Articolo di Gianfranco Marcelli"REFERENDUM E "STRAGE DI VERITA'". L'UNICA FIRMA CERTA E' DI PANNELLA"
Al terzo tentativo, con l'ausilio di un battage pubblicitario senza precedenti sugli schermi televisivi nazionali, Pannella e compagni giurano di avercela fatta. Assicurano che, se non tutti, la gran parte dei venti referendum da loro proposti verranno inflitti al Paese.
Naturalmente non è detta l'ultima parola, che spetta alla Corte Costituzionale. E neppure la penultima, rappresentata dalla verifica che la Corte di Cassazione si accinge a compiere sulla quantità e sulla qualità delle firme raccolte.
Siamo anzi in curiosa attesa di vedere se il tanto strombazzato rush finale, che avrebbe consentito il superamento del tetto di 500 mila firme, è davvero così genuino. In tempi in cui i "miracoli" figurano tra i generi più richiesti nel teatrino della politica, sia almeno consentito a chi crede in ben altri prodigi di conservare in questo campo un sano scetticismo.
Anche perchè, in caso di conferma, mai come questa volta saremmo di fronte non tanto al frutto della fede, più o meno militante, in una qualche discutibile ma legittima causa, quanto al prodotto stiracchiato e stento di un coacervo di sforzi e di volontà senza collante ideale. Altro che "alternativa democratica e di sistema". A un eventuale successo, semmai, avranno soprattutto contribuito -non sapremmo dire se di buona o di mala voglia- una sommatoria di convenienze e di finzioni, di fragilità e di ripicche, con ben poco di nobile in comune.
Su questo panorama desolante giganteggia il capolavoro truffaldino costruito da Marco Pannella a livello propagandistico-istituzionale: l'essere riuscito a contrabbandare il comitato promotore dei referendum come un "potere dello Stato", titolare di un diritto indiscutibile, e di fatto indiscusso, a ottenere spazio in (quasi) tutti i mass media.
In questo caso è davvero ingiustificato il ricorso a una delle iperboli pannelliane più ricorrenti, quella sulla "strage di verità".