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Conferenza Movimento club Pannella
Donvito Vincenzo - 10 gennaio 1996
tavolinari
"io sono un semplice tavolinaro" -frase sentita spesso in congresso. Ormai entrata nell'alveo della linguistica radicale, a sostituire il desueto e abusato "militante di base", sempre utilizzato, in molteplici occasioni, per contrapporre "la base" al "vertice". Cambia il lessico, ma il concetto rimane vivo, come incrostazione di un modo d'essere, d'agire, pensare, proporre, argomentare filtrato da qualcosa che culturalmente ci attraversa, si sofferma, prende, e se capisce muta, altrimenti corre verso il suo nulla.

Ma ditemi un po': forse che non esistevano i tavoli prima di questi 20 referendum? Forse che non esistevano i compagni che "andavano ai tavoli", il mitico "make a table, like not a carpenter" è di storica memoria ovunque un radicale abbia messo naso e mano.

Quindi, chiarita questa nostra natura costituente, mi preme sottolineare che non mi sono mai accorto dell'esistenza di un "vertice" e di una "base" nel nostro modo di essere e di fare politica.

A questo costume del "semplice tavolinaro", per capirci, io contrappongo il "tavolinaro complesso", che mi sembra più appropriato, altrimenti non troverei ragione nella nostra caparbia e brillante ostinazione nel raccogliere e spiegare i 20 referendum, alcuni dei quali non mi sembravano di immediato impatto.

E' qui la nostra forza "complessa" contrapposta alla "semplice". E' quella di rendere semplice, intellegibile, comprensibile anche ai più ostici, materie che si vorrebbero confinate alla comprensione degli addetti ai lavori.

Io rimango convinto che l'ultimo compagno arrivato nel nostro movimento e partito, sia in grado di fare il deputato e i sottosegretario mille volte meglio del deputato medio che ci offre l'attuale legislatura e che ci hanno offerto quelle passate. E' il nostro modo di porci davanti ai problemi che ci dà un vantaggio: l'essere netti, precisi, senza secondi fini sopiti o nascosti, che ci dà una chiarezza, una lungimiranza che solo gli avversari più attenti ci invidiano.

L'esempio del "golden share" che Pannella ha fatto in congresso, è indicativo. A chi si lamentava della difficoltà che avremmo avuto ai tavoli (e chi si lamentava era un compagno che si definiva "semplice tavolinaro" .... non a caso) nello spiegare la richiesta di messa in stato d'accusa del Presidente Scalfaro, Pannella ha candidamente ricordato che se ai tavoli siamo stati in grado di spiegare il "golden share", non si capise perchè avremmo avuto difficoltà nello spiegare l'opportunità di firmare questa petizione.

Altra cosa.Vertice e base. Ma se esistessero questi epifenomeni, credete che si farebbero i congressi con gli iscritti che parlano, votano e si esprimono ad ogni livello dell'assise. Inutile ricordarvi le dinamiche di altre organizzazione (in particolare della cosiddetta sinistra) dove invece queste dinamiche e queste differenze, esistono e sono ampiamente rimarcate anche negli statuti.

Ritengo che i compagni che amano fregiarsi di "semplici tavolinari", sono toccati da quel comportamento tipico della sinistra italiana che si esprime lamentandosi, croggiolandosi nella sua presunta disgrazia (roba da "questione meridionale"), e chiedendo che colui che in quel momento incarna nel suo immaginario fisico e mentale la figura del padre-padrone, abbia un gesto di clemenza e lo annoveri sulla strada del vertice.

Un modo di pensare e di approccio che porterà a grossissime delusioni, specialmente quando si scoprirà che il padre non è tale ma è solo un compagno con più esperienza.

Siamo o no individualisti?

 
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