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Conferenza Movimento club Pannella
Palumbo Stefano - 30 ottobre 1995
L'OPINIONE, SABATO 28 OTTOBRE 1995
pagina 5

PANNELLA: "BERLUSCONI SCELGA IL SUO GOVERNO OMBRA"

Dopo la fiducia della Camera a Dini, arriva l'assalto del leader dei Riformatori.

E MARCO POLO DISSE: ADESSO O MAI PIU'

"Silvio faccia il governo ombra, escluda l'80 per cento dei suoi vassalli, pronti a pugnalare il sovrano. Gli Italiani l'hanno scelto quando era 'solo' ma capace di proporre la riforma liberale e liberista dello Stato"

di Paolo De Blasi

Il naso in Transatlantico non l'ha neppure messo, ma c'è chi giura che la sconfitta del Polo l'avesse annusata e annunciata.

Adesso Marco se ne sta a casa e digiuna per i suoi referendum, mentre nel centro-destra dopo il 17% pannelliano di Napoli si fa largo il sospetto: "Quello il digiuno di voti ce lo fa fare a noi". Intervista a un impietoso Pannella, che non lo dice per signorilità ma da tutti i pori sprizza lo stesso messaggio: se non fa l'opposizione come dico io, Berlusconi è già bollito.

D - C'è chi giura che ormai il Polo deve scegliere fra opposizione e governo di larga intesa, fra linea Pannella e linea Mastella.

PANNELLA - Berlusconi deve comprendere che anche in politica senza rischio d'impresa non c'è impresa possibile, se non quella assistita e corruttrice dalla quale egli si è sempre sentito lontano. Deve ricordarsi che ha vinto quand'era un uomo solo che si è rivolto con idee liberali, liberiste e libertarie all'intero Paese, mentre ormai non volendo rischiare di perdere nemmeno l'ultimo dei partitini si è ridotto a promettere mari e monti a tutti i piccoli partitocrati che non trovano posto e posti dall'altra parte. Questi sono i suoi tristi e inutili averi: zavorra.

D - Consigli per gli acquisti?

PANNELLA - Nessuno. Sia quello che è stato e smetta di ricordarlo come un esorcismo solo quando è in difficoltà: "Io ho fatto questo, io ho fatto quello". Lo faccia. Quando si è forti, "larghe unità" o "opposizioni determinate" si scelgono secondo il criterio di opportunità. Se non si è forti si fa ciò che si è fatto in questo ultimo anno: blaterare e perdere. Faccia il governo-ombra, ne escluda l'8'% di quelli che credeva suoi "collaboratori", valvassori e valvassini pronti a pugnalare il sovrano quando un altro più conveniente spunta all'orizzonte. Vedrà che gli italiani torneranno a scegliere lui "solo", anziché l'ammucchiatella degli altri.

D - Dica la verità: lei infierisce perché il Polo ieri ha perso.

PANNELLA - Io infierisco? E la Fininvest che è peggio della Rai Tv sui nostri referendum e sulla stessa nostra esistenza? E quel che è successo a Napoli? E centomila cittadini che hanno già apposto due milioni di firme autenticate sui venti referendum liberali, liberisti, per lo Stato di Diritto, sulla magistratura, sulla riforma elettorale? Ha visto una sola firma di Silvio Berlusconi mentre la campagna di disinformazione è più forte che mai e vi sono senatori, deputati, militanti della libertà e del diritto in digiuno ormai da settimane? Il tutto mentre si chiede inutilmente al presidente della Repubblica di affermare solennemente il rispetto delle regole vigenti piuttosto che perdere tempo a imporne di "nuove", visto che il regime teme più ancora l'esercizio del diritto ai referendum che quello di voto alle elezioni? Ecco quel che io continuo a suggerire e proporre a Silvio Berlusconi. Ma infierisco se a questo punto devo ricordare innanzitutto a me stesso che queste cose ho il dovere di proporle a tutti,

a destra, a sinistra e al centro?

D - E se il partito dei giudici facesse fuori Berlusconi da leader candidato a Palazzo Chigi?

PANNELLA - Ben prima della sua discesa in politica avevo detto e scritto all'imprenditore e amico Berlusconi di stare attento a non finire come Maxwell. Ritengo Berlusconi anche un perseguitato politico ed una possibile vittima della giustizia ingiusta, della violenza faziosa di una sinistra sociologica, trasformista, con tradizioni e riflessi attuali di feroce pulizia etnica, crispina e magari anche pre-mussoliniana. Il movimento dei club Pannella-Riformatori non ha difeso a suo tempo né Tortora né Negri, per parlare dell'ottimo e del pessimo, per accordi bilaterali o in base ai loro comportamenti . Figurarsi con Silvio Berlusconi al quale l'Italia e i democratici riforosi devono la sconfitta della più poderosa armata di potere e di regime, che nel marzo '94 riteneva di avere di già riportato la sua vittoria storica. Però mi chiedo un po' angosciato: come potrà mai difendersi uno che non ha ancora firmato i referendum sulla giustizia.

D - A proposito, cosa ne pensa di Mancuso e del suo conflitto dinnanzi alla Consulta?

PANNELLA - Mancuso è uno splendido esemplare di quella generazione di magistrati che per trent'anni hanno sempre creduto più all'ordine che alla giustizia. Ma armato dei ferri del mestiere sa operare contro l'ordine e in difesa del diritto, e lo ha saputo dimostrare magnificamente.

D - Alla fine lei starà nel Polo o no, visto che è riuscito a farlo perdere anche a Napoli?

