Roma 12 dicembre 1995SESTA LETTERA APERTA AL DIRETTORE DI "IL CORRIERE DELLA SERA", AI SUOI COLLEGHI, IN PARTICOLARE ENRICO MENTANA, CHE MENA IL CAN (OSTRACISTICO E CENSORIO) PER L'AIA. MA CHE GIORNALISMO E' MAI IL VOSTRO PER CUI SE UN'IDEA E' ANCHE REFERENDARIA....
Caro Mieli, abbiamo tenuto oggi la "prima giornata nazionale" su un quesito referendario, o un gruppo omogeneo di quesiti. Il tema era quello della richiesta abrogazione dell'Ordine dei Giornalisti, singolarità italiana. Tale quesito è sottoposto all'opinione pubblica, in quanto tale, come altri 17, dal 12 Aprile 1995. Solamente "Il Sole - 24 Ore", d'agosto, ha ospitato interventi e fornito informazioni in proposito.
Relatori eravamo il Presidente dell'Ordine Mario Petrina, chi ti scrive questi capitoli "aperti" d'un libro a te dedicato, i Presidenti degli Ordini Regionali della Lombardia e del Lazio-Molise, Bruno Tucci e Franco Abruzzi, il Prof. Silvano Rizza, il Direttore de "L'Opinione" e di "Radio Radicale", Arturo Diaconale e Massimo Bordin. Ci si attendeva uno scontro all'ultimo sangue, e si è invece registrato un dibattito costruttivo e istruttivo, fra riformatori liberali, pur confermandosi i diversi approcci di chi ha oggi preso l'iniziativa referendaria e chi aveva preso in considerazione, da anni ed anni, quella legislativa diretta.
Almeno 320.000 elettori italiani hanno ad oggi apposto le loro firme autenticate sulla richiesta referendaria; il 95% di costoro lo ha fatto perché si sono imbattuti come passanti occasionali dinanzi a quella cinquantina di tavoli riformatori al giorno che un migliaio di militanti democratici (che non aspirano ad usare leggi Mosca di sorta!) riescono in media a far uscire per pochissime ore al giorno nell'intera Penisola, fra i 55 milioni di suoi abitanti. Il Prof. Silvano Rizza, Direttore della Scuola di Giornalismo di Urbino, titolare anche della cattedra di etica giornalistica, oltre che nostro antico e autorevole collega, ha colto l'occasione per ricordarci che esistono due "giornalismi": il primo - che non richiede "giornalisti" - di "formazione", con i suoi notisti, editorialisti, politologi, sociologi, portapensiero o portaparola dei Direttori; il secondo - informativo - e propriamente "giornalistico" per "giornalisti".
"Il Corriere della Sera" (ripeto per un'ultima volta che lo prendo ad esempio; come scriveva fino all'autoestasi il direttore di un tempo - Cavallari - essendo questo tuo quotidiano una "istituzione della Repubblica", s'intende di quella partitocratica e di fatto, non Stato di Diritto) formativo e informativo conferma ancora oggi, in questa occasione e per questo tema così strettamente connesso alla libertà di stampa e della stampa, che se un tema è "referendario" non deve esistere, merita positivamente e accanitamente, scientificamente d'esser ignorato e fatto ignorare quanto meno per un semestre intero, dal 12 Aprile di quest'anno, data d'inizio dell'attuale campagna referendaria. Perché? Ce lo spieghi?
Un tempo, "il Corriere della Sera" dedicò il massimo di informazione e di formazione all'argomento, citando ampiamente i dibattiti della Costituente, le posizioni contrarie della Sinistra e dei liberali einaudiani agli "albi obbligatori" e agli "ordini". Luigi Einaudi ne scrisse, in "fondi"ed "editoriali" (allora non erano necessariamente la stessa cosa), con passione e con maestria, proprio sulle colonne di "Il Corriere della Sera", allora effettivamente liberale. Lo stesso giornale non ignorò e non fece ignorare la solitaria, altera, eccezionale disobbedienza parlamentare e politica nei confronti del suo stesso Partito, il PCI, e del Parlamento partitocratico, di Umberto Terracini, il maggiore e più censurato (dai suoi, per cominciare) dei comunisti liberali italiani di questo secolo.
