Roma, 23 novembre 1995
"Come già annunciato nella Conferenza-stampa dei parlamentari e dei dirigenti dei Club Pannella Riformatori, riprendo da domani la mia iniziativa nonviolenta, con un digiuno totale della fame, (cioè ingestione di sola acqua).
La stampa, con poche eccezioni, ed il servizio pubblico della RAI-TV (realizzando reati gravissimi sperando nel persistere della impunità che il partito dei giudici da quarant'anni le garantisce), mostrano di non voler intendere e comprendere la situazione e il nostro tentativo di reintegrare situazioni di legalità e di democrazia. Nulla di nuovo: continua - da parte nostra e da parte loro - lo scontro trentennale fra regime fuori-legge e alternativa legalitaria, costituzionale e democratica.
Prendiamo atto che "Il Corriere della Sera" , dopo gli emblematici servizi di ieri, di "costume!" del Gualazzini, di "cronaca (!)" della Fregonara, ha oggi tentato di ridare un minimo di decoro alla propria posizione politica, prendendo a "spalla" di prima pagina Stefano Folli, Dio ce lo serbi a lungo.
Ma peggio il tacon del buco. Noi non chiediamo propaganda referendaria. Noi chiediamo informazione; per i viados, per noi, ciascuno al sua posto. Che 488 parlamentari di tutti i bordi e di tutte le fazioni denunciano come in corso nella nostra Repubblica un attentato ai diritti politici del cittadino, che pone fuori-legge il funzionamento di vari settori della pubblica amministrazione (da quello giudiziario a quello degli enti locali, dal servizio pubblico radiotelevisivo allo stesso Capo dello Stato), é una notizia, o no?
Che per la prima volta in Europa occidentale, e forse nel mondo democratico, 59 parlamentari digiunano, é una notizia, o no, il "chi, come, perché, dove"? Che solamente fra i passanti in una ottantina di comuni italiani su oltre 8.000 si siano raccolte tremilioni seicentomila firme autenticate sui 20 quesiti referendari, é notizia, o no? Che vi siano migliaia di militanti che continuano a credere nella nobiltà della politica e lo dimostrino con il solleone e con i ghiacci di Natale, merita qualche riga, o no? Che l'"esibizione" degli otto digiunatori del Teatro Flaiano, non si parlasse se non incidentalmente dei referendum ponendo invece al ponesse al centro della loro azione nonviolenta il diritto dei lettori di sapere che non tutti i parlamentari italiani sono e operano come l'eroe dell'informazione Boso ed i funzionari di partito?
Che gli italiani, così come la loro classe dirigente, a cominciare dal direttore de "Il Corriere della Sera", non sappiano nulla della legge, fin quando e perché si possono firmare referendum (e dove, e a che ora), o che i sette milioni e oltre di firme autenticate da loro apposte prima del 6 ottobre non valgono nulla, e - se vogliono - devono riapporle, tutto questo gli italiani, e i lettori, hanno diritto, o no, di saperlo?
Che un vecchio professione di prestigio salga in cattedra politica, e non universitaria, e che un giornale faccia del doppio turno proprio obiettivo politico, é proprio necessario, e positivo? Ma, per difendere queste anomalie, per l'Occidente democratico, é necessario che non esistano, non operino, non abbiano pensiero, altre centinaia di migliaia di cittadini elettori impegnati in un progetto politico che, comunque, si rivela - in base ai precedenti - più solido, duraturo, irto di conseguenze, delle quotidiane, cangianti, "prese di posizione" dei politici ufficiali del Palazzo e dei cortili di regime?
D'accordo con Folli: nessun privilegio ai referendari. Ma, anche, nessuna esclusione delle iniziative e delle lotte politiche di chi - oltre al resto - è anche referendario, e persegue con le campagne referendarie, con quelle nonviolente, con quelle parlamentari e politiche, riforme puntuali, precise, riformatrice, limpide e oneste.
Perché anche di questo si tratta. Noi non volgiamo, lo diciamo esplicitamente e direttamente al Direttore de "Il Corriere della Sera", rassegnarci al dominio antidemocratico e antiistituzionale, fuori-legge e torbido e disonesto, della stampa e della Rai-Tv, come non ci rassegnammo ai tempi del "caso D'Urso", riuscendo in tal modo a impedire quel governo PCI-P2-PScalfari-P38 e P.Andreotti-Cossiga, che il buon Pertini stava per autorizzare e, avendo capito che cosa "la stampa" e l'antifascismo gli stavano per far fare, dovette far fronte agli insulti del direttore di un allora autorevole quotidiano, con relativa richiesta di dimissionamento per sopraggiunta follia: vi fece fronte e non mollò.
Non molleremo nemmeno noi, caro Direttore."