Radicali.it - sito ufficiale di Radicali Italiani
Notizie Radicali, il giornale telematico di Radicali Italiani
cerca [dal 1999]


i testi dal 1955 al 1998

  RSS
mer 15 mag. 2024
[ cerca in archivio ] ARCHIVIO STORICO RADICALE
Conferenza Movimento club Pannella
Partito Radicale Rinascimento - 19 gennaio 1996
ARTICOLO DEL GIORNALE 19-1-96
di Iuri Maria Prado

"PERCHE' QUELLE FIRME CONTRO SCALFARO"

Com'è noto i Riformatori dei Club Pannella intendono denunciare il Presidente della Repubblica, Oscar Luigi Scalfaro, per attentato alla Costituzione. I Riformatori, poi, hanno dato corso ad una nuova campagna di raccolta di firme. Il cittadino, in particolare, è chiamato a sottoscrivere una richiesta di "dimissioni" del Capo dello Stato, richiesta con la quale, ad un tempo: a)si formula l'"auspicio" che le operazioni volte a formalizzare e presentare la denuncia contro il Presidente della Repubblica abbiano corso e b)si dà generico "sostegno" all'iniziativa.

La questione -tutt'altro che irrilevante- implica considerazioni di carattere e giuridico e politico. Dividiamo il discorso in due (da un lato la richiesta di dimissioni, dall'altro l'"auspicio" che il Presidente sia messo in stato di accusa e il "sostegno" alla denuncia).

1) La richiesta di dimissioni. Ha significato solo politico, ed è paragonabile -a stretto rigore- a una qualunque altra richiesta di dimissioni, svolta contro chiunque. Mi spiego. Se io mi mettessi a raccogliere firme per le dimissioni, che so, di Massimo D'Alema, dalla sua carica di deputato, verosimilmente centinaia di migliaia -se non milioni- di cittadini sottoscriverebbero. Valore? Praticamente nullo.

Si potrebbe rispondere che la posizione del Presidente della Repubblica non è quella di un deputato (perchè il Presidente è "unico", e "sopra") ma l'obiezione lascia il tempo che trova perchè se si riconoscesse che una richiesta di dimissioni del Presidente ha un "peso" -che cioè essa è fondata, in qualche modo, per il solo fatto di essere formulata -allora bisognerebbe riconoscere l'ammissibilità, la fondatezza- o almeno il "peso", appunto- di ogni possibile analoga richiesta contro qualunque Presidente formulata: perchè un presidente ritenuto "buono" da dieci milioni di cittadini, sarà comunque ritenuto "cattivo" da altrettanti.

2)L'"Auspicio" che la denuncia abbia corso e il relativo "sostegno". Anche qui, il significato è solo politico. Se, infatti, io dicessi che Tizio è un assassino e decidessi di denunciarlo, la mia denuncia non guadagnerebbe fondatezza per il fatto di essere sottoscritta da un milione di cittadini. Sarà fondata o infondata, ma a prescindere dal numero dei denuncianti. Nè hanno valore -giuridicamente- il "sostegno" alla denuncia e l'"auspicio" che l'assassino sia condannato.

Valgono tuttavia le considerazioni fin qui svolte a destituire di ogni significato l'iniziativa dei riformatori? No. Il Presidente Scalfaro, infatti (e lasciamo perdere se questo sia illeggittimo e davvero meritevole di censura, lasciamo perdere il fatto che, non più di qualche anno fa, proprio su tale circostanza il Pds abbia basato la propria accusa di attentato alla Costituzione svolta contro Cossiga), il Presidente Scalfaro, dicevo, ha difatti instaurato un diretto rapporto con il "popolo". Parlando direttamente al popolo (e senza che a quest'ultimo fosse data possibilità di interloquire e replicare) Scalfaro ha più volte dichiarato di non poter dar corso a elezioni anticipate prima dell'introduzione di certe "regole". Ma -oltre alla considerazione che l'iniziativa delle leggi non spetta al capo dello Stato- domandiamo: Che riprova si ha che il popolo fosse e sia della medesima opinione? Nessuna. Perchè il popolo elegge il Parlamento, non il presidente: questo, semmai, può passare -con i "messaggi"- per

il tramite di quello, ma se tale "passaggio" è eluso, cessa di esistere ogni garanzia che l'indirizzo politico del Paese sia tracciato in virtù del rapporto di "rappresentatività" che sempre deve collegare il legislativo (e, indirettamente, anche l'esecutivo) al corpo elettorale.

Ancora, e sempre parlando direttamente al popolo, Scalfaro ha elogiato l'opera del governo Dini, ha espresso un giudizio, autoassolutorio e inappellabile, sulla correttezza costituzionale delle scelte e degli atti di un anno di presidenza. E ancora, dunque, domandiamo: che riprova si ha che il popolo -interlocutore che Scalfaro si è scelto- la pensi allo stesso modo? Nessuna. E inoltre: di quale strumento dispone il popolo per manifestare il suo eventuale disaccordo? Nessuno.

Nessuno a parte la sottoscrizione proposta dai riformatori. Sottoscrizione il cui significato è dunque quest'altro: dare facoltà ai cittadini -cui Scalfaro parla- di rispondere.

 
Argomenti correlati:
stampa questo documento invia questa pagina per mail