PANNELLLA SU DICHIARAZIONI SCALFARO
Strasburgo, 24 marzo 1995
"Ora attendiamo, con impazienza, che il Presidente della Repubbilica condanni solennemente e una volta per tutte l'ultratrentennale attentato ai diritti civili e politici del cittadino (reato da Corte d'Assise) che viene compiuto dalla RAI-Tv nelle parti residue della gestione partitocratica, faziosa, contro la quale abbiamo - in molti e molto spesso - messo in causa le nostre esistenze, a volte non solamente politiche.
La parita' di condizioni delle forze politiche e' stata violata, negata, dalla Democrazia Cristiana, dal Partito Comunista, da un Parlamento che in decenni ha rappresentato l'organo subalterno del regime della Tangentopoli del diritto, della verità e non solamente del danaro.
Non può essere invocata e difesa solamente quando una fazione che e' responsabile di tutta quella violenza e della violazione violenta della legge e della Costituzione sta tentando di restare al potere dove ancora vi permane, e di tornarvi là dove è stata cacciata via.
Il Presidente della Repubblica ci esorta sempre più sovente alla pratica della verità. E' l'ora ch'egli torni urgentemente a darcene l'esempio, oltre tutto recuperando i decenni e gli anni e le settimane e i giorni in cui sul tema dell'informazione e della RAI-TV, e sui suoi misfatti, anche i migliori hanno scelto - fino ad oggi - per omissione o con dichiarazioni di stare dalla parte della verita': ma di quella negata."
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PEPPINO CALDERISI IN MERITO AD ESTERNAZIONE SCALFARO SU REFERENDUM
Roma, 27 maggio 1995
"Nel '93 furono indetti 10 referendum, promossi da quattro diversi comitati (Segni, Giannini, Pannella e Consigli regionali). Tra questi vi erano certamente referendum di eccezionale rilevanza come quello sulla legge elettorale e sul finanziamento pubblico, ed altri di valenza diversa.
Allora Scalfaro esaltò il ruolo del referendum, fino a determinare un rapporto di assoluta preminenza dell'istituto di democrazia diretta sul Parlamento che doveva provvedere "sotto dettatura della volontà popolare". Addirittura lo stesso Governo Ciampi fu qualificato dal Capo dello Stato e si qualificò in Parlamento come governo referendario.
Oggi, di fronte a 12 referendum (promossi da quattro diversi soggetti: Rifondazione comunista, Movimento Club Pannella, Lega, Comitato legge Mammì) con temi di grande rilevanza come il sistema televisivo e i sindacati, Scalfaro muta di 180 gradi le proprie valutazioni sul ruolo del referendum.
Lo stesso problema della comprensione dei quesiti (che esisteva allo stesso modo anche nel '93) viene posto da Scalfaro non per criticare la riduzione a pochi giorni della campagna elettorale e la scarsa informazione di stampa e TV, ma quasi per incentivare il disinteresse dei cittadini (dalla cui partecipazione può dipendere l'esito dei referendum).
Le esternazioni di Scalfaro sono gravissime e preoccupanti. Non si è certamente garanti della Costituzione esaltando o attaccando i referendum in funzione del loro contenuto e dei poteri forti e corporativi che essi mettono in discussione. Il giudizio sui temi referendari spetta solo ai cittadini attraverso il loro comportamento di voto.
Quanto all'istituto del referendum, ci si dovrebbe interrogare innanzitutto sul ruolo e sulla giurisprudenza della Corte Costituzionale. Negando sistematicamente l'ammissibilità ai referendum più importanti e più semplici, la Consulta ha costretto i promotori a formulazioni più complesse, più numerose e di portata minore".