L'Opinione, 11 dicembre 1994(da controllare sull'originale)
PANNELLA: SI RENDA ALL'ITALIA IL DIRITTO AL REFERENDUM: APPELLO PUBBLICO AL PRESIDENTE SCALFARO.
"Sette anni fa, relatore il democristiano Casavola, la Corte Costituzionale compì un atto sovversivo e anticostituzionale al servizio del regime corrotto e corruttore, partitocratico e illegale.
A difesa del partito dei giudici, dell'ordine giudiziario, che costituiva nel suo insieme il massimo pilastro della legittimazione del sistema e della difesa della sua natura criminale, la Corte tolse ogni valore al diritto ai referendum e al chiarissimo dettato costituzionale, avocando a sè e ai suoi arzigogoli quel potere del popolo sovrano. Lo fece in particolare in occasione della richiesta, suffragata da ottocentomila firme autenticate, di mutare il sistema elettorale del CSM in senso maggioritario uninominale, di stampo anglosassone.
La campagna di stampa che oggi viene scatenata, in particolare dai direttori de 'Il Messaggero' (che con quello di TMC rappresenta il contributo politico che la Montedison di Guido Rossi dà allo scontro in atto in Italia per la rivincita del 27 marzo) e de 'Il Corriere della Sera', dal Segretario politico Orlando di 'La Voce', contro la "truffa" referendaria, usando da perfetti ventriloqui la voce chiamata Mario Segni, è tutta volta a legittimare a priori le serrate decisioni reazionarie, golpiste, partitocratiche del massimo organo del regime di Tangentopoli: la Corte di Casavola e compagni.
Il Presidente della Repubblica Scalfaro conosce benissimo questa situazione. Egli ha legittimamente scelto di esercitare in pieno, quotidianamente, la sua funzione, con l'esercizio della facoltà diarchica riconosciuta, creata, dal Parlamento partitocratico in occasione delle denunce per alto tradimento contro il Presidente Cossiga. In tal modo il Presidente Scalfaro non è più "solamente" custode e garante della Costituzione e dei diritti e doveri costituzionali che può esprimersi attraverso messaggi al Parlamento, ma è divenuto sollecitatore e attivatore degli "altri" poteri dello Stato (l'esecutivo, il legislativo, il giudiziario) nella difesa e della promozione di attività politiche coerenti non solamente con la lettera della legge fondamentale, ma con "valori" di rilevanza costituzionale diretta e indiretta.
Noi chiediamo quindi, formalmente e pubblicamente, con tutto il rispetto, la enorme fiducia che notoriamente gli portiamo, al Presidente della Repubblica di fare quanto oggi gli appartiene anche su questo fronte, perchè sia reso all'Italia e al popolo sovrano quel diritto fondamentale che il regime partitocratico, ladro e rapinatore (ancor più di verità, di legalità che di danaro) gli ha sequestrato: il diritto al referendum, [...]tranne di casi che esplicitamente e puntualmente la Costituzione gli sottrae.
Il Presidente della Repubblica ricorda certamente le motivazioni per le quali nel 1983 chiedemmo il boicottaggio delle elezioni, denunciandone la falsità, la antidemocraticità, il perenne e grave attentato ai diritti civili e politici dei cittadini che inveravano; e come coerentemente non partecipammo ai momenti deliberativi e legislativi del Parlamento per l'intera legislatura. Egli ricorderà anche, certamente, la mia protesta e le mie dimissioni, alla Camera, contro la firma, da parte del Presidente della Repubblica del tempo, della legge Vassalli che annullava i risultati del referendum sulla responsabilità civile dei magistrati, che il popolo aveva statuito dover esser estesa e che fu invece - con quella legge che non a caso porta il nome di un giudice costituzionale di oggi - abolita, come sostenemmo e come i fatti - da allora - hanno inequivocabilmente documentato.
Ebbene, oggi si tratta di rendere o di togliere definitivamente al popolo italiano i suoi diritti costituzionali, di fare della Costituzione la legge fondamentale, materialmente e spiritualmente viva e operante. Si tratta di togliere a chi l'ha sequestrata con una cultura emergenziale e antidemocratica del diritto costituzionale la sovranità legislativa, non solamente elettorale ma anche referendaria.
La Corte Costituzionale si riunirà a partire dal 9 Gennaio per prendere le sue decisioni. Ai Comitati referendari - 19 se non vado errato - ed ai politici che li hanno promossi, è stato fin qui negato ogni altro diritto se non quello di essere soggetti passivi della disinformazione antireferendaria che i mass-media, in immensa prevalenza, in convergenza con tutti i poteri forti del regime, hanno attuato e stanno attuando, ai danni del popolo italiano.
