"TUTTI SI RIVOLGEVANO A ME POI IO FIRMAVO..."
di Giovanni Maria Bellu
Invalidopoli non colpirà il cuore dello Stato. In ogni caso non lo colpirà per causa dell'ex ministro socialdemocratico Carlo Vizzini. "Non lancio avvertimenti, non voglio vendette", assicura. E chi non credesse alla sua parola, dovrebbe solo guardarlo questo ex enfant prodige della socialdemocrazia italiana, deputato a 29 anni e poi per sei legislature, ministro a 37. Del Vizzini dinamico, pimpante e cordialone degli anni d'oro resta qualche vaga traccia nell'eloquio a tratti ancora torrenziale. Per il resto c'è un uomo stanco, che ricorda con struggente nostalgia il tempo del potere, il suo impegno a favore dell'ingresso del Pds, ora ingrato, nell'Internazionale socialista, i suoi 43.000 voti di preferenza ("certo non avevo bisogno di far assumere falsi invalidi per essere eletto"). Un uomo che ha perso tutto, anche molti chili, fuorché l'onore. E che ora avverte in pericolo pure quello. E sbotta: "Non voglio diventare il De Lorenzo di Invalidopoli". Siamo nello studio del legale di Vizzini, Carlo Taormina
, a due passi dal vecchio palazzo di giustizia, il Palazzaccio. E' stato proprio il penalista-samurai a suscitare l'attesa per un Vizzini giustiziere, pronto a fare "tutti i nomi" dei "raccomandanti": anche di "autorità istituzionali". Frase che, nell'Italia dei veleni e dei Mancuso, ha indotto più d'uno a levare lo sguardo verso il Quirinale. Invece no.
Onorevole Vizzini, intende accusare Scalfaro?
"Intanto se devo fare dei nomi li faccio al giudice. Comunque il nome di Scalfaro non è nella mia memoria. Non voglio essere strumentalizzato per quello che sembra essere diventato uno sport nazionale".
A che allude?
"Alla tendenza a mettere assieme vicende diverse, confonderle, nella speranza che possano influenzarsi tra loro. Anche quella dei falsi invalidi, con la quale non c'entro nulla"
Proprio nulla?
"Esattamente. Pensi che hanno detto che c'è una top model falsa invalida che è figlia di un mio autista. Di un "autista di Vizzini" hanno detto. bene. Io dall'83 al '93 non ho mai usato l'auto di servizio perché ero sottoposto a vigilanza. I miei "autisti" erano agenti della polizia di Stato, età massima 27 anni. Se uno di 27 anni ha una figlia di 20, merita certo di finire sui giornali, ma non per invalidopoli. Si nasconde il fatto che io in questa vicenda sono parte lesa. Il reato ipotizzato per gli indagati, falso per induzione, lo conferma.La persona "indotta" suo malgrado a compiere il falso sono stato proprio io".
Lei firmava il materiale prodotto dagli uffici, intende dire questo?
"Si dico questo. Ma c'è dell'altro. Sto esaminando, coi carabinieri, centinaia di pratiche. Mi vengono sottoposti i documenti con la mia sigla per il riconoscimento. Non è facile, ci vuole del tempo. Bene: su circa cinquecento pratiche, in una cinquantina di casi ho riscontrato che la mia sigla era falsa"
Un complotto?
"No. Sia chiaro. Non mi piacciono i politici che parlano di complotti. Voglio che l'inchiesta su falsi invalidi vada avanti, è sacrosanta. Ma non posso sopportare che all'Italia venga comunicata la sensazione che è esistito solo il ministero delle Peste e che in quel ministero è passato solo Vizzini.E che per il resto si facciano indagini amministrative. Non ci si rende conto che con quelle indagini, al di là dei comitati di galantuomini nominati dal ministro Frattini, si mettono i potenziali inquisiti a fare gli inquisitori? A dover fornire le pratiche sono i dirigenti delle amministrazioni. Frattini stesso ha detto di aver trovato "resistenze" negli apparati. Mi domando se quella frase, da sola, non sia una notizia di reato".
Ma lei in concreto cosa faceva?
"Ricevevo delle segnalazioni, le trasferivo alla mia segreteria e non me ne occupavo più finche non mi tornavano i fogli con cui disponevo le assunzioni. Ne ho firmati migliaia, il doppio di quelle andate in porto. Molte pratiche, infatti, si perdevano per strada per vari motivi".
Ma le segnalazioni da chi arrivavano?
"Me l'hanno già chiesto i carabinieri. Ho risposto che ne ricevevo a migliaia.
E quando dico che erano migliaia dico che le mandavano tutti: dall'ultimo cittadino diseredato a rappresentanti di istituzioni locali, da dirigenti di forze politiche ad autorità dello Stato, a sindacalisti".
E lei?
"Io le trasmettevo alla segreteria. Sono certo che queste persone che mi mandavano le segnalazioni non abbiano commesso alcun reato. Farebbero bene a dirlo pubblicamente. Cosa c'è da vergognarsi? Forse che i portaborse istituiti per legge sono degli scienziati nucleari? Sono delle persone che si occupano delle faccende del collegio elettorale".
Una pratica normale, dunque?
"Non credo che esista un solo deputato, a parte forse Marco Pannella, che non abbia inviato una segnalazione, magari dicendo che si trattava di un caso umano degno di particolare attenzione. Sa cosa le dico? Che se io fossi stato il giudice e avessi sentito uno nella mia posizione sostenere di non aver mai ricevuto segnalazioni l'avrei arrestato subito".