Milano, 10 Novembre 1995
Alle segreterie regionali laburista, liberale, repubblicana e verde,
nelle persone di:
- Giuseppe Amoroso
- Gianmarco Brenelli
- Massimo Torchiana
- Virginio Bettini
Cari amici,
le vicende politiche di queste settimane e le recenti occasioni di
incontro che ho avuto con ciascuno di Voi nei giorni scorsi, mi
inducono a scrivervi per sollecitare una presa di posizione ufficiale
da parte vostra e delle vostre rispettive forze politiche.
Il progetto dei venti referendum promossi dal movimento dei club
Pannella-Riformatori giunto ad un momento di svolta decisivo:
dopo il fallimento dei due tentativi precedenti - un prezzo pagato alla
disinformazione e all'attacco qualunquistico all'istituto referendario -
stavolta sussistono tutte le condizioni per la piena riuscita del nostro
progetto riformatore, che getterebbe le basi per una svolta liberale,
liberista e libertaria della politica italiana, dall'economia alle
istituzioni.
Tuttavia rischiamo nuovamente di non farcela, sia pure di poco, se ci
ritroveremo ancora una volta soli a reggere lo sforzo organizzativo e
finanziario della raccolta delle firme: se cio alle facili adesioni di
principio, ottenute su molti quesiti proposti, non dovesse seguire un
impegno concreto, operativo, militante da parte di altre forze
politiche e della societß civile.
Molti di voi dichiarano il proprio accordo a titolo personale su
numerosi punti qualificanti della nostra proposta, ma tutto ci si
esaurisce poi in una sottoscrizione individuale di alcuni referendum.
Nel ringraziarvi sinceramente per la vostra firma, debbo per dirvi -
con amicizia ma con franchezza - che considero questo
comportamento plausibile per un privato cittadino, ma inaccettabile
per un dirigente politico e per chiunque abbia l'ambizione di
rappresentare alcunch nella vita pubblica milanese e nazionale.
E' possibile che alcuni fra i massimi dirigenti nazionali dei Verdi
dichiarino pubblicamente di aver firmato per i referendum, senza che
da parte del loro partito giunga un'adesione ufficiale ai referendum
contro la caccia o per la riforma dell'obiezione di coscienza, n
tantomeno un impegno alla raccolta delle firme ?
E' possibile che - a fronte delle gravissime violazioni della legalitß
perpetrate nell'amministrazione della giustizia nel nostro paese - la
Federazione dei liberali non ritenga di doversi ufficialmente e
concretamente impegnare con noi nella battaglia garantista ?
E' possibile che i repubblicani - da sempre strenui sostenitori delle
privatizzazioni, della riforma dell'economia e della libertß di mercato
- non vogliano schierarsi a sostegno dei referendum su "golden
share", Enel e sanitß, tanto per citare tre esempi ?
E' ancora possibile attendersi dagli eredi dell'autonomia socialista una
coraggiosa presa di posizione a fianco dei riformatori nella battaglia
referendaria, come in tante altre occasioni che nel passato hanno
scandito la crescita politica e civile di questo paese ?
Questo vi chiedo in modo aperto e pressante, cari amici, senza
iattanza n alcun intento polemico, ma con spirito dialogico e laico, di
quella "laicitß" che deve rifuggire dagli interrogativi amletici e dagli
intellettualismi elitari, per diventare strumento efficace di lotta
politica.
In fondo, se devo credere a quanto mi dite, non vi chiedo altro che di
essere conseguenti alle molte attestazioni di consenso e di stima che
abbiamo raccolto nel recente periodo, attorno alle nostre proposte.
Attendo perci con fiducia una vostra risposta e vi saluto con
l'amicizia di sempre.
Alessandro Litta Modignani
presidente del club Pannella-Riformatori "Karl Popper" di Milano
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La risposta dei LABURISTI:
Milano, 14 novembre 1995
Caro Litta Modignani,
ho ricevuto il Tuo fax del 10 c.m.
La laicitß dei laburisti non soffre di interrogativi amletici ne di
intellettualismi elitari.
Al contrario, i pochi, ma entusiasti volontari su cui posso contare
hanno ben chiari i propri obiettivi politici ed organizzativi: ricostituire
sul territorio pi·' disastrato del paese un minimo di tessuto culturale
socialista liberale.
Nell'espletamento di tale difficile compito risultato del tutto naturale
lavorare a fianco dei liberali e dei repubblicani.
Non altrettanto pu dirsi, invece, per quanto Vi riguarda.
Basterß ricordare, in merito, le recenti elezioni nella nostra regione: i
candidati, il tipo di propaganda, le scelte di campo da Voi operate
hanno tracciato un solco profondo tra noi.
Esso non pu venir cancellato con un generico appello limitato a
quanto Vi interessa in questo momento.
Se, invece, volete aprire un confronto a tutto campo con le altre forze
laiche di questa regione, sar ben lieto di cercare di convincerVi che
il Vostri ruolo non pu essere quello del fool di Berlusconi.
Cordialmente.
(avv. Giuseppe Amoroso)
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La risposta del PARTITO REPUBBLICANO ITALIANO:
Milano, 17 novembre 1995
Caro Litta Modignani,
ho letto con attenzione il tuo fax del 10
Novembre, e l'occasione mi spinge a fare alcune riflessioni che da
tempo volevo farti.
Una forza di tradizione laica e riformatrice come il PRI, ha sempre
condiviso, e talvolta persino invidiato (sarebbe inutile nasconderlo), la
capacitß del movimento radicale di "smuovere" la coscienza sociale
del Paese con grandi battaglie civili di opinione.
Siamo stati in prima fila, con le nostre piccole o grandi forze, nelle
campagne referendarie promosse quasi sempre dal vostro
movimento.
Non posso per nasconderti che abbiamo vissuto con grande,
crescente, delusione il fatto che nel recente passato sempre pi·
spesso queste vostre battaglie "civili" sono state strumento di una
(legittima!) azione politica di "parte", con il fine quasi esclusivo di
ritagliarvi una posizione contrattuale partitica rispetto ad alcuni altri
attori (nuovi e vecchi) del panorama politico.
Si tratta di una scelta assolutamente legittima, che rispettiamo, ma
che, evidentemente non pu vederci compartecipi, pur nella
condivisione di alcune scelte che cercate di intraprendere.
Ci auguriamo di trovarci numerosi al vostro fianco quando porterete
in Parlamento queste proposte.
Ci auguriamo anche di trovare, magari a Milano, pi· numerose
occasioni di lavoro comune, ma non possiamo accettare di svilire
l'istituto referendario al ruolo di strumento di battaglia tra i partiti,
soprattutto, poi, finalizzata a semplici trattative "interne" ad un Polo
che, al di lß di voi, nulla ha, nei fatti, della tradizione liberale e
democratica.
Con la sincera e profonda stima di sempre.
Massimo Torchiana.