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Conferenza Movimento club Pannella
Partito Radicale Marco - 6 dicembre 1995
PER FARE UN ALBERO CI VUOLE IL CLUB
Personalmente non condivido le analisi catastrofiche che sono state fatte sui club.

Certo esistono delle lacune anche molto gravi nel funzionamento dei club fino ad oggi. Non sto a ripeterle, non perche' le sottovaluti, ma semplicemente perche' non avrei nulla da aggiungere.

Mi sembra pero' che la struttura dei club porta alcuni vantaggi:

Innanzitutto le iscrizioni: l'iscritto "fasullo" fasullo non e' se ha tirato fuori i soldi. E' banale, ma lo sforzo di insistere nel richiedere l'iscrizione di amici, parenti e conoscenti, e' uno sforzo che oggi molti fanno soprattutto per la "necessita'" di arrivare alla fatidica quota.

Dopodiche' viene il difficile. Coinvolgere davvero gli iscritti perche' partecipino alle assemblee vuole necessariamente dire cercare di proporre delle attivita' al club. E' un lavoro faticoso, e la struttura "club" non e' soltanto uno stimolo per aggregare (formalismi vari, numeri legali, ecc...) ma anche un modo per definire meglio le responsabilita' di ciascuno nel caso il gruppo di persone interessate si metta a funzionare davvero.

La costituzione di un movimento politico non e' cosa semplice e per funzionare davvero ha bisogno di tempi molto lunghi. I club del '96 (se saremo in grado di parlare ai nostri iscritti e ai firmatari dei referendum, di badare dunque alla crescita del Movimento oltre che al "cuore di stampo donvitiano") saranno meglio di quelli del '95, se non altro perche' ci sara' l'occasione di ricostituire i club intorno ai nuclei di chi ha lavorato insieme ai tavoli, magari con un forte ricambio di iscritti.

Meglio un club di 10 persone disposte a fare iniziative nonviolente piuttosto che un club di 35 prestanome? Certo che si. Io pero' sono convinto che, laddove ci sono 10 persone cosi', non dovrebbe costituire per loro un grande problema iscrivere altre 25 persone che condividono o simpatizzano per le loro iniziative; e di queste 25, ce ne saranno pure 10 che 3volte all'anno sono disposti a perdere 2 ore in un'assemblea. Questo sarebbe un club.

Se i 10 "attivi" non ci riuscissero, vorrebbe probabilmente dire che le loro iniziative non sono poi cosi' valide, oppure che nel farle non si preoccupano di aggregare altra gente, di farla iscrivere. Il club serve proprio per questo, come stimolo per arrivare a 35 iscritti partendo da pochi militanti.

Non dobbiamo poi dimenticare che nessuno nasce militante "imparato" e che spesso soltanto dopo molte sollecitazioni si e' disposti ad agire in prima persona.

Il club per il federalismo europeo ad esempio (tristemente noto per polemiche statutarie riportate su agora) e' composto da persone che in pochissimi casi potrei definire militanti. Sta di fatto che vengono alle riunioni del club, partecipano interessati (per ora), nonostante che non sia stato proposto loro nulla di meglio che dibattere su una "carta federalista" e partecipare ad alcuni incontri-conferenze. Se non ci fosse lo stimolo del "fattore club" probabilmente non esisterebbe nemmeno questo.

Senza mitizzare i club, la strada mi sembra quella giusta.

PS: gli interventi di chi interviene per dire che non ci sono interventi potrebbero essere evitati?

Marco Cappato, alto esponente del Movimento

 
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