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Conferenza Movimento club Pannella
Palumbo Stefano - 30 dicembre 1995
LA STAMPA - 30 dicembre 1995

ALLA CAMPAGNA DEI REFERENDUM NON SERVONO GLI ECCESSI

Il Commento di Alberto Michelini

La dura battaglia sui Referendum condotta in questi mesi da Marco Pannella non può certo lasciare indifferente chi - come il sottoscritto - ha sempre riconosciuto, nella sua lotta a fianco di Segni per un sistema elettorale diverso, il valore costituzionale, quindi politico e civile dello strumento referendario.

Ritengo quindi del tutto legittimo il richiamo che viene spesso fatto per una più ampia e completa diffusione di informazione sui temi trattati dai venti referendum proposti dai Club Pannella. tuttavia proprio la consapevolezza della centralità che tende assumere il referendum in una democrazia liberale, tutelata da principi e norme costituzionali, non posso non stigmatizzare l'uso improprio che ne viene fatto. I venti quesiti dei Club Pannella spaziano su tutto lo scibile umano, della politica e della Pubblica amministrazione.

Chi viene chiamato a firmare, e non solo a votare, i referendum dovrebbe possedere cognizioni straordinarie su ogni cosa, dalle questioni legate alla legge elettorale al CSM, dai Patti in deroga al monopolio energetico, dai problemi del servizio sanitario nazionale a quelli della giustizia, dall'obiezione di coscienza alla delicatissima vicenda dell'aborto e della liberalizzazione delle droghe leggere. Quindi, giusto anzi giustissimo sollecitare la stampa e la televisione a dare maggiore informazione sui referendum, ma che questa informazione non sia limitata a dire e a ricordare dove, come, quando è possibile sottoscrivere i quesiti referendari.

Cerchiamo anche di entrare nel merito, in modo tale che il cittadino, quando si avvicina ai tavoli o agli Uffici delle Segreterie comunali, sappia esattamente cosa sta chiedendo con la sua firma. Non possiamo infatti limitarci a dire che il referendum è un diritto "tout court", bisogna anche aggiungere che per richiederne l'indicazione è necessario rispettare il vincolo delle 500mila firme ovvero il consenso di una parte non irrilevante di cittadini che - si presume - conoscano cosa volere e cosa chiedere. Tra le richieste promosse dai Club Pannella si distinguono certamente quelle relative all'aborto e alla liberalizzazione delle droghe leggere. Ebbene su questi due punti deve essere innanzitutto chiaro che lo strumento referendario appare come quello meno indicato per dirimere questioni complesse, soprattutto se vien fatto a colpi di abrogazione.

E' inquietante come sul tema delle droghe leggere si stia diffondendo una cultura del lassismo che sembra poi ammiccare ad un senso del tutto ludico e edonistico dell'esistenza. Esempio lampante di ciò lo possiamo avere leggendo sull'ultimo numero de "Il Venerdì", di Repubblica, un articolo dedicato al tema delle droghe leggere che definire allucinante è puro eufemismo. Del resto un articolo sulle droghe non poteva che essere appunto "allucinante". In questo articolo si parla di hashish e marijuana come se fossero graziosi passatempi con cui trastullarsi e baloccarsi. L'autrice del servizio, tale Paola Zanuttini, esordisce scrivendo: "Amsterdam, Markus, ogni tanto ha bisogno di staccare un po'. A mezzogiorno di sabato si è già fumato quindici canne, ma sembra che stia bene. Ha solo l'occhio un po' spiritato... comunque è in grado di mantenere un filo logico". tutto bene, quindi: fumati le canne che tanto la logica non ti tradirà. La Zanuttini poi aggiunge, testualmente: "E il senso del proibito? Non cercatel

o qua. Noi poveri figli della cultura giudaico-cristiana, che scoppiamo di sdegno o ci scappa da ridere appena sentiamo il profumo d'origano della marijuana, siamo fuori luogo con le nostre malizie. La tolleranza cancella il peccato". E la Zanuttini - badate - parla seriamente, parla senza ironie, parla senza incertezza e senza dubbi, futili sentimenti da lasciare ai poveri sciocchi come noi, ostaggi dei fragili e poco pragmatici principi della cultura cristiana. "Qui il fumo - si legge nell'articolo - è un'esperienza mentale" e ancora "oltre che culturale, quello della canapa è un territorio culturale , erede della nobile tradizione hippy, pacifista e naturista". Povero ignorante quindi chi non sa apprezzare gli arcani segreti delle droghe e del loro consumo. Anzi sarebbe opportuno "l'uso religioso delle droghe... un consumo più rituale e comunitario degli spinelli" parola di Frans Bronkhorst, citato dalla Zanuttini come fulgido esempio di un politica lungimirante e tollerante verso lo spinello. Queste e t

ante altre gravissime amenità, come quando la stessa Zanuttini confessa la sua ammirazione per gli olandesi di Amsterdam "per tanta civiltà, per la capacità di maneggiare il bisogno di sballo con così efficace, disinvolto e comprensivo pragmatismo". L'unica preoccupazione della giornalista è se un tale pragmatismo potrebbe poi condurre alla noia. "Lo spinello tollerato - scrive - ha l'aria di un tranquillante sociale, giusto, politicamente corretto, ma un po' depressivo" e dovremmo poi scegliere anziché la droga leggera un bel bicchiere di vino perché "il vino - sostiene Jan Boeles, addetto culturale dell'Ambasciata olandese, citato nell'articolo, è molto più divertente". Quindi se ci sono perplessità sull'uso delle droghe leggere è solo per il grado più o meno alto di divertimento che esse possono procurare. Il divertimento, questa la parola chiave di tutta l'analisi di Repubblica. Nessun riferimento sugli effetti psicofisici delle droghe, nessun riferimento sull'efficacia di un'azione di prevenzione socio-

sanitaria, nessun riferimento sulla funzione di promozione culturale ed educativa che potrebbe svolgere la scuola nella lotta alla droga. Si preferisce la banalizzazione, una cinica banalizzazione che emerge in modo davvero inquietante quando nell'articolo si parla di Ben Dronkers, il più potente produttore olandese di semi di canapa, "un ricco, simpatico e socialista padre di famiglia", sono parole della Zanuttini, che "quando vede uno dei suoi sei figli intento a rollarsi una canna si informa se abbia già finito i compiti". Un'analisi quindi desolante, se non ridicola, di un cinismo esasperante, che invece di parlare dei problemi veri legati al consumo della droga, problemi di disagio sociale, di abbandono, di sofferenza, indugia in pittoresche e salottiere disquisizioni se sia più divertente e più "à la page" consumare droga leggera oppure bere un profumato nettare di Bacco. Che tristezza! Questa è la tristezza, questa è la desolazione di argomenti e di pensieri che dovremmo tutti stigmatizzare e farebbe

bene Pannella a stigmatizzare; invece di invocare continuamente l'aiuto dei mass-media perché indichino al povero cittadino italiano - con ossessionante e petulante ripetitività - l'indirizzo delle segreterie comunali. I referendum sono una cosa seria e la droga non è mai un passatempo.

 
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