"FARO' IL PARTITO DEI REFERENDUM"
Il leader radicale ha interrotto il digiuno dopo che la magistratura ha avviato un'indagine sul vertice Rai.
Entro l'anno nascerà un movimento per difendere la democrazia diretta
Pannella: per la Consulta il nostro comitato è un potere dello Stato.
Intervista di Federico Guiglia a Marco Pannella
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Ognuno festeggia come può: lo champagne di Pannella è un minestrone che profuma solo a guardarlo. "Per otto giorni, divieto assoluto di digiuno", spiega il leader referendario, che si prepara, finalmente, il pranzo di liberazione dal vertice Rai, "avvisato" dalla magistratura per la mancata informazione sui venti quesiti proposti. Marco rimestola il pentolone, annusa e brinda al tabù che non c'è più, perché dopo trent'anni d'indifferenza i giudici mettono il naso in viale Mazzini. "Attentato ai diritti politici dei cittadini, roba da Corte d'Assise", precisa, sorseggiando la prima cucchiaiata e pregustando l'interrogatorio di tutti i membri del cda, Moratti in testa. "E i partiti insistono, come dimostra l'ignobile pastrocchio appena votato dalla Camera per riprendersi la radiotelevisione di Stato" aggiunge, pregustando l'esito della colazione casalinga. Ma la notizia non è che Pannella ha ricominciato a mangiare, che pure è una notizia. L'uomo dei referendum sta per fondare il partito dei referendum. "Ho in
mano una bomba", dice il non-violento per eccellenza, "il comitato promotore diventerà e si muoverà sul campo come un "potere dello Stato".
D - Un altro partito alle porte?
R - Lo scorso maggio una sentenza della Corte Costituzionale ha riconosciuto che il comitato promotore dei referendum è un vero e proprio potere dello Stato.E' un riconoscimento che è stato rifiutato persino al Garante e che ci ha già permesso d'ottenere una parziale vittoria sull'applicazione della par condicio alla vigilia del voto referendario. bene: adesso costituiremo una sorta di presidenza dei comitati promotori e solleveremo conflitti anche per i referendum traditi, da quello sul "caso Tortora" in poi.
D - Ma se i referendum vengono traditi dal Parlamento, che senso ha promuoverne in continuazione?
R - Tanto più le consultazioni sono tradite e tanto maggiore è la necessità di tornare all'assalto. "Loro" appariranno sempre più come quelli che hanno violato la legge, noi come le formiche della legalità. Ma poi non è vero che i referendum sono inutili. Anche quando si perdono - ricordo la prova sul finanziamento pubblico ai partiti - l'effetto sulla politica è enorme. Per non parlare di quando si vincono: d: divorzio e aborto hanno reso più europea l'Italia. C'è un impatto non legislativo che è innegabile. Qualsiasi sindacalista spiegherebbe che la lotta comincia quando il contratto è firmato: in un certo senso noi siamo i garanti dell'esecuzione dell'accordo.
D - Siete lontani o siete vicini al mezzo milione di firme?
R - A oggi la situazione è disastrosa. Ai tavoli abbiamo raccolto più di duecentomila firme, e non sono poche, ma nei comuni e nonostante quattro, precise circolari del ministro dell'Interno, la raccolta va malissimo. Un esempio: il signor De Rjsky, in imprenditore, ci ha scritto per informarci che a Pavia, il Comune "non sa niente" sui referendum di Pannella. Soltanto 1600 municipi, sui circa 8200, hanno inviato i moduli con le firme entro il 20 novembre, com'era stato richiesto per iscritto dal Viminale.
D - Colpa dell'impopolarità di certi quesiti, come quello sulla droga?
R - Colpa della disinformazione imperante. Quando mai la televisione ha dato notizia del periodo in cui si può firmare - entro dicembre - dell'orario di apertura dei Comuni, delle semplici modalità della campagna elettorale referendaria? Sulla droga, è vero, registriamo il minor numero di adesioni, contrariamente al quesito di riforma elettorale, che mantiene il primato di firme. Però la "differenza" reale è quella decretata dal silenzio generale della stampa su tutte le consultazioni.
D - Prima il digiuno, poi lo sciopero della sete e infine i nudi per denunciare l'indifferenza della stampa. Non è che alla prossima Pannella si darà fuoco pur di farsi notare?
R - E' un po' come chiedere ad un esercito dopo che ha usato la bomba atomica: e dopo cosa farete per continuare il vostro combattimento? La nostra è un'azione di dialogo e di speranza, mai di disperazione. Rischiamo la vita perché non rischiamo la morte.
D - Bonzo-Pannella non esiste?
R - Non esiste. Per i bonzi il loro gesto è il massimo della contemplazione, noi abbiamo una concezione più laica della vita.
D - Neppure denunce alla Socrate-Pannella?
R - Noi la cicuta non la berremmo o la berremmo in una dose non definitiva. Poi ai tempi di Socrate la giustizia era altra cosa, non c'era l'Appello, non c'era la Cassazione...E siamo pure contrari alla pena di morte.
D - Con Scalfaro siete ai ferri corti o in era buonista?
R - Speriamo che il Presidente della Repubblica trovi il tempo per fare il garante del diritto e dei diritti, togliendolo a quelle diciotto ore su ventiquattro che invece dedica all'attività politica.
D - Sta paragonando il Capo dello Stato a un capo di partito?
R - Sto distinguendo fra attività istituzionale e attività politica. Oggi Scalfaro è il più serio e potente fra gli uomini politici nostri avversari. Lo dico col massimo del rispetto. Speriamo che torni ad essere un capo dello Stato.
D - Perché bolla come "pateracchio"l'intesa parlamentare sulla Rai?
R - Anche in Sudamerica il colpo di stato non avviene più occupando la piazza, ma prendendo la televisione. Mettono le mani sulla Rai perché c'è aria di elezioni.