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Conferenza Movimento club Pannella
Partito Radicale Rinascimento - 30 gennaio 1996
IL GIORNALE 30 GENNAIO 1996

STORIA DI UN DIALOGO DIFFICILE TRA MARCO E SCALFARO

PANNELLA INDAGATO: OFFESE OSCAR.

La procura di Milano apre un fascicolo dopo il rapporto della Digos sul comizio di giovedì scorso in piazza Duomo.

Il leader radicale: "Se è vero, denuncerò Borrelli per calunnia".

articolo di Marco Farina pag.2

Pannella si ribella: "Non ho offeso Scalfaro. Non ho mai detto che agisce per motivi abietti. Lo fa perché convinto. E' in buona fede. Ma tradisce la Costituzione e tradisce lo Scalfaro deputato". Ma tradisce soprattutto un innamorato, lui, Marco. Infatti come si fa a non innamorarsi politicamente di Oscar Luigi Scalfaro? Secondo me, si può benissimo. Ma Marco Pannella ci cascò. E' una lunga storia e non è finita. Vidi lo sguardo di Pannella quando candidò Oscar alla Presidenza della Repubblica dopo averlo imposto alla presidenza della Camera. Scalfaro entrò in Transatlantico con la testa indietro, come un Toro Seduto pieno di penne colorate. Muoveva il collo insieme al busto per significare un'autorità madonnale. Pannella si bloccò estasiato. Vittorio Sgarbi agitò la mano e pitturò così l'apparizione: "Uno dagli scopettoni sulle guance, un conservatore che ama le divise, un uomo di destra, votato dalla sinistra". Per Pannella erano balle. Scalfaro per lui era semplicemente un galantuomo, una purissima incar

nazione del disinteressato e umile servizio a qualcosa di alto: lo Stato, il diritto, la Madonna, tutto. Un uomo di enorme umiltà. Qualcuno scrisse di lui con affettuosa ironia, come del quarto pastore di Fatima. In un suo libro, pubblicato dai frati del santuario delle Sacre Particole, il futuro presidente come in teatrino fa parlare san Francesco d'Assisi che gli si rivolge così: "Scusa sai, Oscar, sei un tontarello". Tontarello senz'altro. Ma anche coraggioso. Andiamo a quello fu il punto culminante dell'amore, tra Oscar e Marco, il maggio del 1992. Amore? Non c'è nulla di ironico in questa parola. Per Pannella la categoria politica per eccellenza sarà pure il diritto ed il liberalismo, e il libertarismo eccetera. Sono cose che bisogna bere come oro colato. Ma poi - e basta sentire qualcuna delle conversazioni di Marco a Radio Radicale - tutto per lui si condensa nell'amore. Lo ha pure dichiarato in una recente intervista a Roberto Gervaso. Disse due cose: "Non sono pentito di aver votato Scalfaro". E poi

chiuse così: "Nella camera ardente mi rimpiangerebbero, per quello che fui, soltanto chi amai e chi mi amò". Scalfaro era stato un fiero nemico di divorzio ed aborto. E questo comportamento non deve stupire possa essere stato apprezzato da Pannella. Una sola categoria di avversari infatti non piace a Pannella: i tiepidi, quelli che non sono disposti a lasciarsi ferire in una battaglia ideale. E Scalfaro, dal punto di vista di un radicale, aveva sì esagerato in bigottismo, e però sempre con l'idea che l'uomo politico non deve avere privilegi più dei cittadini. Un campanaro, un bravo sacrestano, più che un arcigno arciprete. Esempio numero 1. Nel 1963 Oscar protestò contro il privilegio di parlamentari che si riservano una visione di un film bocciato dalla censura. Disse: "non si tratta di un esempio edificante per i cittadini". Insomma: favorevole alla censura, ma una volta che la legge c'era: nessun privilegiato. Mica poco. Esempio 2. Negli anni '80 Scalfaro, ministro degli Interni, dispose un'inchiesta sul

l'uccisione in circostanze misteriose di un picciotto di Palermo, tale Marino. Pannella visitò il corpo pestato di questo giovanotto, probabilmente coinvolto nell'uccisione di un commissario di polizia. era stato bastonato dai poliziotti, si disse. Ragione di Stato imponeva il silenzio. Scalfaro fece prevalere il diritto. Ancora nel 1987, Oscar era ministro degli Interni, e magari trafficava con i dossier dei servizi segreti, ma tuffava le mani nelle acquesantiere di Santa Maria Maggiore, e si inginocchiava (l'ho visto io) baciando la mano non dico del Papa, ma di un qualsiasi prete, sgranando una corona del rosario. Magari andava lì a pregare di diventare presidente. Di certo non si prestò al gioco di guidare, nel 1987, un governo senza maggioranza, e abbandonò tutti gl'incarichi. Pannella vide e annotò. Fino all'aprile e al luglio del 1991, quando in tre memorabili discorsi, Oscar si erse nel Parlamento come difensore della Costituzione contro Cossiga. Allora Pannella diceva di Cossiga: "Gli porterò le ara

nce in carcere. Tempo finirà in una tragedia personale e collettiva". Scalfaro: "Mi hanno spinto a parlare la fede e l'amore al Parlamento. Di fatto il Parlamento è stato estromesso. Il colloquio diretto del capo dello Stato con il popolo non è previsto". In parecchie interviste chiese a Cossiga di dimettersi. Alla fine la vinse, e prima di annunciare le dimissioni Cossiga andò a prendere un caffè da Scalfaro nel suo ufficio ormai di presidente della Camera.

Come poteva Pannella non innamorarsi di uno così. Due credenti assoluti fino al limite del bigottismo, entrambi meticolosamente precisi nelle rispettive pratiche di pietà, vuoi mariana vuoi marijuana, erano destinati ad incontrarsi. Ancora qualche mese dopo l'elezione Scalfaro confermava di intendere il suo ruolo all'incontro di Cossiga. Nella sua terra natale, Novara, l'8 luglio, con il suo inguaribile stile da maestrone deamicisiano svolazzò: "La piana dove la risaia si inonda d'acqua, le albe hanno luci incredibili, i laghi tranquilli e burrascosi". poi chiarì come intendeva il suo mandato di presidente: "Dovere primario è il silenzio". Appunto.

Nei pomposi verbali stenografici della Camera, ho trovato un episodietto. 17 maggio 1992. Presidente Scalfaro: "onorevole Fini, non ho chiesto il suo parere... Un minimo di buona educazione". Gianfranco Fini: "Presidente, lei è un'ipocrita". Marte Ferrari: "Presidente, lo espella!". Scalfaro non espulse Fini. Espellerà se stesso? Pannella vorrebbe, per amore. Chi dei due porterà le arance in prigione all'altro?

 
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