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Cucco Enzo - 26 gennaio 1996
CONVIVENTE E MUTUATO
una coppia gay divide l'ente di assistenza dei giornalisti

di Primo Di Nicola

L'Espresso, 21 gennaio 1996, p. 30

Da una parte le penne piu' arrabbiate che gridano allo scandalo per la possibile estensione dell'assistenza sanitaria al convivente gay. Dall'altra, chisostiene la proposta, al fine di estendere l'area della solidarieta' all'interno della categoria. Il caso e' stato sollevato dal "Giornale" di Vittorio Feltri, che l'8 gennaio ha polemizzato con i dirgenti della Casagit, l'ente di assistenza dei giornalisti, rimproverandolo di pensare troppo ai gay e poco ai suoi conti disastrati. Paolo Serventi Longhi, segretario dell'Associazione Stampa romana, ha risposto che nell'estensione delle prestazioni assistenziali alle coppie gay, vede un "atto di civilta' e di intelligenza sociale e umana".

A sollevare l'intricato problema e' stato per primo Mario Fortunato, redattore culturale dell'"Espresso", scrittore e gay dichiarato. Nell'aprile del 1995, Fortunato presento' alla Casagit una formale richiesta per estendere l'assistenza dell'ente al suo compagno e convivente americano, sprovvisto di copertura assicurativa. Il giornalista si appellava all'articolo 18 del regolamento Casagit, che riconosce questo diritto, oltre che alle coppie sposate, anche a quelle che convivono more uxorio. Senza pero' specificare il sesso dei conviventi. Di qui gli equivoci.

Secondo la tradizione Casagit, tutte le domande presentate dagli iscritti in base all'articolo 18 vengono accolte. Nel caso di Fortunato le procedure vanno diversamente. Nel maggio '95 il giornalista riceve una lettera dal Consiglio di Amministrazione che lo informa di aver demandato la questione all'assemblea nazionale. La decisione viene poi rinviata all'11 gennaio '96.

In realta', le domande giunte alla Casagit per l'assistenza al convivente gay erano due. La seconda, di un corrispondente dagli USA, fu respinta per carenza di documentazione. In regola risulto' invece la pratica di Fortunato, che venne pero' tenuta in sospeso. "A stragrande maggioranza" racconta Ferrara, "il consiglio di amministrazione si era pronunciato per la bocciatura, ma vista la rilevanza del problema portai il caso all'assemblea nazionale".

La pratica fu bocciata innanzitutto sulla base del parere degli avvocati dell'ente, secondo i quali la convivenza more uxorio citata nell'articolo 18 interessa solo le coppie eterosessuali. Ma un grande peso hanno avuto le riserve di carattere etico e religioso di molti consiglieri. Tutte motivazioni giudicate risibili dai sostenitori dei diritti degli omosessuali.

 
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