da La Repubblica del 09/11/95
cronaca di Firenze
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Il pm Bruno Maresca chiede l'archiviazione. I russi non rispondono, impotente l'ambasciata italiana.
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TAMBURI UCCISO: MOSCA TACE, ADDIO VERITA'
di Franca Selvatici
Rischia di finire nel nulla l'inchiesta sulla morte di Andrea Tamburi, l'esponente radicale originario di Firenze che fu ucciso a Mosca nel febbraio del 1994. Da Mosca non è arrivato un solo documento nè una risposta alla richiesta di rogatoria presentata il 16 settembre '94. Il ministero di Grazia e Giustizia e l'ambasciata italiana a Mosca sembrano impotenti. Bruno Maresca, il magistrato che conduce le indagini sulla morte di Tamburi, è costretto a gettare la spugna. E lo fa polemicamente, chiedendo con grande amarezza l'archiviazione dell'inchiesta sulla morte di Tamburi, per la quale aveva ipotizzato il reato di omicidio preterintenzionale. "In assenza di una qualsivoglia forma di collaborazione da parte dell'autorità estera -scrive- non è possibile svolgere alcun tipo di indagine".
Maresca è sempre meno convinto che Tamburi sia stato ucciso da criminali comuni. La misteriosa aggressione avvenuta la notte del 24 febbraio '94 nello Stratsnoi Boulevard potrebbe essere un delitto politico. Lo proverebbero i successivi mascheramenti e depistaggi. Per tre giorni Tamburi, che aveva 46 anni, agonizzò in un letto dell'ospedale Sklifasovski, il più grande di Mosca, mentre i suoi amici lo cercavano ovunque. andarono più volte anche allo Sklifasovski. Ma Tamburi non risultava ricoverato. Finchè, la mattina del 27 febbraio, furono informati che Andrea era spirato poche ore prima e che era stato ricoverato allo Sklifanovki fin dalla notte del 24 febbraio. Di più. Tamburi aveva gravissime ferite alla testa ma gli avevano ingessato le gambe, sulle quali non c'era nessun trauma, come ha provato successivamente l'autopsia disposta dal magistrato italiano. In un primo tempo la polizia di Mosca aveva accreditato la versione dell'incidente stradale. Il corpo di Tamburi fu trovato riverso per strada a dodic
i metri dal punto in cui una Nissan era andata a finire contro un lampione. Un incidente simulato? L'impressione di una messinscena è forte. Nel gennaio del '95 anche la Procura di Mosca giunse alla convinzione che Tamburi non fosse rimasto vittima di un incidente stradale ma fosse stato pestato a morte. Ma il procuratore Ignatev spiegò che con ogni probabilità si era trattato di un'aggressione di criminali comuni , "uligani", forse ubriachi. E' una tesi che non convinse il magistrato italiano, sempre più sconcertato dal silenzio di Mosca. E' possibile, invece, che l'impegno dei radicali contro la pena di morte e per la legalizzazione della droga avesse dato fastidio? Ed è solo un caso che lo scorso aprile un altro radicale, Nicolaj Khramov, amico e collaboratore di Tamburi, sia stato pestato a sangue? I dubbi sono tanti, la resa amara. Maresca è pronto a riaprire imemdiatamente le indagini se Mosca finalmente romperà il silenzio.