo periodo lo Stato manterrà il
controllo delle società, matureranno nuovi strumenti finanziari che
consnetiranno un'ampia diffusione dell'azionariato, e gli stessi
soggetti regolatori, le stesse autorità, saranno in grado di lavorare
a pieno regime. Solo quando tutte queste condizioni saranno
soddisfatte si potrà procedere al passo fondamentale: la cessione del
potere di controllo sulle società. E tutto questo sarà fatto in
rapporto stretto con il Parlamento.
D. basta dunque che il governo parli di "tempi medi" per le
privatizzazioni e d'incanto i problemi si affievoliscono...
R. credo che su scelte di tale misura fosse comunque necessario
raccogliere il più ampio consnenso possibile. da qui la pazienza e la
caparbietà per fare inmodo che la maggioranza parlamentare non fosse
risicata. Da qui la concertazione continua con tutti i gruppi
parlamentari.
D. Riecco la tela di Penelope.
R. Qualcuno ogni tanto ha tagliato i fili, è vero, ma il processo è
proseguito. Come dimostrano l'accoglienza riservata al discorso sulle
privatizzazioni di Dini e il sì unanime del sindacato. Sull'unità
dell'ente elettrico, per esempio, ho sempre riscontrato un consenso
larghissimo da parte dei gruppi parlamentari. Certo, ci sono stati dei
distinguo, problemi e polemiche sollevati da singoli parlamentari. Ma
questo non cambia la vastità del consenso che ho potuto verificare su
questo come su un altro aspetto: la privatizzazione non deve mettere
in dubbio la scelta di mantenere un servizio universale, cioè di
riconoscere ai cittadini il diritto di avere libero accesso
all'energia elettrica, e la scelta di offrire il servizio alle stesse
condizioni in tutta Italia.