RADIO RADICALE PERQUISITA, TUTTI CONTRO
L'iniziativa del pm romano aspramente criticata da destra e sinistra
(Il Gazzettino - Ven. 5 novembre 1995 pag. 5 - di Benedetta de Vito)
ROMA - La perquisizione a Radio Radicale fa deflagrare l'ennesima
polemica contro la giustizia spettacolo. E come per gli avvisi di
garanzia a Sgarbi e alla Maiolo, i due fronti avversari si trovano
d'accordo. Da Ersilia Salvato di Rifondazione a Maurizio Gasparri di
An: tutti criticano l'operato del pubblico ministero Giuseppe Andruzzi
che, per ottenere le cassette della trasmissione del 28 febbraio 1995
- con telefonate incriminate per vilipendio al Presidente della
Repubblica - ha mandato 8 poliziotti, quando - come sostiene il verde
Carmine Mancuso - "bastava una telefonata". Marco Pannella è
inviperito: "E' un'iniziativa violenta, analfabeta, indecorosa del
magistrato". Per Giuseppe Maceratini (An) è il primo segnale del
"dopo-Mancuso" e - afferma - "responsabile politico" è Lamberto Dini,
ministero dela Giustizia ad interim.
Dalla Procura, una breve nota per spiegare che, di fatto, gli agenti
"avendo ottenuto la spontanea consegna dei documenti ricercati, si
sono astenuti dal procedere alle perquisizioni". Tuttavia, si legge
ancora, "l'operazione si è conclusa con l'identificazione di persone
informate sui fatti presenti sul posto che saranno successivamente
esaminate".
Certo è che il coro di critiche è unanime e tutti, o quasi, parlano
dai microfoni dell'emittente. Protestano due progressisti come il
verde Carlo Ripa di Meana e il segretario del Prc Fausto Bertinotti.
Protestano due componenti del Polo come l'ex ministro della Giustizia
Alfredo Biondi, che parla di "persecuzione politica", e Gasparri di
An. Questi lancia una provocazione: "Chi ha ordinato la perquisizione
dovrebbe essere condannato ad ascoltare il filo diretto di Pannella
negli ultimi anni". Insomma, una sorta di dantesca legge del
contrappasso.
Protesta, ma con cautela, Piero De Chiara, responsabile per l'editoria
del Pds. Definisce l'atto "preoccupante", ma mette in guardia dalle
"strumentalizzazioni di parte". Si dichiarano "perplessi" Giuseppe
Ayala, dei democratici, il leghista Roberto Calderoli e la
progressista Sandra Bonsanti. A liquidare con una battutaccia
l'accaduto è un'altro leghista, Erminio Boso: "Il timore dei
pannelliani è che le forze dell'ordine scoprano il caveau dei succhi
di frutta e delle brioches del digiunatore Pannella". I Comunisti
unitari, per bocca di Famiano Crucianelli, lodano Radio Radicale la
cui natura democratica sarebbe "indiscussa e indiscutibile".
Naturalmente, i riformatori insorgono. Ieri hanno indetto una
conferenza stampa ad hoc. Ognuno ha detto la sua per deprecare quanto
avvenuto. Per il direttore della radio, Massimo Bordin, è stata una
"operazione scioccamente intimidatoria e quasi militare". Paolo
Vigevano, l'editore, parla di "atto di violenza". E Pannella rincara
la dose: "Noi denunciamo e deploriamo con il Parlamento il
comportamento criminale della Rai che censura i referendum. La
risposta è l'ennesima aggressione a Radio radicale unica oasi di
verità".
ag lr 1.0