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Conferenza Movimento club Pannella
Depetro Alessandro - 18 ottobre 1995
Vendita di Enel e Stet / La lunga marcia delle authority

CHI VA PIANO PRIVATIZZA SANO

Ostruzionismo di Rifondazione, un partito trasversale tra i

burocrati... Il ministro dell'Industria racconta chi si oppone. E

spiega la sua strategia.

(intervista con Alberto Clò di Roberto Seghetti - tratta da Panorama

del 12/10/95)

"La tela di Penelope": il ministro dell'industria Alberto Clò, usa

un'immagine omerica per raccontare gli sforzi compiuti nella

tormentata discussione parlamentare sulle authority, le agenzie di

vigilanza che dovranno controllare l'Enel e la Stet privatizzati. Da

mesi il provvedimento rimbalza fra Senato e camera passando con

votazioni plebiscitarie ma incontrando subito dopo ostacoli a non

finire.- L'esercizio della pazienza e della cparbietà è diventato un

appuntamento quotidiano per Clò, costretto a ritessere mille volte la

stessa trama pur di conquistare un vasto consenso sulla vendita dei

giganti dell'elettricità e delle telecomunicazioni.

D. Come si spiegano le difficoltà incontrate finora: chi pigia sul

pedale del freno?

R. Credo che all'inizio abbia giocato un ruolo importante il timore di

permettere, con l'approvazione della legge sulle authority, una

privatizzazione al buio dell'Enel e della Stet: cioè la paura di

consentire al governo un'operazione così importante senza che fossero

chiare le linee da seguire.

D. Però al senato, in marzo, la legge passò in fretta,

all'unanimità...

R. Questo fu possibile perchè nei due mesi precedenti il governo aveva

apportato alcune modifiche al testo originario del senatore Filippo

Cavazzutti, e perchè al dibattito si arrivò dopo un negoziato serrato

con i gruppi parlamentari.

D. Umberto Carpi, presidente della commissione Industria al senato ed

ex di Rifondazione, ricorda che all'inizio Fausto Bertinotti,

interpellato su che fare disse: "vedi tu, tanto sono problemi

tecnici". Tutto fila liscio solo fino a quando la discussione rimane

tecnica?

R. Anche in marzo furono discussi, in Senato, numerosi emendamenti.

però fu un lavoro sereno. Alla camera invece il cammino del

provvedimento è stato rallentato prima da problemi oggettivi, come la

pausa per le elezioni amministrative e l'impegno dei deputati per

varare la riforma delle pensioni, poi da ben altre difficoltà:

l'ostruzionismo di Rifondazione comunista e i dubbi sul disegno

complessivo delle privatizzazioni.

D. Alessandro Rubino, di Forza Italia, presidente della commissione

Attività produttive della Camera, parla della nascita di un partito

trasversale contro le privatizzazioni, con Rifondazione An e altri.

R. le preoccupazioni, condivise da molti parlamentari, riguardavano il

percorso: quando vendere, come vendere, a chi vendere. Sono scelte

fondamentali.

D. Insomma, hanno frenato gli oppositori delle privatizzazioni ma

anche i parlamentari che volevano solo capire come sarebbero stati

venduti Enel, Stet ed Eni?

R. Credo proprio di sì. E in fondo quella di capire mi sembra una

preoccupazione anche legittima. Bisogna ricordare che quando il

governo ha cominciato a lavorare su questi temi aveva la prospettiva

di restare al suo posto appena qualche mese. Sarebbe stato velleitario

pensare di poter definire contemporaneamente l'assetto delle authority

e quello dei due settori in via di privatizzazione, energia elettrica

e telecomunicazioni. Questo secondo capitolo si è potuto affronatre

soltanto quando per il governo si è aperta la prospettiva di superare

l'estate: deregolamentare il sistema elettrico e promuovere una

liberalizzazione vera è un'operazione complessa, che non si può fare

con una sola mossa, con una sola legge.

D. Autorità indipendenti, liberalizzazione: i burocrati dello stato

perderanno un pezzetto del loro potere.

R. Altro che pezzetto! perdono molto potere.

D. E questa perdita non ha provocato resistenze, anche in Parlamento?

R. Io posso dire questo: ho seguito personalmente il problema delle

autorità dal primo all'ultimo minuto. Non vi è stato alcun funzionario

del ministero dell'Industria che abbia potuto influire. I documenti li

ho scritti io.

D. Con tante spiegazioni garbate l'unico imputato rimasto sembera

Rifondazione Comunista. ma siamo sinceri: non può aver provocato da

sola tutto questo trambusto.

R. per carità! Alla Camera, l'ostruzionismo di Rifondazione ha avuto

successo anche perchè spesso è mancato il numero legale. Ma è

altrettanto vero che quando si capì che bloccando la legge sulle

autorità di controllo si sarebbero pregiudicate le privatizzazioni vi

fu un atteggiamento responsabile di tutti i gruppi parlamentari. Ora,

poi, attraverso l'intervento del presidente del Consiglio Lamberto

Dini abbiamo ampiamente chiarito anche come vendere, quando vendere e

con quali modalità. La via delle privatizzazioni sarà graduale. Non

abbiamo ragionato in modo frettoloso, con l'unico intento di incassare

nuove risorse. Si procederà alla privatizzazione con cautela,

nell'arco di due o tre anni: in questo periodo lo Stato manterrà il

controllo delle società, matureranno nuovi strumenti finanziari che

consnetiranno un'ampia diffusione dell'azionariato, e gli stessi

soggetti regolatori, le stesse autorità, saranno in grado di lavorare

a pieno regime. Solo quando tutte queste condizioni saranno

soddisfatte si potrà procedere al passo fondamentale: la cessione del

potere di controllo sulle società. E tutto questo sarà fatto in

rapporto stretto con il Parlamento.

D. basta dunque che il governo parli di "tempi medi" per le

privatizzazioni e d'incanto i problemi si affievoliscono...

R. credo che su scelte di tale misura fosse comunque necessario

raccogliere il più ampio consnenso possibile. da qui la pazienza e la

caparbietà per fare inmodo che la maggioranza parlamentare non fosse

risicata. Da qui la concertazione continua con tutti i gruppi

parlamentari.

D. Riecco la tela di Penelope.

R. Qualcuno ogni tanto ha tagliato i fili, è vero, ma il processo è

proseguito. Come dimostrano l'accoglienza riservata al discorso sulle

privatizzazioni di Dini e il sì unanime del sindacato. Sull'unità

dell'ente elettrico, per esempio, ho sempre riscontrato un consenso

larghissimo da parte dei gruppi parlamentari. Certo, ci sono stati dei

distinguo, problemi e polemiche sollevati da singoli parlamentari. Ma

questo non cambia la vastità del consenso che ho potuto verificare su

questo come su un altro aspetto: la privatizzazione non deve mettere

in dubbio la scelta di mantenere un servizio universale, cioè di

riconoscere ai cittadini il diritto di avere libero accesso

all'energia elettrica, e la scelta di offrire il servizio alle stesse

condizioni in tutta Italia.

 
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