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Conferenza Movimento club Pannella
Donvito Vincenzo - 24 gennaio 1996
CLUB E GIU' DI LI'

stiamo dando strutture al nostro corpo politico, e com'era prevedibile corriamo il rischio di sfasciare invece che costruire.

Siamo incapaci? Probabile.

O forse semplicemente non capiamo.

Scenario: una trentina di persone nell'abituale riunione del martedì sera. Facce tutte note, voci conosciute, militanti adusi all'iniziativa politica, compagni che non si tirano mai indietro, giunti alla terza riunione in cui ci si confronta sul fare, come e perchè il club, i club. Varie telefonate e discussioni anche nei giorni precedenti, per far sì che questo martedì potesse essere decisivo. Lo slogan: "stasera si fanno due club ... tanto per cominciare".

Ma dal dire al fare c'è di mezzo la nostra intelligenza.

Proposte delle riunioni precedenti: un club "PER FI.D.A. - per Firenze democratica ed antiproibizionista", un club per l'abolizione della carta d'identità, un club per la comunicazione telematica, un club contro la donazione obbligatoria degli organi, un club per la legalizzazione della RU486, un club che si occupi di tutto .......

Ma chi fa chi e chi fa cosa. Dove, poi? A casa di quello o di quell'altro? Boh?

Le facce dei nuovi, quelli conquistati sul terreno dell'iniziativa dei 20 referendum, diventano sempre più perplesse. I più tenaci chiedono "perchè ci dobbiamo dividere?". Nessun discorso sul mito dell'unità che fa la forza, anzi tutti straconvinti che la nostra forza è nell'essere una sommatoria di individui responsabili.

Il passato, per chi c'era, fa testo. Nacque Firenze1, ma a qualcuno non andava giù che quello fosse lì e quell'altro fosse là, quindi qualcuno partorì un'altro club intestandolo, espropriandolo, al nome di un compagno vivissimo nella mente e nel cuore di tutti noi. Tenui tentativi di questo club nel fare il grosso della situazione, morirono lì perchè non trovavano terreno per alzare la voce, anzi solo tappeti e disponibilità. Ma "il mov non è di sinistra e si è venduto a Berlusconi" fece il suo ripulisti di chi non "aveva capito", lasciando fantasmi, ombre e belle statuine per le grandi occasioni. E venne Firenze3, più noto come Firenze Viva, ottima idea dopo il tonfo delle amministrative, perchè teneva insieme pezzi altrimenti chissà dove, ma i pezzi restarono lì, in attesa del verbo di Hammamet, e neanche i 20 referendum li scossero, anzi quelle volte che fecero "pio", avrebbro fatto meglio a stare zitti, perchè i danni furono tanti.

Campagna elettorale amministrative ... club se ci sei batti un colpo. Performance buone, al livello della bontà media nazionale. Tutte le firme raccolte per candidati ovunque, ma tutto senza club, e col sorriso e la caparbietà dei propri convincimenti. E quando il club alzava la voce .... ecco il danno dietro l'angolo.

E vennero i 18 e i 20 referendum. Voci nel deserto da maggio a settembre, senza club ma con tenaci compagni interclub (!) che aprivano punti di raccolta in agosto e, sulla scia del turbinio nazionale, con grandi fiammate a fine settembre.

E intanto, dalle elezioni amministrative, il corpo regionale fatto di persone e non di club, diventava sempre più solido, stringendo rapporti d'amicizia, intrecciando il pubblico e il privato, complice Agorà, complice la disponibilità, complice la struttura full time, complice la prontezza, complice il dare che ri-ha senza chiedere .... come l'amore.

E venne la fiammata, che proprio perchè del fuoco, tutto spazza e tutto purifica.

I numeri e risultati sono conosciuti. E dopo più di novanta compagni mobilitati come non mai, con il luccichio negli occhi, i piedi nell'acqua, le bocche ai megafoni, le notti confuse coi giorni, i crampi alle dita, la sede che esplode, le amicizie che nascono o si consolidano, i ritmi che finalmente parlano tra mente e corpo ....cosa c'è?

Gli unici morti sul campo: i club, con dentro quelli "che il club però ...".

Siamo potere, perchè tanti? Sorriso. Il divide et impera di Pannella trema di fronte a noi? Sorriso.

E ritorniamo al martedì.

