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Conferenza Movimento club Pannella
Partito Radicale Angiolo - 30 gennaio 1996
DOSSIER SCALFARO. Testo n. 26

PERCHE' QUELLE FIRME CONTRO SCALFARO

di Iuri Maria Prado

(Il Giornale,19 gennaio 1996)

Com'è noto, i Riformatori dei Club Pannella intendono denunciare il Presidente della Repubblica, Oscar Luigi Scalfaro, per attentato alla Costituzione. I Riformatori, poi, hanno dato corso ad una nuova campagna di raccolta di firme. Il cittadino, in particolare, è chiamato a sottoscrivere una richiesta di "dimissioni" del Capo dello Stato, richiesta con la quale, ad un tempo: a) si formula l'"auspicio" che le operazioni volte a formalizzare e presentare la denuncia contro il Presidente della Repubblica abbiano corso e b) si dà generico "sostegno" all'iniziativa.

La questione -tutt'altro che irrilevante- implica considerazioni di carattere e giuridico e politico. Dividiamo il discorso in due (da un lato la richiesta di dimissioni, dall'altro l'"auspicio" che il Presidente sia messo in stato di accusa e il "sostegno" alla denuncia).

1) La richiesta di dimissioni. Ha significato solo politico, ed è paragonabile -a stretto rigore- a una qualunque altra richiesta di dimissioni, svolta contro chiunque. Mi spiego. Se io mi mettessi a raccogliere firme per le dimissioni, che so, di Massimo D'Alema, dalla sua carica di deputato, verosimilmente centinaia di migliaia -se non milioni- di cittadini sottoscriverebbero. Valore? Praticamente nullo.

Si potrebbe rispondere che la posizione del Presidente della Repubblica non è quella di un deputato (perchè il Presidente è "unico", e "sopra") ma l'obiezione lascia il tempo che trova perchè se si riconoscesse che una richiesta di dimissioni del Presidente ha un "peso" -che cioè essa è fondata, in qualche modo, per il solo fatto di essere formulata- allora bisognerebbe riconoscere l'ammissibilità, la fondatezza -o almeno il "peso", appunto- di ogni possibile analoga richiesta contro qualunque Presidente formulata: perchè un presidente ritenuto "buono" da dieci milioni di cittadini, sarà comunque ritenuto "cattivo" da altrettanti.

2)L'"auspicio" che la denuncia abbia corso e il relativo "sostegno". Anche qui, il significato è solo politico. Se, infatti, io dicessi che Tizio è un assassino e decidessi di denunciarlo, la mia denuncia non guadagnerebbe fondatezza per il fatto di essere sottoscritta da un milione di cittadini. Sarà fondata o infondata, ma a prescindere dal numero dei denuncianti. Né hanno valore -giuridicamente- il "sostegno" alla denuncia e l'"auspicio" che l'assassino sia condannato.

Valgono tuttavia le considerazioni fin qui svolte a destituire di ogni significato l'iniziativa dei riformatori? No. Il Presidente Scalfaro, infatti (e lasciamo perdere se questo sia illegittimo e davvero meritevole di censura, lasciamo perdere il fatto che, non più di qualche anno fa, proprio su tale circostanza il Pds abbia basato la propria accusa di attentato alla Costituzione svolta contro Cossiga), il Presidente Scalfaro, dicevo, ha difatti instaurato un diretto rapporto con il "popolo". Parlando direttamente al popolo (e senza che a quest'ultimo fosse data possibilità di interloquire e replicare) Scalfaro ha più volte dichiarato di non poter dar corso a elezioni anticipate prima dell'introduzione di certe "regole". Ma -oltre alla considerazione che l'iniziativa delle leggi non spetta al capo dello Stato- domandiamo: Che riprova si ha che il popolo fosse e sia della medesima opinione? Nessuna. Perchè il popolo elegge il Parlamento, non il Presidente: questo, semmai, può passare -con i "messaggi"- per i

l tramite di quello, ma se tale "passaggio" è eluso, cessa di esistere ogni garanzia che l'indirizzo politico del Paese sia tracciato, in virtù del rapporto di "rappresentatività" che sempre deve collegare il legislativo (e, indirettamente, anche l'esecutivo) al corpo elettorale.

