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Conferenza Movimento club Pannella
Serventi Marco - 3 dicembre 1995
DA "L'INFORMATORE AGRARIO" n·46/95 del 23/11/95

Rubrica settimanale di

RENO FRACASSO "ALLA FINESTRA"

Titolo:

"SPARIAMO SULLA CACCIA,

ANDIAMO A VOTARE"

Testo:

"...e guai a mancare l'obbiettivo.

Non ci sarebbe un agricoltore disposto

a perdonarlo. A chi? Ai sindacati

agricoli, i soli obbligati a difendere

gli interessi e l'attività dei contadini.

Ma chi sono i sindacati agricoli? Alcuni

studiosi li hanno analizzati, noi stessi

ne abbiamo "le pezze". Sono una palude

che stiamo esplorando da anni e che,

accanto ad una minoranza trasversale

pronta a tuffarsi nel futuro, permane

"una popolazione" timbrata dal marchio

del passato. Ora però qualche cosa

pare stia cambiando; perché nessuno crede

più di poter sopravvivere con le parcelle

della PAC (ndr: Politica Agricola Comune);

che finirà e li obbligherà a conquistarsi

la propria forza, anticipando gli attaccanti:

da vere avanguardie contadine. Smettendo

di vavacchiare nei retroterra delle azioni

di rimessa.

SI AI REFERENDUM PER SPARARE SULLA CACCIA,

titola la Confagricoltura. Finalmente.

Ma non vediamo pari titoli sulle

carte di molti altri: cinque, sei, sette

sindacatoni e sindacatini aggregati,

innanzitutto, da una rogna che non perdona

e li divora: della sufficienza, della

timidezza, della rinuncia. Quella stessa

malattia che, sotto sotto, impone loro il

colore grigio (al bianco e al nero), i

toni bassi, i timbri soffici, i tagli

incerti...e la coscienza? Dura! Ci

domandiamo: forse che i loro soci,

massimamente "piccoli", vengono risparmiati

dai prepotenti della caccia? Non ci pare.

UN VECCHIO COLTIVATORE DIRETTO INSULTATO.

Tempo fa, fummo presi dal rimorso, perché

mentre le automobili dei cacciatori che

cacciavano da noi non venivano parcheggiate

nella nostra azienda (perché avevamo la

forza di farle spostare), quelle stesse

finivano nei cortili d'una famiglia di un

piccolo agricoltore confinante. Spiaciuti

di questo fatto, ci siamo recati dal nostro

vicino, un anziano intelligentissimo

agricoltore e gli abbiamo detto: "Caro

Eliseo, perché non vieta il parcheggio a

queste vetture dei cacciatori?". Risponde:

"Per beccarmi gli insulti o peggio...?".

Ma come, gli rispondemmo, lei che ha il

coraggio di salire sopra il tetto della

casa, ha paura di quei signori? Risposta:

"A 83 anni vado più volentieri a ordinare

le tegole sopra il tetto della mia casa,

piuttosto che scontrarmi con quelli là;

mi creda è meno pericoloso per me e per

i miei animali... E poi, scusi, alla fine

mi consolo pensando che io sopporto le loro

macchine, ma lei deve sopportare i cacciatori".

APERTURA DELLA CACCIA.

Usciamo di buon'ora ad organizzare le raccolte.

Pere, mele, susine, pesche, percoche... Da

fine giugno a fine settembre e poi ancora,

con le Granny e le Fuji, in ottobre, fino ai

kaki e ai kiwi di novembre. Si lavora sempre

compreso sabato e molte domeniche; si lavora

a Ferragosto... Ma questa domenica è tutta

speciale: è l'apertura della caccia. Sono

le 6 e 30, il sole è basso in fondo alla

capezzagna che costeggia il lato nord dei

frutteti e che si estende da levante a ponente.

La imbocchiamo da ponente col sole in faccia

e cosa vediamo? Dodici "fucili" contro luce

su mille metri di capezzagna e una turba

di cani che entrano ed escono dai filari.

Ci viene da riflettere: avere tra i propri

amici dei cacciatori non è reato. Solo il

khomeinismo di certe organizzazioni

fondamentaliste considera il cacciatore

l'opposto dell'amante della natura, ma questi

dodici qua, con il fucile spianato a pochi

metri l'uno dall'altro, sono cacciatori?

Sono dei cacciatori di "questi tempi" dalle

automobili e dai fucili ricchissimi, ma dai

cervelli poverissimi.

DAPPRIMA UN GRAN SILENZIO e la nostra (la mia

e quella di mio figlio)indignazione per un

esercito di armati contro due leprotti (diciamo

due uniche lepri esistenti in tutta l'azienda).

E poi una scarica lunga a ripetizione e mille

latrati e le due prede fatte a pezzi in mano

ad uno dei dodici, in lite furibonda con il

decimo e l'undicesimo che ne vantavano la

proprietà, avendo sparato insieme. Il tutto

davanti ai nostri occhi,del proprietario del

fondo e d'un giovane, nostro figlio, naturalista

spasmodico anticaccia, amante della natura

e degli animali in termini giustizialistici, il

cui sogno punitivo è lo "sterminio" dei cacciatori

e la rieducazione di suo padre "che li difende"

con le sue tesi degli "opposti cretinismi".

Nostro figlio aveva battezzato i due leprotti

con il nome di Pick e Derry, controllandoli

nella crescita fino al giorno prima. Ed ora

veniva costretto ad assistere, impotente, al

loro massacro per opera di un'orda mongola

d'invasori protetti dall'art. 842 del Codice

Civile. Uno sconforto. E taluni menestrelli

del sindacato, monumentalizzati dallo loro

vite parallele ai partiti, non trovano questa,

del referendum per l'abolizione dell'art. 842,

una battaglia da fare per la dignità dei

contadini. Oppure altri ci inondano di insulti

soltanto perché glielo abbiamo ricordato. Non

ci stupisce, non ci disarma: a questo punto

nemmeno ci addolora. Ci carbura. Andiamo

subito a portare la nostra firma per il

referendum contro l'art. 842 del Codice Civile."

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