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Conferenza Movimento club Pannella
Gull Paolo - 6 dicembre 1995
Per Bandinelli

Come fosse Roma 20 anni fa, questo non lo posso ricordare bene, pero' tutto il resto lo so. Se non altro perche' sono tenuto a saperlo per mestiere.

Non volevo insinuare che Bandinelli avesse torto "in assoluto", quanto ha scritto e' pieno di verita'. C'e' pero' un problema di realismo, ed e' il realismo, almeno in questo campo, che richiede delle scelte davvero coraggiose.

Ne parlo qui, perche' non mi pare che ci sia uno spazio di discussione altrove.

Le fontane di Piazza Navona sono tornate bianche per breve tempo a seguito di una ripulitura ed ora stanno lentamente ma inesorabilmente grigie: per farvi un'idea, prendete ad esempio l'arco di Settimio Severo, che nel quadro dei finanziamenti "Roma Capitale" fu restaurato non piu' di sette anni fa. I soldi sono finiti (un caso di restauropoli? no, probabilmente solo cattiva e miope amministrazione, piu' grave ed inquietante fenomeno), il lavoro e' stato lasciato a meta'. Si', a meta', con meta' arco bianca e meta' arco nera. Il tempo sta rimediando rendendo nuovamente la superficie omogenea.

Il travertino romano, _tiburtinus lapis_ degli antichi, e' un carbonato di calcio aggredibilissimo dagli agenti atmosferici. La Colonna Antonina ne soffre orrendamente, ma con essa anche la piu' celebre ma non piu' bella Colonna Traiana. Il problema e' che ne soffre, non solo a Roma, qualsiasi manufatto realizzato con un qualsiasi calcare, pietra che i romani usavano volentieri perche' di piu' facile lavorazione.

Il problema delle vernici con cui si dipingono gli edifici e' un problema generale che riguarda qualunque intervento sulle superfici. Per motivi anche comprensibili, per ovviare alle piogge acide si penso' ad un certo momento di usare il _paraloyd_, una resina sintetica trasparente usata dai restauratori per stabilizzare gli oggetti impermeabilizzandoli. Con grande sgomento (prima di tutto della casa fabbricante) ci si rese conto, ma solo *dopo* perche' in questo mestiere e' cosi', che cio' impediva alla superficie di "respirare" e quindi causava danni ancor peggiori. Cosi' le vernici sintetiche. Mentre nel restauro si ragiona in astratto, il problema per queste ultime e' trovare un sostituto conveniente nell'edilizia civile. Altrimenti bisogna fare un'ordinanza che le vieti...

La realizzazione dei muraglioni del Tevere e' il risultato di un lungo dibattito postunitario per risolvere un problema piu' grave: le inondazioni (catastrofiche) che periodicamente funestavano la citta'. Gli ingegneri umbertini, dopo lungo discutere (avevano persino pensato di creare un by-pass al fiume fuori della citta') optarono per questa soluzione che non e' la migliore in assoluto giudicata oggi, ma e' in linea con le soluzioni adottate, sempre nel secolo scorso, in altre capitali europee. O anche semplicemente a Torino.

Oggi e' noto che l'imbrigliamento dei corsi d'acqua e' uno dei principali motivi del dissesto idrogeologico, ma questo i tecnici sabaudi non potevano saperlo.

Siamo alla resa dei conti di 2700 anni di storia. Ci vogliono scelte coraggiose. Non Rutelli ma nessuno in Italia sara' in grado di farle. Un solo esempio. Roma ha bisogno di qualcosa che liberi il centro dal traffico. Prendiamo l'esempio di Parigi: ci vorrebbero almeno altre due linee di metropolitana, un utilizzo razionale del sistema del ferro esistente (segnalo il progetto "URBIS") una serie di sottovia e circonvallazioni che permettano di scavalcare il centro consentendo a chi vuole andare da Via Nomentana a Via della Pisana e presumibilmente dovra' andarci in macchina, di farlo senza violentare il centro urbano passando, che so, sotto Villa Borghese e il Gianicolo. Vedi, per esempio, non Parigi che e' troppo pianeggiante ma, per restare in Francia, Lione o Marsiglia. Se non abbiamo i soldi per pagare gli scavi archeologici necessari per fare questo, oltre ai parcheggi sotterranei e a tutte le opere connesse, si mandino tutti gli archeologi, me compreso, per cinque anni in esilio dorato, pagandogli dell

e succulente borse di studio in luoghi favolosi del vicino oriente, si sfasci tutto quello che si deve sfasciare e basta. Per conservare quattro sassi rischiamo di perdere un patrimonio intero: forse e' la volta buona per la profezia "finche' stara' il colosseo stara' Roma", ci stiamo giocando anche quello. Ma chi, quale politico, quale amministratore, quale tecnico (in senso tecnico=soprintendente) avra' mai il coraggio di fare scelte radicali ma che permettano di salvare l'insieme? Non le campane di vetro, ma qualcosa che renda davvero possibile tutelare un centro storico unico al mondo.

Paolo Gull

P.S. la storia della scalinata era una boutade, pero' e' vero che il principio numero uno della tutela e' che la conservazione, entro limiti ragionevoli, non deve impedire la fruizione. E la canna sugli scalini di Trinita' de' Monti era diventata una tradizione come la festa de noantri. E poi un galletto le turiste, scusate, dove le rimorchia???

 
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