PANNELLA - Il Polo a Napoli ha fato ciò che i progressisti hanno fatto a Roma nel '94. Allora io avrei battuto Fini: le ricordo che ero candidato contro di lui a Prati, ed ero certo più forte di Rutelli nell'elettorato di destra romano. Ma la sinistra e il centro mi spararono contro due candidati, preferirono l'elezione di Fini alla mia, a loro era più funzionale. Invece questa volta a Napoli, come i risultati ampiamente dimostrano, avrei battuto il candidato progressista. E proprio nel momento in cui Mastella, Fini, Buttiglione temono come la peste un ritorno di Berlusconi alle posizioni di intransigente alternativa liberista ed antipartitocratica al regime.

D - Un complotto ai suoi danni, insomma.

PANNELLA - Macché complotto. Semplicemente a mia candidatura annunciata da tre mesi e con la mia "napoletanità" politica assolutamente indiscussa, il Polo mi ha sparato addosso all'ultimo momento il suo candidato. Senza neppure una telefonata, una risposta alla mia decisione di candidatura comunicata sin dal 21 luglio a Berlusconi. La verità è che l'establishment napoletano mi ha voluto opporre due candidati-fotocopie, uno targato Ulivo e l'altro Polo. E quando dico establishment parlo di quello che ha sempre avuto come perno il Pci, nei suoi momenti di massima voracità, Valenzi all'epoca dei fondi per il terremoto e Bassolino ora, alla vigilia della spartizione del danaro ricavabile dalla ristrutturazione di Bagnoli. Ecco un bell'esempio di ciò che combatte anche a livello nazionale: l'unità mastelliana, consociativa, assistenzialista di D'Alema, Dini e... Berlusconi e Fini?

D - Senta, io vorrei sapere una cosa semplice, semplicissima. Ma lei sarà col Polo o no?

PANNELLA - Dal febbraio del '94 ho costantemente ricercato un'alleanza con Berlusconi e finché c'è stato o finché è stato suo - con il suo Polo. Alle elezioni del 27 marzo non fu possibile, presentammo ovunque candidati della Lista Pannella. Al sud fummo contrapposti, e i progressisti resi gonzi dalla vittoria ritenuta certa rifiutarono il nostro sostegno ai loro candidati, che si scontravano con vecchi esponenti dell'MSI. Nel centro Martinazzoli, Segni, Amato e Zanone rifiutarono la mia proposta di lista comune, opposta al Polo del Buongoverno. Al nord Berlusconi, nonostante questa nostra posizione ufficiale, decise di dirottare "gratuitamente" in sei collegi il voto dell'intero Polo sui nostri candidati, a riprova della tolleranza profonda di questo Bau-Bau autoritario inventato dalla sinistra italiana. Comunque noi raccogliemmo circa il 4% dei voti e in quella campagna elettorale Berlusconi annunciò a più riprese la sua ferma intenzione di estendere a noi la maggioranza fino a dichiarare che sarei stato u

n ottimo Ministro degli Esteri.

D - Senta, lei continua a non rispondere, a parlare del passato, a sfuggire dalla questione centrale, cioè se lei è Polo o non Polo o Marco Polo.

PANNELLA - Ma se non conosce il passato come pretende di capire il futuro? E' bene che lei sappia, perché i guai cominciarono subito. Suggerii di fare un governo esemplare, di presentarsi alle Camere senza ministri della lega, se necessario di farsi bocciare e di imporre così nuove elezioni a giugno, in coincidenza con le europee. Dissi anche che Scalfaro avrebbe compreso l'opportunità di questa chiarificazione, con un governo davvero di legislatura. Invece ci fu l'elezione della Pivetti, quaranta giorni di trattative logoranti, un governicchio ed un programma asfittici, le pastasciutte di Arcore con Bossi fino allo scontro sulla finanziaria dove fu costretto a migliorare la politica di riforma ed il ribaltone come ovvia conseguenza. Allora consigliai a Berlusconi le dimissioni di tutti i deputati del Polo per imporre a Scalfaro elezioni immediate, poi di sostenere Dini (candidato da lui a Palazzo Chigi) per vincolarlo alle dimissioni a fine marzo, poi per sei mesi lo scongiurai di tenersi fuori dalla logor

ante compagnia con l'autore del ribaltone Buttiglione e con Mastella, poi son tornato all'assalto co l'idea di formare un governo ombra, poi ho proposto i referendum anche come tradizionale strumento vincente in vista delle elezioni...cosa ho visto? Niente, nada, nisba, nihi, non so, devo essere più chiaro?

D - No, per carità. Ma se Berlusconi non la vuole ascoltare è possibile che ai vertici del Polo tutti facciano orecchie da mercante?

PANNELLA - Sono andato ad alcuni vertici, elogiatissimo in primo luogo proprio dai vari Letta, per la mia correttezza e moderazione. Ogni volta Berlusconi mi dava ragione salvo poi lasciar fare il contrario. Ho sempre cercato l'alleanza con lui e l'impiego della sola arma vincente che aveva la Grande Riforma liberale, liberista, libertaria dello Stato. Anche adesso e solo in parte, e solo male, mi ha ascoltato. Con oltre sei mesi di ritardo, ed ecco i risultati.

D - Se è così deluso perché non si unisce a quanti propongono la leadership Cossiga?

PANNELLA - Perché quando la lotta diventa oligarchica i nostri privati caratteri rischiano di contare. E in Cossiga vi è sempre rischio dell'abisso di giochi tragici per sé e per il Paese. Ma almeno ha una lontana discendenza con la follia del potere di eschiliana e shakespiriana memoria.

D - Insomma, fra lei e il Polo è un addio o un arrivederci?

PANNELLA - Con Berlusconi insisto. Ma la pazienza anche in politica ha un limite: quanto meno il rispetto della libertà altrui. In questo caso, in primo luogo, di berlusconi.

 
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