Su uno dei nostri temi, 20 temi, quello relativo alla scuola elementare, "Il Corriere della Sera" ha pubblicato un intervento di Angelo Panebianco. Su tutti gli altri 19 temi, ignoranza totale, formativa ed informativa.
Nel frattempo, occorre riconoscerlo, "Il Corriere della Sera" ha scritto e fatto scrivere, intervistato ed invitato tutti su tutto. Tranne che sul progetto referendario nel suo comlpesso, che ha ad oggi raccolto almeno 5 milioni di richieste autografe e autenticate da parte di una buona percentuale dei tuoi "lettori", e - perfino - ne sono certo, dei tuoi "redattori".
Così sui quattro referendum sull'ordine giudiziario, che avrebbero consentito delle inchieste favolose ed esplosive: pensa agli incarichi extragiudiziari, ai 1064 Presidenti di Sezione della Corte di Cassazione, alla irresponsabilità civile assoluta dei giudici, al funzionamento anticostituzionale e costituzionalmente straripante del CSM correntocratico..... E che "articoli di fondo", che "editoriali" liberali, da Stato di Diritto, da Istituzione della Repubblica "scritta", legittima, legale.....
E sull'aborto, "che riguarda moralmente, civilmente, culturalmente, tutti noi, il paese e la civiltà del suo diritto positivo; su quell'aborto sul quale mai nessun Parlamento italiano, nei prossimi decenni, riuscirebbe a legiferare, se non con il pungolo referendario (come è già accaduto per la leggiaccia vigente), con la sua proposta anti-ideologica, tollerante, densa di religiosità laica e cristiana, perché tende a cancellare la figura dell'aborto di Stato", "Il Corriere della Sera"liberale, etico-politico, indipendente dalla classe politica, ancora nei tempi di Ottone e successivi, quando mai ha o avrebbe taciuto? Invece oggi tace, ignora, disinforma, rimuove come una qualsiasi cinica donnista "democratica", come qualsiasi illiberale e clerico-ateista del nostro sottopaese, che non vogliono che altro si affermi dalle logiche più sordide e ciniche di fazione, di partito, per dare o non dare "fastidio" a Prodi o Berlusconi, o a come si immaginano che debbano essere.....
O come Santoro, attendi di sapere se siamo stati finalmente sconfitti, per poter magari trattare questi temi in "terza pagina", che non c'è più o con qualche magistrale "forum" alla Riotta o alla Lerner?
Temo che il tuo "sacrificio" (sacrificio di giornalismo, di liberalismo, di indipendenza interiore, culturale dal regime partitocratico post-fascista, post-comunista, post-clericale, della lealtà dell'informazione, della tolleranza verso i "diversi" dal potere e dai poteri che frequenti nella tua coscienza, con esteriore, grande senso della tua autonomia funzionale) non basti, ormai, come sembrava lecito sperare, o (masochisticamente) temere, poiché diviene ogni giorno più possibile, perfino, per un'oncia, probabile, che questa campagna referendaria approdi, tutta o in gran parte.
Ti rendi conto, caro Direttore, che state divenendo sempre più Ezio, Giulio, Valter, Eugenio, Enzo, Indro, Angelo, Carlo, Enrico poc'altro di più che cronisti di palazzo o di plebe, dediti a consumare ogni giorno il possibile, ormai esaurito, piuttosto che attenti a segnalare il "nuovo possibile" che Weber indicava - assieme a Simone Veil - come l'essenza, il proprio della politica e del politico?
I referendum sono riforma, oggi, in Italia. Secondo il lamento di Benedetto Croce, voi continuate a vigilare perché questo resti il solo Paese d'Europa o d'Occidente che abbia conosciuto e conosca solo Controriforma, e mai Riforma. Amate i fra Dolcino, versione Fo-Rame, proprio per questo; anche se ne siete totalmente consapevoli.
A domani, a dopo; caro Direttore. Vorrei, però, che tu non disdegnassi, come un Di Pietro politico-qualsiasi, di rispondere alle domande che i malnati - perché liberali ed antifascisti, anticomunisti, anticlericali, antipartitocratici - fanno. Cos'è una notizia? Cos'é "giornalismo"? Cos'é democrazia? E cos'é "indipendenza"?