Fra tre settimane, dunque, il diritto o il delitto sarà fatto compiuto. Noi non possiamo più, in questa situazione, ulteriormente attendere ad esercitare i nostri diritti-doveri di militanti democratici e liberali della nonvioienza, della vita del diritto per il diritto alla vita. Con il Governo italiano, cui va il nostro fervido riconoscimento, siamo stati attori della splendida, anche se per ora perdente, battaglia condotta in questa direzione all'Assemblea delle Nazioni Unite. Contro la strage di legalità e di diritto nel nostro paese, se dovessimo riscontrare che non v'è più null'altro da fare, se dovessimo legittimamente temere il protrarsi di una giurisprudenza anticostituzionale e antidemocratica, torneremo a dare vita e corpo alla legge ed al diritto".
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REFERENDUM: PANNELLA, CONFERMIAMO FIDUCIA IN SCALFARO
(ANSA) - ROMA, 14 DIC - SECONDO PANNELLA "E' GIUSTO CHE IL PRESIDENTE SCALFARO CONTI, E CONTI ENORMEMENTE, RISPETTO A QUESTA CORTE COSTITUZIONALE, IN VISTA DI UNA DECISIONE COSI' IMPORTANTE PER IL DIRITTO DEI CITTADINI AD ESPRIMERE LA PROPRIA VOLONTA'". "CREDO - HA AGGIUNTO - CHE DIFFICILMENTE IL PRESIDENTE DELLA REPUBBLLICA VORRA' O POTRA' TACERE, SE SI VUOLE EVITARE UN ATTEGGIAMENTO "GOLPISTA" DA PARTE DELLA CONSULTA A FAVORE DI QUEL CHE RESTA DEL REGIME PARTITOCRATICO". PANNELLA HA POI RICORDATO CHE I REFERENDUM SONO STATI PROMOSSI ANCHE CON L'ADESIONE DI MARIO SEGNI E UMBERTO BOSSI: ENTRAMBI, PERO' - HA DETTO SAVARESE, DI FORZA ITALIA - "SI SONO VENDUTI AL NUOVO CONSOCIATIVISMO".
LA SCADENZA DEL 9 GENNAIO, HA DETTO PEPPINO CALDERISI, COSTITUISCE "UNA DECISIONE FONDAMENTALE" E I REFERENDUM PROMOSSI DA PANNELLA PRESENTANO LA STESSA PROBLEMATICA DEI REFERENDUM PROMOSSI A SUO TEMPO DAL COMITATO SEGNI. PER MARCO TARADASH, INVECE, IL REFERENDUM E' L'UNICA ESPRESSIONE DELLA DEMOCRAZIA RIMASTA AI CITTADINI: TARADASH HA INVITATO A NON SOTTOVALUTARE "IL GRIDO D'ALLARME LANCIATO IERI DA MARIALINA MARCUCCI SU MEDIOBANCA CHE E' SULL'ORLO DI IMPOSSESSARSI DEL SISTEMA RADIOTELEVISIVO: SAPPIAMO - HA AGGIUNTO TARADASH - COME ATTRAVERSO TMC E "IL MESSAGGERO INFLUENZI QUESTO PAESE".
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INTERVISTA A MARCO PANNELLA
Gian Antonio Stella, "Corriere dellla Sera", 15 dicembre 1994
Pannella: Difenderò sempre Oscar, purchi non sia inerte sui referendum. "Siamo suoi amici perchi lui è amico della verità. Tranne noi, a fasi alterne contro il Presidente si sono schierati tutti, negli ultimi tre anni. Il maggioritario a un turno darebbe il colpo mortale al regime.
Roma - "Amicus Plato, sed magis amica veritas. Platone è un amico ma più ancora ci è amica la verità". Per difendere Oscar Luigi Scalfaro, al quale Giuliano Ferrara rimprovera perfino la scelta barocca degli avverbi, Marco Pannella si rifà alla citazione aristotelica.
Certo, lui appoggia il governo, si batte accanitamente al fianco di Berlusconi, è pronto a votare (se sarà posta) la fiducia. Ma guai a toccargli quel "servo Mariano" che proprio un laico come lui indica come l'inquilino ideale per il Quirinale: "Lo so, ci sono parti della maggioranza che ci rimproverano di essere sempre di più, nella loro interpretazione, quelli che stanno con Scalfaro e non con loro. Ma ripeto: Amicus Plato...
D. Il Ministro per i Rapporti con il Parlamento, Giuliano Ferrara, dice che il Presidente è solo "la pomposa caricatura della dignità istituzionale".
R. "Io dissento da questo tipo di critiche. Anche se, dopo aver preso atto di una certa interpretazione della sua funzione e dopo essere perciò intervenuto quotidianamente nell'attualità in base all'assetto "diarchico" della nostra Repubblica, è comprensibile che Scalfaro debba far fronte anche a questi eccessi".
