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gay conservatori

GAY, NON C'E' LIBERTA' SENZA IL DIRITTO A SPOSARSI

Dall'America un manifesto omosessuale: scritto da un conservatore

di Livia Manera

La Stampa, 18 gennaio 1996, p.19

Andrew Sullivan era un bambino inglese educato e studioso, primo della classe fin dalle elementari, che detestava il calcio, apprezzava la compagnia delle bambine piu' sveglie, leggeva molto, e sentiva dentro di se', forte, un desiderio di fondersi con un'altra persona, non per possederla, bensi' per realizzare una sorta di unione. Qualcosa che, fin dall'inizio, capi' di dover nascondere.

La sofferenza informe che nasceva da quella segretezza era tutto cio' che sapeva della sua inclinazione omosessuale, che con l'arrivo della pubertà si annuncio' con la forza travolgente di un implosione.

Si prese delle cotte che diventarono vere e proprie ossessioni sessuali, né poté piu' sfuggire all'evidenza: quella che in modo confuso aveva cominciato a sentire da bambino era una attrazione potente verso gli altri uomini.

"Tutto cio' portava con se un acuto senso di euforia, contemporaneamente, di disgusto", ricorda Sullivan, oggi caporedattore della prestigiosa New Republic a Washington. "Era come salire per la prima volta sull'aereo, sentire l'ebbrezza del decollo, guardare con stupore fuori dal finestrino, vedere le nubi che galleggiano sotto di te e poi, improvvisamente, rendersi conto di aver preso il volo sbagliato, di essere diretti verso un luogo spaventoso, circondati da persone che nell'intimo ti fanno orrore. Vieni assalito dal panico, dalla vertigine: anche tu sei uno di loro".

Questi ricordi scritti con grande eleganza narrativa, sono il prologo di uno dei saggi piu' importanti di questi anni sull'omosessualità, un pamphlet che ha acceso discussioni a non finire un anno fa negli USA, e che ora arriva da noi, edito da Mondadori, con il titolo "Praticamente normali". Parte dello scalpore che il libro ha suscitato viene proprio dall'indentikit del suo autore: dal fatto che Andrew Sullivan è giovanissimo (ha trentuno anni), e' inglese, e' laureato ad Oxford in storia moderna, ha un dottorato ad Harvard in Scienze Politiche, è conservatore, cattolico, e, cosa ancora piu' spiazzante, è ai vertici di una rivista di politica e cultura solida e notoriamente conservatrice come la New Republic.

Sullivan parte dalla propria esperienza per definire che cos'è un omosessuale, e attacca gli atteggiamenti piu' comuni nei confronti dell'omosessualita' - quello religioso, quello gay estremista, quello foucaltiano, e quello liberal tollerante - per elaborare un manifesto in cui rivendica per gli omosessuali il diritto ad essere considerati cittadini a tutti gli effetti, in base al principio liberale di uguaglianza pubblica e liberta' privata.

Un programma che, con una dose generosa di buona volonta', dovrebbe riuscire accettabile a tutti, secondo lui. Quelli che chiama "proibizionisti", convinti che l'omosessualita' sia una aberrazione, che invocano sanzioni dalla pena di morte all'arresto. I "liberazionisti", per cui l'omosessualita', come condizione che definisce l'identità di una persona, non esiste: e' un costrutto imposto alla coscienza umana da chi detiene il potere.

 
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