PANNELLA: OSCAR E' UN FUORI-LEGGE
L'INTERVISTA "Da un anno si comporta come se fosse il capo di Stato presidenziale"
"Chiediamo per lui lo stato di accusa per attentato alla Costituzione".
INTERVISTA A MARCO PANNELLA DI CORRADO RUGGERI. pag.3
ROMA - Il discorso di San Silvestro è solo l'ultimo atto, secondo Marco Pannella, di un lungo percorso che avrebbe portato il presidente Scalfaro oltre la Costituzione, oltre i poteri e le prerogative che sono riconosciuti al Capo dello Stato. "Da un punto di vista rigorosamente tecnico-giuridico - dice il leader dei Riformatori - il presidente Scalfaro è ormai un fuori-legge. E per questo, come avevamo deciso già un mese fa, presenteremo in Parlamento la richiesta di metterlo in stato di accusa per attentato alla Costituzione. La campagna referendaria, che si chiude fra due giorni, e la necessità di preparare tutta la documentazione, ci avevano fatto ritenere di poter presentare la richiesta verso la metà di gennaio".
D - Il discorso di fine anno vi spinge ad affrettare i tempi?
R - "Credo che chiunque abbia onestà intellettuale e sappia cos'è uno Stato di diritto, non possa non constatare che il presidente Scalfaro, rispetto alla Costituzione è e intende sempre più essere letteralmente un 'fuori-legge'".
D - Quali ragioni costituzionali la portano a considerare il presidente Scalfaro, come dice lei, un fuori-legge?
R - "Si tratta, e lo ripeto, di una valutazione squisitamente tecnico-giuridica. Da un anno il presidente persegue pubblicamente un disegno di governo del paese, della politica e delle istituzioni. Come se fosse il presidente di uno Stato presidenziale, esprime costantemente le sue opinioni: nel nostro Stato di diritto, il Presidente della Repubblica può solo esprimere verità che uniscano i cittadini, e no giudizi di valore che li dividano. Scalfaro esprime opinioni e in quel momento quelle sue opinioni diventano verità: chi non le condivide si trasforma non in oppositore, ma in dissidente, in diverso
D - Vuole dire che il presidente avrebbe perso il dovere di imparzialità?
R - "La Costituzione prevede una sola forma di espressione e di manifestazione del pensiero del presidente: i messaggi al Parlamento. Ebbene, Scalfaro non ne ha mai fatti. Non ha realizzato, quindi, la dialettica che lo Stato e la Costituzione prevedono, ma si è rivolto al Paese per criticare gravemente il Parlamento che secondo la nostra Costituzione è l'unico che rappresenti la volontà del Paese. Lui sequestra la Costituzione e i diritti del Parlamento mentre costantemente li sacralizza".
D - Secondo lei, il Parlamento accoglierà la vostra richiesta di messa in stato di accusa?
R -"Noi motiveremo la nostra richiesta, segnalando anche quanto è stato detto nel discorso di fine anno, quando il presidente scalfaro ha dato valutazioni sul governo, sull'economia, sulla situazione civile e politica del Paese. Giustissimamente Rifondazione Comunista ritiene intollerabile che il capo dello Stato dia ragione o torto all'una o all'altra forza politica o so sostituisca al Parlamento nel giudizio istituzionale dell'opera del governo. Diciamo che questo presidente avoca a sé tutte le prerogative dei Poteri costituzionali, dell'esecutivo e del legislativo".
D - In che modo?
R - " Anche affermando, come ha fatto nel discorso di San Silvestro, che la Corte Costituzionale, nel merito e non in diritto, ha operato benissimo: anche questo è giudizio che non gli appartiene ed è un modo per indicare al Paese, al Parlamento e alle forze politiche, quello che è auspicabile che si faccia. Così distrugge perfino le prerogative delle forze politiche, che secondo la Costituzione sono le sole che concorrono al formarsi della politica nazionale".
D - Magari la colpa è anche delle forze politiche, che non si difendono, o non vogliono difendersi come dovrebbero.
R - " Questo presidente della Repubblica vive, si manifesta e sta operando come il capo di uno Stato precostituzionale, quello che da un punto di vista tecnico-costituzionale potremmo definire monarchia assoluta: Scalfaro si pone al di sopra di tutte le regole, si rivolge direttamente al Paese con discorsi politici, interferisce in modo irreparabile nella dialettica parlamentare, fra esecutivo e legislativo e fra forze politiche e Paese. Sul piano tecnico è esattamente come i monarchi assoluti, che avevano la prerogativa di essere legge, di non essere responsabili di nulla di fronte a nessuno e di poter ridurre o estendere a piacimento i poteri degli organi dello Stato. Solo atteggiamenti "servili"possono giustificare le scelte del presidente. Per noi invece è urgente interrompere questa situazione gravissima di sospensione della legalità: e non tanto nel gioco democratico, che non esiste, ma proprio nei meccanismi istituzionali".