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Conferenza Movimento club Pannella
Palumbo Stefano - 9 novembre 1995
PANNELLA: DOPO LE DICHIARAZIONI (SPERIAMO NON TARDIVE) DI FINI SUI REFERENDUM ELETTORALI, MENTRE PERSISTE IL COMPORTAMENTO LETTERALMENTE CRIMINALE DELLA RAI-TV, E LA SORDITA' DI SCALFARO, SI IMPONE UNA STAMPA LIVELLATRICE E CONSERVATRICE, MAESTRO IL BUON MIELI.

Roma 7 novembre 1995

"Mentre persiste la letteralmente criminale opera di ostracismo contro la Costituzione ed i diritti civili e politici dei cittadini da parte del Servizio Pubblico della Rai-Tv in particolare contro il diritto al referendum, che ha la responsabilità primaria del fallimento di due campagne di sottoscrizione del 1995, il Presidente della Repubblica continua a d essere sordo dinanzi all'appello della maggioranza assoluta dei parlamentari della Repubblica, oltre che all'iniziativa non violenta che vede parlamentari e cittadini al 23mo giorno di digiuno, mentre questo - dunque accade - la stampa "indipendente", "grande" è soggetto di disinformazione attiva contro temi, obiettivi, notizie referendarie.

Duemilioniseicentomila firme autenticate, oltre 130.000 cittadini firmatari attorno ai soli tavoli dei Club-Pannella Riformatori, non sono, non "fanno" notizia. Non un'inchiesta, da trent'anni, su queste iniziative che sono divenute una caratteristica della società italiana, non un segno di conoscenza delle iniziative nonviolente, dei digiuni, alternativa civile e possente contro l'imbarbarimento della "politica", ma anche dell'informazione.

La verità è che il ceto giornalistico italiano, più ancora che quello politico, è storicamente antireferendario, visceralmente ostile a tutto quello che è politica degli obiettivi e delle idee, legislativa, perché si è formato ad una cultura di guerra delle etnie culturali e partitiche, delle fazioni e delle loro poco sacre (anche se a volte affrancate da tragedie) rappresentazioni di pulizia e di polizia etnica e ideologica.

Ci troviamo dinanzi ad un limite storico e di cultura. Dinanzi a dati di "buona fede", non di servaggio. Accade al ceto giornalistico quello che accade anche in quello dei magistrati: hanno avuto meriti storici prevalenti nel regime trentennale della partitocrazia, traendone vantaggi di casta imparagonabili con quelli del mondo democratico occidentale. E, oggi, operano come i più potenti, e prepotenti, a volte, depositari degli istinti e degli interessi di autoconservazione e di conservazione sociale, culturale, politica; i più abili nel giocare carte trasformistiche, i più astuti nel cercare mutamenti e mutanti che garantiscano il permanere della sostanza storica e di potere di regime.

Per questo restiamo stranieri in patria. Per questo, in assoluta buona fede, il migliore - forse - di loro, Paolo Mieli, ritiene che da parte nostra esista una sorta di paranoide megalomania, delirio di onnipresenza, mentre grazie ai suoi propri occhi non può che vederci come "oggettivamente" eguali in dignità ed in miniatura alle altre....debolezze politiche e partitiche...Che disastro."

 
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