Ancora, e sempre parlando direttamente al popolo, Scalfaro ha elogiato l'opera del governo Dini, ha espresso un giudizio, autoassolutorio e inappellabile, sulla correttezza costituzionale delle scelte e degli atti di un anno di presidenza. E ancora, dunque, domandiamo: che riprova si ha che il popolo -interlocutore che Scalfaro si è scelto- la pensi allo stesso modo? Nessuna. E inoltre: di quale strumento dispone il popolo per manifestare il suo eventuale disaccordo? Nessuno.

Nessuno a parte la sottoscrizione proposta dai riformatori. Sottoscrizione il cui significato è dunque quest'altro: dare facoltà ai cittadini -cui Scalfaro parla- di rispondere.

***

"PANNELLA CHIEDE AGLI ITALIANI 250MILA FIRME IN 10 GIORNI"

IL LEADER DEI RIFORMATORI:"LE DIMISSIONI DEL CAPO DELLO STATO NON BASTANO. MERITA L'INCRIMINAZIONE PER L'ATTENTATO ALLA COSTITUZIONE"

di Marco Ventura

(Il Giornale, 22 gennaio 1995)

"Se giovedì sera, in Piazza Duomo a Milano, saremo 20-25mila e avremo raccolto 100mila firme per le dimissioni di Scalfaro, il passaggio successivo sarà l'obiettivo di 300mila firme in dieci giorni. A quel punto, il presidente della Repubblica dovrà tenere conto". Marco Pannella spinge l'acceleratore contro il capo dello Stato. "Oltre alle dimissioni, chiediamo che il prossimo Parlamento ne decida la messa in stato d'accusa per attentato alla Costituzione".

Qual è il ruolo di Scalfaro in questa crisi?

"Quello di sempre. Il cuore della reazione - i comunisti dicevano una volta le forze oscure della reazione - è Oscar Luigi Scalfaro. E' lui che organizza una lunga trama e ha la forza di proporre il rilancio del terzo tempo della Prima Repubblica e dell'unità nazionale. Che non caso fu fatta da un democristiano di destra come Andreotti e oggi da uno più a destra di Andreotti, uno che era sospettato di connivenze con le correnti scelbiane".

Sarebbe Scalfaro a volerla?

"La sta facendo nella convinzione di assicurare una continuità nella quale tutti quelli che naturalmente lui intende come democristiani delle varie correnti si trovino sempre più avvantaggiati. Se è vero che il cuore politico della trama è l'ammirevole gestore di questa lunga operazione, ed è non un capo dello Stato ma uno che essendo capo dello Stato si muove da capo di un partito o trans-partito, quella di mirare al cuore è la nostra risposta ed è l'unica possibile".

E' Scalfaro a tramare, o non sono forse Berlusconi e D'Alema a cercare un accordo?

"Berlusconi è stato acchiappato nella trama come in una ragnatela. Sembra oggi che un anno e mezzo di lotte feroci, incivili, convergenti, abbiano fiaccato anche chi ha incarnato la speranza di un'alternativa, e di un'alternativa incontrollabile per la Confindustria e per il suo fratello siamese, il sindacato e il mondo delle corporazioni, e quindi le burocrazie partitiche".

L'intesa si farà?

"Il Paese e tutti noi rischiamo di pagare molto cara la generosa illusione di Berlusconi. Mi auguro che Silvio verifichi quanto sia utile fidarsi del miraggio di profonde intese. Se passa la linea alla Urbani del doppio turno e del semi-presidenzialismo, o Berlusconi accetta di diventare uno dei quindici o venti leader dell'assetto di regime, e quindi finisce, o se ne deve andare via subito, o altrimenti rischia di reagire quando è troppo tardi."

Rifondazione comunista potrebbe a un certo punto aggregarsi all'iniziativa?

