Non voglio entrare nel merito politico di quanto sostenuto da Bandinelli nell'articolo apparso sull'Opinione del 4 dicembre, non ho certamente titolo per commentare questioni interne al Partito Radicale ed alle sue battaglie in un'epoca in cui puzzavo ancora di latte.
C'e' pero' un'osservazione, attorno alla quale ruota una riflessione importante, quella del degrado di Piazza Navona, che mi interessa chiosare. Bandinelli, in perfetta buona fede, con candore virginale, direi, afferma (condividendo questo pensiero con molti) che "il centro storico romano 'è' - piaccia o no - un museo, e come tale va consegnato all'urbanistica moderna perché lo salvi dal degrado".
L'affermazione e' discutibile, dal punto di vista della teoria urbanistica e da quello della fattibilita' politica. Un'imbalsamazione museotecnica di un centro storico e' la sua morte e va evitata al massimo. L'esempio di Venezia e' il piu' lampante: renderla una citta'-museo, fenomeno questo quasi automatico in una sito cosi' particolare e stante il suo spopolamento, non fa che aggravarne i mali. Una citta' e' un tessuto vivo: deve la sua vitalita' ed il suo valore culturale al susseguirsi di interventi anche radicali sul suo tessuto. Evidentemente la moderna sensibilita' urbanistica oggi cerca una conservazione piu' spinta delle testimonianze del passato, quasi in antitesi con la mutevolezza del presente. Ma evidentemente non puo' mummificare un insieme che per sopravvivere davvero deve restare vivo e vitale.
Il compito non facile di chi amministra e' far quadrare il cerchio: conservare senza mettere sotto una campana di vetro.
Quando dopo il restauro della scalinata di piazza di Spagna si e' detto: ora non ci si potra' piu' sedere sui gradini ho pensato: un altro pezzo di citta' che muore. E' evidente che un manufatto di questo valore non puo' essere lasciato alla merce' del vandalismo, quindi questo e' un atto di buonsenso. Ma e' anche un fatto pericoloso.
E' solo simbolico: i veri mali del centro di Roma sono soprattutto la spinta terziarizzazione, male comune a molti altri centri come Parigi e soprattutto Londra, ma che a Roma si salda con la difficile se non impossibile circolazione stradale, che andrebbe vietata, malgrado le inevitabili proteste (e quale sindaco avra' mai il coraggio di affrontarle?), drasticamente. Ipotesi impraticabile se non si realizzano determinate opere, che costano, e a Roma di piu' perche' ci sono i resti archeologici. Voi non conoscete l'ottusita' dei funzionari di Soprintendenza, meglio.
Per questo e non solo per questo Rutelli resta "il mio sindaco". E tutto sommato, con qualche scetticismo ma anche con qualche speranza, credo che Giubileo e Olimpiadi potrebbero non essere il cattivo affare che molti paventano.
Paolo Gull