30 NOVEMBRE 1995PANNELLA AFFAMATO DI FIRME
IL "MARCO NAZIONALE" TORNA AL DIGIUNO PER FAR DECOLLARE I REFERENDUM E SPARA SU TUTTI
Intervista di Giovanni Morandi a Marco Pannella
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ROMA - sul tavolo sommerso di carte ci sono due bottiglie di acqua minerale. Sono la razione di sopravvivenza. Marco Pannella da una settimana sta facendo di nuovo lo sciopero della fame. Al solito, chiede attenzione sui referendum.
D - Ma è sicuro che questa sia la strada giusta?
R - Quale?
D - Quella di insistere nel chiedere referendum
R - Se preferite, potremmo anche abolirli e magari abolire anche le elezioni. Forse è quello che vogliono molti e lo stesso Presidente della Repubblica.
D - Scalfaro dice che per essere vicini all'Europa non bisogna votare
R - Probabilmente pensa all'Europa degli anni 30
D - Pentito di essere stato un suo grande sostenitore?
R - No, ma constato che se qui ci fosse il deputato Scalfaro oggi farebbe delle filippiche contro il Presidente della Repubblica. Tant'è che il deputato Scalfaro sosteneva che il capo dello Stato non aveva diritto di parlare ma solo di mandare messaggi alle Camere.
D - Sdoppiamento?
R - Ironizzando, dico che forse ha bisogno di un esorcista, perché indemoniato dal potere della politica.
D - Facciamo classifiche. Scalfaro lo mettiamo fra i migliori o tra i peggiori presidenti, che abbiamo avuto?
R - Lui è il più potente e più abile dei politici italiani. Ma molto più al fuori della Costituzione di quanto non sia mai stato Cossiga.
D - Come fermare queste distorsioni?
R - Con le elezioni e i referendum
D - Quando le elezioni?
R - Subito. Lo avevo già detto all'inizio dell'anno a Berlusconi di far dimettere tutti i parlamentari del Polo. Purtroppo non mi ha ascoltato. Scalfaro sarebbe stato costretto ad indire le elezioni, prima che questo governo compisse i guai che ha fatto.
D - Ottenuto qualcosa dal precedente sciopero della sete?
R - No, e sto pensando di denunciare il procuratore della Repubblica di Roma per omissione di atti di ufficio e non aver interrotto la flagranza dei reati.
D - In relazione a...?
R - Alla Rai-tv, attentato ai diritti civili dei cittadini, abuso, falso ideologico, una serie che non finisce più. 488 parlamentari, la maggioranza assoluta, da Bossi, Berlusconi a Salvi, si sono uniti a noi per chiedere al presidente della Repubblica di intervenire contro un attentato ai diritti civili e non c'è stato un procuratore che si sia mosso. perché questo è un regime. Anche più violento di quelli ufficialmente autoritari.
D - Visione pessimista
R - Affatto, ma vedo che questa cultura antireferendaria e anti-non violenta non è propria della Rai ma anche di tutta la stampa, di Agnelli, Cuccia e via dicendo. E la Finivest non è diversa.
D - Tutti sbagliano meno lei. Proprio sicuro?
R - Certo, io posso rubare come gli altri, avere degli affitti come gli altri, fare nepotismo come gli altri, stare in Parlamento come gli altri, fare le leggi Mosca come gli altri. Io posso fare come gli altri, come hanno fatto il 99,99 per cento del fascismo e nel comunismo.
D - Contano i risultati
R - Eccoli i risultati. Un partito che non ha mai rubato, l'unico che ha fatto autofinanziamento assoluto, l'unico che ha una radio aperta a tutti senza una lira da parte dello Stato. Questi risultati contano?
D - Si rassegni. Oggi è Di Pietro a tenere la scena politica.
R - Se Bossi tiene la scena dipende dall'uso politico che la stampa fa di Bossi.
D - Di Pietro è stato inventato dalla stampa?
R - Bossi per il 90 per cento.
D - E Di Pietro?
R - Molto.
D - Ma Di Pietro è il nuovo che avanza
R - Nuovi di questo genere ne ho visti per tutta la mia vita. E dopo pochi anni non c'erano più.
D - Un giudizio su Di Pietro politico.
R - Sta emettendo qualche vagito. Mi auguro che faccia come facciamo noi. Si scelgono gli obiettivi, e i compagni di strada sono quelli che li condividono. Ma per il momento non è così.
D - Chiede che stiano dalla sua parte. Ma qual è la sua parte, a sinistra, a destra, dove?
R - Sono l'unico a cui non si deve chiedere questo. Ho promosso qualcosa come 50 referendum. Sto da questa parte. Dall'altra ci sono le Fiat con la Stampa e Corriere della Sera, la Olivetti con la Repubblica, Mediobanca, Cuccia, Abete, i giganti burocratici del sindacato, il volontariato, i 6500 comuni su 8000 che sabotano i referendum, quasi tutte le regioni e in special modo l'Emilia, la Toscana, l'Umbria, che da cinquant'anni sono un cuneo di regime in un paese, che cerca di cambiare. Nel quale accade quel che accade in tutti i regimi. C'è ordine, tutti sono onesti, il poliziotto è onesto, il magistrato è onesto e invece sono convinto che sono putridi come tutti i regimi. Uno come me poteva stare con questi?
D - L'implicito giudizio che dà di questo paese è disastroso.
R - La cultura dominante di questo paese, che è conformista, è di sinistra. Ma la gente è molto più saggia e pulita del potere.
D - Ma perché, Pannella, non si ritira dalla politica? La vera protesta non sarebbe il silenzio?
R - Io non ho mai protestato. Ho sempre proposto. certo uno se ne può andare.
D - Un'idea che non le è mai passata per la testa?
R - No, ma so che ne sarei perfettamente capace. Comunque non sono un indemoniato dal potere.
D - Quali errori pensa di aver fatto?
R - Io sono di scuola liberale e non faccio autocritica. L'autocritica la fanno i cattolici, i comunisti e i totalitari.
D - Berlusconi è arrivato al capolinea?
R - Hanno cercato di assassinarlo. Se lui scendesse in campo, come ha fatto per due mesi, con tutto un potenziale di alternativa liberista, di nuovo, vincerebbe le elezioni. il che non vuol dire poi che ad elezioni vinte finisca per lui il rischio di essere assassinato. Io temo questa possibilità
D - Quale?
R - Ho già detto più volte che vogliono portarlo a fare la fine di Maxwell. Detto questo io propongo a Berlusconi quello che propongo da vent'anni alla sinistra, al centrosinistra. E riscontro che Berlusconi mi risponde al 30, 40 per cento sì e gli altri al 100 per cento no, perché quelli sono un'etnia che non si muove sul piano ideale e politico, ma etnico.
D - Chi vincerà?
R - Probabilmente continuerà a vincere il potere. Che non è la gente che si ferma ai nostri tavoli per sottoscrivere i referendum.