"No, perchè non può presentarsi autonomamente alle elezioni: prima punta ad avere i parlamentari, e poi lotta. Quando non ha fatto cadere il governo Dini, Bertinotti conosceva benissimo la differenza tra un annuncio di dimissioni e un annuncio di dimissioni irrevocabili, e non le ha chieste sapendolo, salvo poi dolersi che fossero revocate. Ma è indubbio che a sinistra la pentola sta per esplodere".

Perchè la messa in stato d'accusa?

"Per l'annullamento dei poteri costituzionali: del Parlamento, dell'esecutivo, degli stessi limiti e regole della presidenza della Repubblica. Siamo nello stato di fatto in cui qualcuno che secondo la costituzione, essendo eletto dal Parlamento, dovrebbe esprimersi attraverso messaggi formali al Parlamento, non ha fatto un solo messaggio e invece tutti i giorni si rivolge al popolo contro il Parlamento: ne sequestra i poteri di indirizzo e controllo, e così del governo. Per questo denunciamo anche Dini, che ha accettato di annullare le responsabilità proprie del governo lasciandole esercitare al presidente della Repubblica. Mentre il Parlamento doveva discutere l'atteggiamento dell'Italia verso l'Onu, il capo dello Stato in 45 minuti ha detto davanti al Boutros-Ghali quello che dovrebbe essere l'atteggiamento italiano sulla riforma delle Nazioni unite: questo è clamoroso. In generale, quando il presidente esprime un'opinione politica, dà il crisma della verità istituzionale a un'opinione di parte".

***

PANNELLA: SCALFARO FUORILEGGE

"E' prepotente come don Rodrigo, per questo i cittadini lo puniranno"

intervista a Marco Pannella di Marco Ventura

(Il Giornale,28 gennaio 1996)

"Siamo preoccupati, Silvio, perché stai mollando. Noi staremo con te finché resterai un leader liberale, liberista e libertario che fa passi avanti e non passi indietro. Qui la sola persona che deve fare un reale passo indietro, è il presidente della Repubblica, Oscar Luigi Scalfaro". E' durissimo, Marco Pannella. Si rivolge dal podio a Berlusconi, che sbianca, e a Gianfranco Fini, che sorride, e tutte le volte che invoca le dimissioni e la messa in stato di accusa di Scalfaro raccoglie l'ovazione della platea. Al convegno "presidenzialista" dei liberali del Polo, ieri al cinema Capranica, plaude all'attacco contro Scalfaro anche Fini. Ufficialmente il presidente di AN ha preso le distanze dalla petizione popolare contro il Quirinale. "Ringrazio però - dice Pannella - i tantissimi militanti di An che ci stanno appoggiando". Arriva addirittura, il leader riformatore, a concludere un ragionamento sulle "violazioni" presidenziali alla Costituzione. Accuse che suscitano un altro, calorosissimo applauso. Pannella

si sente forte perché l'altra sera Scalfaro ne ha detta un'altra delle sue. "Come risposta, credo, al fatto che ormai decine di migliaia di cittadini gli chiedono di dimettersi, ha dichiarato - spiega Pannella - che finché ci sarà lui, non 'al mondo' ma come presidente, non passerà la riforma sulla separazione delle carriere tra magistrati giudicanti e inquirenti. Il punto è che il presidente può rimandare una sola volta alle Camere un provvedimento di legge che non gli aggrada, mica all'infinito, perciò un presidente che dica ciò che ha detto è un eversore fuorilegge, e questa sola cosa comporterebbe la messa in stato di accusa".

D - Come si spiega l'intervento di Scalfaro proprio nel pieno di un movimento d'opinione pubblica che denuncia il suo interventismo?

R - Scalfaro ha avuto la spudoratezza di dire al congresso dei magistrati che se il Parlamento approvasse una determinata riforma, lui violerebbe la Costituzione non accettandola mai. Nella sostanza ha lanciato un guanto di sfida, formalmente in tono accettabile ma sostanzialmente eversivo e "iattante", contro chi lo critica. Il suo è stato un ammonimento, un avviso di stampo anti-legale e anti-costituzionale.

D - Addirittura da impeachment?