D. Sbaglio o in questa situazione lei vede i referendum come unica via di uscita?"
R. "Noi, a dispetto delle censure della Rai, lo diciamo dall'anno scorso: comunque vada, è bene conquistare all'Italia un grande appuntamento di democrazia. Su questo fu fatta la raccolta delle firme. E su questo avvenne la sintonia con Berlusconi. Stiamo palando di tredici referendum di rivoluzione democratica, liberale e liberista che riguardano il fisco, i sindacati, il commercio, la Rai, l'economia...Oltre che le riforme elettorali e istituzionali".
D. Non c'h il rischio che saltino?
R. "Beh, è già successo in quattro legislature, che per evitare i referendum si sia andati alle elezioni".
D. Pur accadere di nuovo?
R. "L'unica differenza è che stavolta sono le opposizioni e non la maggioranza a non volere i referendum. E sono convinto che pur di non farli cercherebbero perfino i morti in piazza. Ma per il momento, a torto o a ragione, ritengono che la Corte Costituzionale servirà alla bisogna come estrema..."
D. ...trincea della vecchia partitocrazia.
R. "No, come estremo punto d'attacco contro la Costituzione e la riforma democratica e liberale. E qui si vedrà se a parte i miliardi di Tangentopoli si comincerà a rendere ciò che di più sacro è stato tolto agli italiani: la legalità, il rispetto della Costituzione e dei diritti dei cittadini".
D. Teme che i giudici costituzionali li boccino, i referendum?
R. "La loro vocazione, la loro storia, la loro giurisprudenza anticostituzionale li candiderebbero a questo golpe".
D. Quale dei tredici quesiti lei considera più a rischio?
R. "Quello sulla riforma elettorale maggioritaria a un turno che ci farà passare al sistema americano. Quello farà chiudere davvero la Prima Repubblica. Perchi farà chiudere partiti e partitini. Questo è lo scontro: due o tre partiti contro due o tre poli, che sono quindici partiti. Ma ancora più temuto è forse quello che colpisce il potere finanziario parastatale del sindacato".
D. Non pare ottimista.
R. "Io so che in realtà oggi bastano otto persone, nominate per le ragioni per cui sono stati nominati i Casavola e i Vassalli -, e dico Vassalli con la maiuscola e vassalli con la minuscola - per annientare la volontà intera di un popolo. Il Capo dello Stato non può ignorare questa situazione, che è notissima a lui come a tutti gli italiani".
D. Ma se Casavola viene indicato come un possibile garante di un governo istituzionale!
R. "Un garante paleodemocristiano di sinistra! Appartenente alla peggior cultura di distruzione del diritto, quella volta a fare del diritto copertura agli interessi di parte del potere. Come h accaduto con quella relazione che Casavola escogitò per impedire le riforme di quel sistema elettorale del CSM all'origine non solo dello sfascio dell'equilibrio dei poteri ma anche dello sfascio della magistratura. Spero che quei giudici si pentano e che giungano a loro, tempestivamente e pubblicamente, quegli alti moniti che sono giunti di volta in volta al governo, al Parlamento, ai giudici, a tutti...".
D. Mettiamo che lei abbia ragione, che la Corte costituzionale cerchi di bloccare i referendum: si fida ancora del suo amico Scalfaro?
R. "Non ho dubbi. Contro questo Presidente, a fasi alterne, si sono schierati tutti. Ma proprio tutti. Tranne noi. Senza di lui dal '92 ad oggi l'Italia sarebbe scivolata nel caos e nella violenza. Certo, io spero che non ritenga proprio la Corte "incostutizionale" l'unico organo verso il quale gli è consentito di essere inerte alla vigilia di un potenziale golpe"
D. Pensa che a questo punto Berlusconi possa essere salvato solo dai referendum?
R. "Non c'è nessun rapporto. Nessuno. Se non che lui è a favore e i suoi nemici contro. Certo i referendum darebbero un colpo mortale alla partitocrazia, alla sindacatocrazia, al regime. Mentre la loro rapina servirebbe al salvataggio e al rilancio del secondo e del terzo tempo della Prima repubblica."
D. Cosa pensa del messaggio di Berlusconi dopo l'interrogatorio di Milano?
R. "Ineccepibile".
D. Vuol dire che ha ragione quando dice che contro di lui c'è un teorema?
R. "L'importante è che sia ineccepibile. Le sue ragioni sono molto, molto forti".
D. Bossi dice che il governo è morto.
R. "Un governo muore quando muore, e non quando questo o quello lo proclamano. Fosse dipeso da noi si sarebbe dimesso a settembre. Bisognava fare allora un Berlusconi-bis, con un altro governo e un altro programma. E ancora oggi preferirei l'esercizio provvisorio piuttosto che dare a bancarottieri e demagoghi il governo della Finanziaria e del Paese".
D. Quindi sul voto di fiducia...
R. "Fino al 31 dicembre, come facemmo con il governo Amato e con quello Ciampi, voteremo la fiducia".
D. E dal 1 gennaio?
R. "Si vedrà".