"SILVIO, SEI NELLE SABBIE MOBILI"
Pannella: vinci se resti solo. Non aver paura di perdere un Casini qualsiasi
di Gian Antonio Stella
Se Berlusconi e Scalfaro sono superstiziosi corrano a toccare un curnaciello e curallo. Marco Pannella, l'Oracolo di Teramo, forte di una consolidata fama di profeta (raramente ascoltato) vede per quelli che considera i suoi grandi amici, disgraziatamente sordi ai suoi consigli, un futuro gramo: "Berlusconi rischia di fare la fine di Maxwell e di essere inghiottito dalla palude della politica senza ideali, Scalfaro di fare la fine di Re Lear, che a un certo punto, chiuso nel suo Palazzo, vedeva muovere contro di sé anche la foresta di Sherwood e si confidava, coincidenza, solo con la figlia..."
Quattordici chili ha perso, il leader radicale, per richiamare l'attenzione sui referendum. Tanto che non può più mettere gli amati doppipetti perché ci sguazzerebbe come Fassino in un pastrano di Boso. Quella che non ha perso è la voglia di polemizzare:
"Complessivamente sono state coinvolte in questo sciopero della fame 250 persone e sui giornali cosa c'è? Il deputato che dà un calcio a Sgarbi, l'altro che bacia Scalfaro... E su di noi, niente. Siamo alla terza campagna referendaria, abbiamo faticosamente raccolto centomila firme e ci sono esponenti dello stato che ancora non sanno neppure che i referendum sono venti."
E se fosse anche colpa vostra? Se fossero troppi?
"Troppi? Cambierebbero faccia all'Italia. I Romiti, gli Abete, il Corriere parlano e parlano della necessità di avere un sistema delle alternanze. Ma senza i referendum non si farebbe nulla. E i loro resterebbero piagnistei di incapaci, irresponsabili e prefiche. Se non avessero concorso a far fallire due campagne referendarie, con l'abolizione della quota proporzionale in primavera saremmo già al sistema americano".
Se si punta su una ballerina forse non è utile buttarla sul palcoscenico in mezzo ad altre venti...
"Non la seguo nella sua metafora. Questi referendum sono un programma di governo. Berlusconi potrebbe aggiungere altri trenta punti e avrebbe già il programma liberale, liberista e libertario fatto. E finalmente tornerebbe a vincere".
Lui dice che non ha mai smesso, che ha vinto tutto.
"E' passato da una sconfitta all'altra. Da subito. Dopo il 27 marzo gli ho detto: devi fare un governo stupendo, coi meglio che ci sono, da Martino a Ronchey a Cacciari. Poi vai alla Camera, ti fai battere e torni alle urne. Niente. Ci ha messo 47 giorni, ha ceduto alla Lega...".
Pare arrabbiato con lei, dice che non le va bene niente.
"Lo so, perché ho detto che ha sbagliato tutto e se continua così, bersaglio com'è di odio e di intolleranza, rischia di fare una brutta fine come Maxwell".
Magari se ascoltasse i suoi consigli calerebbe del 3%...
"Lo hanno detto e pensato molti altri prima di lui. Da Craxi a Occhetto ad Andreotti, a qualche centinaio di ministri, capi partito...Oggi loro sono tutti dove sono e noi intanto qualche battaglia continuiamo a vincerla".
Ha rimproverato il suo amico Silvio perfino di aver fatto una scelta netta sulla sfiducia...
"No, lì ha fatto bene! Ma quando Bertinottti è passato dall'altra parte lui doveva alzarsi e dire: bene, visto che adesso è tutto chiaro... Che senso c'era a farsi battere?"
Voleva marcare di essere all'opposizione.
"Ma in quel momento era già. Il fatto è che quando le cose si fanno tardi e male poi hanno un senso diverso. Abbandonare in massa il Parlamento oggi, per capirci, non avrebbe senso. E poi, scusi: prima ti fai battere per mostrare che sei all'opposizione e poi forse voti la finanziaria?".
Il 1· gennaio cosa succede?
" Il problema non é Dini si dimetta. Lo farà di sicuro. Ma poi? Se il capo dello Stato gli respinge le dimissioni? Se lo rimanda alla Camera e quello si riguadagna la fiducia?". Pentito di essere stato il grande elettore di Scalfaro.
"Niente affatto. Le alternative erano Andreotti o Forlani o Craxi. Scalfaro era allora un politico misconosciuto. Fuori dalle clientele. E oggi è il professionista nettamente più bravo su piazza. Purtroppo si è convinto della necessità di scendere nella mischia. Una cosa che il deputato Scalfaro non avrebbe mai approvato".
Berlusconi, con grande riluttanza, ammette infatti la possibilità "subordinatissima" di un governo istituzionale.
"Il mio amico Berlusconi sta cadendo nelle sabbie mobili della politica italiana: l'assenza di convinzioni. Nessuno crede davvero in quello che fa. Forse Bertinotti, ma sono convinzioni nobilmente paleo-comuniste. Gli altri, i D'Alema, i Segnetti, i Casinucci, credono solo nel potere. Berlusconi rappresentava un accidente fortunato nella storia. Però..."
Se continua così lei andrà alle elezioni per proprio conto come a Napoli?
"Beh, lì per la verità il Polo ha perso dopo 49 anni un collegio di destra. Io da solo ho preso il 17 per cento e tutto il Polo nemmeno il doppio. Se proprio qualcuno ci tiene a riprovarci... Io spero di guadagnare in questo periodo la forza per imporre le alleanze".
E se invece nel rapporto con Berlusconi la spunta Buttiglione?
"Ma no... Non conta niente. Nella politica italiana contano D'Alema, Scalfaro, Berlusconi e Fini. Il quale però è oggi nelle condizioni di D'Alema. Non ha fatto lo strappo fino in fondo e sta venendo fuori il suo Dna. Voleva diventare uno dei possibili presidenti dell'alternativa liberale. Forse presidente lo diventerà. Liberale mai".
Ma cosa dovrebbe fare il suo amico Silvio?
"Far da solo. Avere meno incertezze. Lui ha vinto perché era solo. E da solo vincerebbe di nuovo. Adesso invece ha sempre paura di perdere qualcosa: un casini, una rete, un milioncino...E così va a perdere tutto.".