R - Da solo basterebbe, ma sarebbe soltanto una pagina. Ormai ce ne sono di quotidiane. Solo l'anti-cultura, la stampa dominante italiana, il cinismo e la cecità suicida consentono ancora agli editorialisti prìncipi, alla gente dabbene, ai professori universitari, ai giuristi, ai democratici di tacere. E che lui abbia fatto questo nel cuore dell'ordine giudiziario e senza che quest'ordine giudiziario abbia sollevato una sola riserva - anzi ha risposto con un'ovazione - spiega perché e a che pro il regime partitocratico abbia premiato con stipendi e situazioni di privilegio inaudite due categorie: i magistrati e i giornalisti.

D - Le ottantamila firme non avrebbero, quindi, neppure lambito Scalfaro?

R - Lui risponde in modo, se non da Innominato, da don Rodrigo, come dicesse: così è, questa è la legalità di fatto in Italia, io la penso così e quindi sarà così. La sua è la risposta di iattanza, da potente prepotente, da generale che riorganizza le sue truppe, legioni e divisioni, i vassallaggi e l'unione sacra di tutti gli interessi anti-costituzionali e anti-liberali. La nostra risposta saranno le centomila firme.

D - Con quale obiettivo?

R - Le dimissioni di Scalfaro, per quanto mi riguarda, sono l'obiettivo politico per oggi, non per il domani, così come le elezioni erano il mio obiettivo immediato quando proposi alle centinaia di parlamentari del Polo, invece di piagnucolare e di farsi prendere in giro, di dimettersi subito per provocare, le elezioni. E attenzione, se permarrà oggi l'atteggiamento ostile alla petizione contro Scalfaro da parte dei vertici della destra e del centrodestra, nonostante lo slancio degli elettori e militanti, l'iniziativa resterà una splendida testimonianza di forza del nostro movimento, ma non sarà una battaglia vincente per il Paese.

D - Nessun timore dell'accusa di vilipendio al capo dello Stato?

R - Noooo, roba da ridere.... Magari, magari! In termini tecnico-giuridici la polizia ha fatto bene a registrare il mio comizio in Piazza Duomo, perché denunciavo un attentato contro la Costituzione, che è un fatto penalmente molto grave. Quindi quella registrazione si può "leggere" anche nel senso che venga sottoposta alla magistratura la mia denuncia.

D - Come valuta l'episodio rivelato da un interrogatorio di Di Pietro, dei vertici della magistratura milanese, Borrelli e Catelani, che vanno a Roma per riferire a Scalfaro di un possibile complotto straniero in Italia, e vengono ignorati?

R - Un presidente della Repubblica avrebbe dovuto rispondere a costoro: seguite le vie gerarchiche, come vi permettete di venire qui?

D - Quindi sono anche i giudici a far brutta figura?

R - Mostrano di agire con rigore nel quadro di una costituzione materiale opposta alla Costituzione e allo stato di diritto

D - Scalfaro oggi vuole o no le elezioni?

R - Non so. Credo che neanche lui abbia una strategia di fondo che non sia quella di governare l'Italia e le sue istituzioni.

D - La bozza d'accordo dell'inciucione gli avrebbe però tolto parecchi poteri....

R - Oh no! Le bozze sono bozze. Figurarsi se con tutti quelli che vanno contro la legge e le istituzioni non si riuscivano a superare le imperfezioni di una "fisichellata"! Ma non voglio occuparmi di riforma delle regole se coloro che dicono di occuparsene non si preoccupano intanto di esigere il rispetto di quelle che già ci sono. Ecco perché non bisogna essere abituati e assuefatti a quanto ha dichiarato Scalfaro ai magistrati. Non intendo, in nome del sistema venturo, rinunciare ad esigere il rispetto delle regole attuali.

D - Fini accusa Scalfaro di essere dalla parte dei conservatori del sistema....

R - Non è conservatore, è fuori-legge, una cosa diversa. Fra il presidenzialismo fuorilegge del presidente della Repubblica e quello "per legge" che vogliamo noi, non c'è dubbio quale si debba scegliere.

 
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