"Proprio noi, quelli che sono contro le strutture burocratizzate e centralizzate, quelli dei piccoli gruppi agili in grado di far tutto" ..... così parlava un marziano, coi bioritmi tranquilli e non deprecabili, comunque tranquilli, quelli da un tavolo alla settimana per il primo mese, quelli di tre volantini e "non me la sento di chiedere i contributi", e di conseguenza con 22 firme e 18 mila lire.

Ma il medico ci ha detto che dobbiamo farci male? Chi l'ha detto che squadra e strategia vincente debbano essere cambiate? Se i risultati ci sono -e ci sono- perchè darsi le martellate in testa. A che ci serve essere tot club, tot presidenti, tot tesorieri, tot membri del consiglio direttivo, con tot statuti per poi avere strutture che non ci servono, anzi che ci sono d'ingombro?

Nessuna voce discorde tranne ET. Ma nel frattempo abbiamo bisogno di un po' di ridicolo, e quindi si formano tre gruppetti, che vanno in stanze diverse all'urlo "facciamo i club", dove il gruppo più numeroso che rimane nella stanza riunioni, si guarda in faccia, fa capolino a turno nelle altre stanze, vede le facce dei compagni che percepiscono il senso del nulla e lancia il grido di lotta "che palle". E la realtà ritorna quando la Patrizia intercede e chiede "ma domani, chi mi viene a megafonare al tavolo?"

Dalla cronaca alle riflessioni.

Tra chi vuole fare il club senza darsi un tema o un obiettivo, ma solo perchè la sua faccia e il suo bioritmo sono simpatici a qualcuno, che poi comunque fa le cose con gli altri facendosi coordinare da chi non ha personalità statutaria (il gioco delle parti ha tradizioni radicate fin dal teatro neo-classico), per magari continuare al gioco del presenzialismo delle grandi occasioni prendendo i soldi e i meriti dalle casse di tutti .... e chi, non so come, ha trovato il coraggio di iscriversi a fine riunione di cui sopra -ma sottolineando che si iscriveva al movimento dei club e non ad altro-, un guizzo di speranza, un bagliore nel temporale si intravede.

Anzi ce ne sono due, entrambi funzionali e simpatici.

Il più semplice.

Un clubbone di 100 persone, senza dirigenti, ma col tesoriere e il suo gruppo di lavoro, con gruppi di lavoro su questo e su quell'altro che poi diventano clubbini e fanno bella figura di fronte allo statuto. Ma con un punto fermo il clubbone che, per il fatto stesso di esistere, è la palese rappresentazione di una delle contraddizioni del nostro essere, davanti a noi e al nostro statuto. Fulmini romani? Ben vengano! Abbiamo macchine tipo acchiappafantasmi.

Il più difficile.

E anche più lungo a farsi. Club tematici del tipo "Io sono mio" (sintesi di quello per l'abolizione della carta d'identità, quello contro l'obbligo della donazione di organi e quello per la legalizzazione della RU486, con la possibilità di includerci la legalizzazione dell'eutanasia attiva), "per la comunicazione telematica", e cosi via. Luoghi di incontro su questi temi, per far avvicinare al movimento nuove teste e nuove energie e per far meglio girare quelle che già ci sono, e che, a partire dal dato specifico, riescono a meglio intendere, comprendere, far proprio e rendere esecutivo il progetto alternativo del movimento. Esperienza mediata dall'iniziativa dei 20 referendum: catalizzatori di una cultura e di un modo di essere e di fare politica che ha fatto incontrare i pensieri e le azioni dalla fondazione del liberalesimo fino al Partito Radicale e ai giorni nostri, creando i presupposti per un partito dell'alternativa liberale e libertaria. Ma quando il movimento chiama -e lo fa sempre perchè l'emergen

za è il nostro modo di essere e di agire- il club di per sè lascia il posto agli individui che, rispetto a varie esigenze, si organizzano come meglio credono, anche in club ... se proprio ci tengono.

Mi rendo conto che questo è un progetto adatto ad una citta non piccola, con un gruppo numeroso di aderenti, mentre nei piccoli centri la struttura club può benissimo risolvere tutte le problematiche organizzative. Ma è comunque un progetto che fotografa un gruppo di persone -e non necessariamente solo a Firenze e in Toscana- in un momento in cui hanno fatto 2+2=8, e li prepara a fare 8+8=16, con la possibilità di fare 8+8=32.

Ma c'è sempre ET che non ci sta, e non mi interessa più neanche perchè.

E noi siamo nel film di Spielberg e faremo le nostre parti, con la stessa gioia degli attori del film vero.

 
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