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Conferenza Movimento club Pannella
Palumbo Stefano - 23 novembre 1995
IL CORRIERE DELLA SERA 23 NOVEMBRE 1995

REFERENDUM MA SENZA SCORCIATOIE

Pannella ed i giornali

articolo di Stefano Folli

prima pagina

Da settimane, davanti alla sede romana del Corriere, il banchetto dei Riformatori attira i passanti. C'è sempre qualcuno che firma per i referendum ed è possibile, anzi è probabile che la curiosità o l'interesse della gente sia aumentato dopo l'ultima invenzione di Marco Pannella, i nudi del Teatro Flaiano. Se quello che avviene a Roma si ripete nel resto d'Italia, la sfida delle 500 mila firme può ancora essere vinta. E se lo sarà , il merito andrà una volta di più alla non comune capacità di mobilitazione e alla fantasia politica di Pannella, personaggio unico sulla scena italiana, unico soprattutto nella capacità di reinventarsi e di rinascere dalle sue ceneri. Sotto questo aspetto, le ironie sui radicali ignudi, sui digiuni o sui presunti eccessi di Pannella non aiutano a capire il senso delle cose. Chi combatte per una causa, fa uso degli strumenti di cui può disporre. Quando si rispetta la tolleranza e non si ricorre alla coercizione, ognuno ha diritto di percorrere la sua strada. Del resto, le campag

ne referendarie hanno da sempre questa caratteristica. Partono dall'iniziativa di un gruppo ristretto, si affidano all'entusiasmo dei militanti, raccolgono le firme goccia a goccia, in un'altalena di speranze e timori. Se incontrano il favore dell'opinione pubblica, come nel caso dei grandi temi civili del passato, lievitano come un sufflè fino alla fatidica soglia del mezzo milione di firme, altrimenti arrancano. Ma il cuore in gola, l'ansia di non farcela, è un tratto distintivo che accomuna tutte le campagne. Non esistono surrogati o scorciatoie rispetto al lavoro quotidiano, alla fatica di raccogliere i consensi uno per uno agli angoli delle strade. Pannella lo sa bene, perché conosce quanto sia arduo il compito di cambiare e rompere la logica conservatrice che ogni sistema conviene in sé. Era vero vent'anni fa quando sulle battaglie civili nessuno faceva sconti ai radicali. Perché dovrebbe accadere il contrario oggi, rispetto a venti referendum su temi talvolta astrusi, certo meno coinvolgenti di quelli

proposti durante la stagione d'oro dei diritti civili? La risposta di Pannella è che esiste una precisa responsabilità dei mezzi d'informazione che avrebbero steso il velo del silenzio sull'iniziativa dei Riformatori. Ma l'esperienza, e per la verità anche la logica, dicono che nessun giornale può creare una mobilitazione popolare quando questa è carente. Né può sostituire quello slancio spontaneo e vitale che segna la differenza fra una raccolta di firme in piazza e una paludata trafila parlamentare. Se si ammette che i referendum sono la medicina contro l'artrosi delle istituzioni, in quanto danno voce ai bisogni reali del paese, si deve riconoscere che non c'è alternativa al volontariato. I grandi quotidiani, proprio perché sono fogli d'opinione e non di partito, seguono le loro priorità e non possono trasformarsi in fogli militanti. Finché la raccolta di firme è in corso, e quindi in attesa di capire se davvero i promotori hanno interpretato un sentimento diffuso nel Paese, è abbastanza ovvio che essi

si limitino ad informare con correttezza, ma senza particolare enfasi. Come del resto avviene.

Il quadro cambia quando i referendum sono convocati e diventano materia di scelta politica, fenomeno civile in grado di influire sul costume e sulle istituzioni. Allora sì che il dovere dei giornali diventa quello di offrire ai cittadini ogni possibile elemento per giudicare e decidere. Un dovere quasi costituzionale, potremmo definirlo. Per ora siamo nella fase in cui il magico pifferaio fa risuonare ancora una volta le note del suo flauto, ma non può pretendere che tutti si adeguino subito alla sua musica. Le posizioni di Marco Pannella hanno un oggettivo interesse politico e come tali vengono valutate e offerte ai lettori. Si sa che i referendum sono una potente arma che spinge verso un più netto bipolarismo e valgono come antidoto al consociativismo. Ma in definitiva tocca a Pannella l'onere della prova, cioè dimostrare - a prezzo di un impegno di cui gli va reso merito - che le cose stanno realmente in questi termini. Che la vecchia bandiera sventola ancora e corrisponde ad un'inquietudine autentica af

fiorante nel Paese.

 
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