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Conferenza Movimento club Pannella
Partito Radicale Benedetto - 19 ottobre 1995
Articolo apparso su L'opinione di oggi

LIBERISMO DEL MIO STIVALE

Il polverone sollevato nelle ultime settimane dalla vicenda dei telefonini europei (GSM) è l'ennesima e un po' malinconica dimostrazione dell'incapacità dell'economia italiana (come per altro della politica) di intraprendere un percorso radicalmente riformatore e "modernizzatore", di abbondare cioé le rassicuranti braccia della mediazione statalista e consociativa per intraprendere con risolutezza la via della competizione liberale, della concorrenza regolamentata ma, all'occorrenza, feroce.

La vicenda era partita male, con una decisione dell'ultimora di un governo Ciampi ormai di fatto esautorato, è proseguita peggio con l'imposizione al consorzio privato Omnitel-Pronto Italia (Olivetti) di un canone di accesso di 750 miliardi che ha scatenato le ire del Commissario UE per la concorrenza Van Miert, il quale ha evidenziato quanto questa tassa penalizzi in modo del tutto ingiustificato il nuovo gestore, privato, rispetto al vecchio, pubblico. Già Amato, deus ex machina del nostrano antitrust, aveva sottolineato l'incongruenza determinatasi con la partenza anticipata della pubblica TIM (Telecom Italia Mobile, Stet), che ha creato un vantaggio difficilmente recuperabile.

A tutto questo, però, si aggiunge una vera beffa per gli utenti: le tariffe prennunciate dalla Omnitel sono esattamente quelle oggi in vigore per i servizi TIM, cioè Telecom, cioè Sip; unica novità una fascia tariffaria intermedia tra la "family" e la "businnes", davvero pochino per chi si aspettava il dispiegari immediato ed efficace degli effetti della concorrenza. Insomma, cosa importa ai consumatori di avere due gestori anzichè uno se poi la concorrenza è giocata non sulle tariffe ma su campagne pubblicitarie e promozionali faraoniche, i cui costi sono magari già stati scontati nelle tariffe stesse? O qualcuno è disposto a sostenere che, al riparo dalla guerra delle tariffe, le due aziende innescheranno un duello all'utlimo sangue sulla "qualità del servizio"?

A questo punto, delle due l'una: o i nostri "duellanti" gettano fumo negli per nascondere accordi di cartello, poco importa se espliciti o no, oppure le tariffe TIM sono già "al limite" e rese possibili dai profitti ancora garantiti alla Telecom in regime di monopolio sulla telefonia tradizionale e sul cellulare Tacs, quello "italiano"; monopolio che fino ad ora non è stato messo seriamente in discussione.

In ogni caso la strutturale sproporzione delle forze in campo non lascia intravedere reali spazi competitivi neppure per il futuro. Tanto più che il governo non sembra in grado di esercitare alcuna capacità di controllo ed indirizzo rispetto al tumultuoso sviluppo delle telecomunicazioni e anche il progetto Gambino -che è comunque solo un progetto- non indica con chiarezza il percorso della liberalizzazione, in termini di certezza dei tempi e del quadro normativo, scoraggiando gli investimenti.

Capitalismo da operetta, liberismo dei miei stivali: questo sembra essere il destino dell'economia del nostro paese. Tra insider trading, voragini nei bilanci che ""sfuggono" ai certificatori, golden share e finte privatizzazioni delle banche, fusioni concordate e contrattate nei salotti (più o meno buoni) alle spalle dei risparmiatori, l'incapacità a modernizzare il nostro sistema produttivo e finanziario sembra insuperabile.

 
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