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Partito Radicale Sergio - 27 ottobre 1995
MARCO PANNELLA SU PIERPAOLO PASOLINI (scritto il 27 ottobre 1995).

TESTO SCRITTO DA MARCO PANNELLA PER IL SETTIMANALE 'DONNA MODERNA' N. 45 IN EDICOLA IL 9 NOVEMBRE CHE SI OCCUPERA', CON UNA SERIE DI INTERVENTI, DEL RICORDO DI PIERPAOLO PASOLINI.

"Pierpaolo Pasolini ha trovato in morte quel che di già lo aveva straziato in vita: la violenza del sequestro della sua immagine, della sua falsificazione.

La vendetta è atroce, da Enciclopedia Sovietica. Basterebbe voler saper leggere 'Scritti corsari' e 'Pagine luterane' e le cronache della sua vita, sui giornali dell'epoca, a cominciare dall''Unità' e da 'Paese Sera'. Soggetti per una bella tesi di laurea. Due verità continuano ad essere seppellite, dai dotti imbecilli e dai funzionari della revisione ideologica e della pulizia etnica della storia e della verità. Una è quella del suo costante rapporto di amore e di impegno con noi del Partito Radicale; l'altra quella della sua esistenza politica e civile permessa, esaltata, difesa, resa italiana, nazionale da 'Il Corriere della Sera' di Piero Ottone, i Crespi, l'istituzione borghese e liberale; con la riprova dovuta all'intelligenza de 'Il Mondo' di Mario Pendinelli e del suo editore Angelo Rizzoli.

Provvederemo tra breve a investire la magistratura delle falsificazioni (che oltrepassano il limite della volgarità per divenire tragicamente ridicole) sparate contro Pasolini e contro di noi da quello che dovrebbe invece rappresentare il suo mausoleo, il libro di Barth David Schwartz 'Pasolini Requiem'.

Pierpaolo Pasolini sin dal 1963 accettò di intervenire con una sua dichiarazione di voto, su un nostro opuscolo dal titolo: 'Il voto radicale'. Dalle colonne de 'Il Tempo', pochi anni dopo, segnalando il rischio di scomparsa della nostra "Agenzia Radicale", scriveva che se questo fosse accaduto gli sarebbero ulteriormente venute meno le già poche ragioni di vita in Italia. Nel 1973 indicò in poche mie paginette di introduzione ad un libro di Andrea Valcarenghi ('Underground a pugno chiuso' n.d.d.) un 'evento' essenziale per conoscere la realtà liberale e quella della contestazione degli anni sessanta e settanta. Da quel momento, come 'Scritti corsari' e 'Pagine Luterane' documentano, anche se in modo non completo, la 'com-passione' nostra e di Pasolini s'eresse in una pressochè quotidiana sua militanza per noi, con noi.

Egli scrisse, a poche ore dalla sua morte (sfigurata, per difenderne la rispettabilità dai buonisti e dai perbenisti, dai filistei e dai soli potenti che lo potevano) d'essere 'un intellettuale marxista che vota comunista'. Ma lo scrisse quando il Partito Radicale mai si era ancora presentato ad elezioni politiche, nelle stesse pagine nelle quali indica negli intellettuali di sinistra, del PCI, il pericolo mortale per il movimento dei diritti civili, libertario, referendario, radicale, che ci esortava a difendere in ogni modo, del quale si sentiva appassionato anche singolare partecipe, amico.

Sono loro, proprio loro, a vendicarsi sul suo cadavere, che hanno continuato e continuano a sfregiare. Come la storia di quegli anni e di quei decenni. Con 'storie' non a caso cassate d'imperio di 'sinistra': ad esempio il 'caso Braibanti' o le 'direzioni responsabili' con noi assicurate (e con relativi processi) per consentire la pubblicazione di una miriade di fogli 'rivoluzionari' e della 'contestazione', dai quali Pierpaolo, e noi con lui, traevamo poco meno che nausea e ribrezzo.

Quel che di Pasolini occorre rendere vivo è quel che è stato giustiziato. Ed è molto. Dagli 'amici' e dai 'compagni' in primissimo luogo, con il loro sequestro di cadavere. Se lo tengano.

Tanto Pasolini è infinitamente piu' vivo di loro".

Marco Pannella.

 
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