ho appena finito di vedere la trasmissione "fatti e misfatti", condotta oggi eccezionalmente da Marco Taradash (e da un Liquori ammutolito dall'ordine dei giornalisti).
L'evento è storico (ma anche ridicolo). Qualunque sia il giudizio sul valore del giornalista Liquori, l'immagine di lui muto di fronte alla telecamera (con la cravatta di paperino) vale quella di Mellini & Pannella imbavagliati. Solo che ora la censura è ufficiale, e coinvolge tutti coloro che abbiano qualcosa da dire.
Le ore di diretta e differita di Veltroni e D'Alema, fatte di toni colloquiali e discreti, sempre convincenti e rassicuranti, non ci turbano perché sono l'espressione di un sistema di pensiero ben fondato e forte. Una sola voce, magari stonata o ingenua - di Berlusconi o di Pannella - comunque la si pensi, ci fa sobbalzare (cinque minuti in più o in meno), ci spaventa.
Posso sbagliare, ma negli ultimi anni, sempre di più, nei luoghi di lavoro e ovunque, sta crescendo uno scontro (che forse è centrale) fra il conservare il "metodo" del non-fare-rassicurante del quarantennio passato, e l'iniziativa personale (anche rischiosa) ma gratificante.
Questo lo dico sia per chi, isolato e guardato con sospetto, ha continuato a tentare di produrre ricerca scientifica in un paese che - unico al mondo - sente di poterne fare a meno, sia per chi, comunque, ha messo iniziativa e forza in quanto faceva.
Altro che P.R.A. E' l'intero sistema dei Centri Nazionali (e dei partiti e degli ordini e degli enti) del "non lavoro" e del "non pensiero" che bisognerà subito cancellare e riedificare.
ciao,
Roberto