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Conferenza Movimento club Pannella
Cucco Enzo - 31 gennaio 1996
matrimoni gay e queer

ho inserito nei pezzi precedenti tutto il servizio apparso su L'Espresso in merito ai matrimoni gay. Sarebbe interessante inserire (senza traduzione) il pezzo che e' uscito sull'Econimist, tanto per valutare non tanto la traduzione bensi' le scelte che L'Espresso ha fatto. Ritengo, comunque, che L'Espresso sia stato sufficientemente corretto. Vorrei segnalare solo due cose, anzi tre:

1. inserisco, tratto dall'Econimist, l'editoriale che l'autorevole giornale ha dedicato al tema (che e' stato anche il cover item del numero dell'Economist citato). Mi sembra interessante per capire meglio perche' e come qusta rivista ha ritenuto di prendere cosi' chiaramente posizione sul tema. Si potra' notare come pezzi di questo editoriale sono stati usati nella traduzione apparsa su L'Espresso. Ma solo dei pezzi. A questo mi riferisco quando dico che la tradzione non e' stata integrale.

2. inserisco anche una recensione che sullo stesso numero dell'Economist e' apparsa sul libro di Andrew Sullivan, il cattolico conservatore emergente nel panorama politico repubblicano degli USA, apertamente gay. Interessante notare come il pezzo che era apparso su La Stampa qualche giorno fa (inserito da me medesimo in questa conferenza) e' per gran parte la letterale traduzione del pezzo apparso su The Economist, farcito con qualche altra informazione sul personaggio Sullivan che nel pezzo stesso non e' contenuto.

3. The Economist non usa il termine gay ma usa il termine queer per definire le persone omosessuali. Perche'? Da tempo nel mondo anglosassone la riflessione sui termini per definire il comportamento omosessuale e' stata approfondita e molto vasta. Gran parte del movimento (oggi praticamente tutti, soprattutto quelli che vogliono essere politically correct) usano il termine queer per definire sia le persone omosessuali uomini che donne. Rispetto a gay il termine queer pare essere maggiormente politico (di fatto queer e' stato lanciato come termine dalle frange piu' radicali - in senso anglosassone - e spesso anche fondamentaliste del movimento omosessuale inglese e statunitense) e soprattutto comprende sia gli uomini che le donne. Onnicomprensivita' che era negata al termine gay, ed anche al termine omosessuale. Oggi, nei paesi di lingua inglese, quindi, e' diffusissimo l'uso del termine queer usato come sostantivo, che definisce gli uomini e le donne omosessuali maggiormente consapevoli di se' e desiderose d

i differenziarsi non soltanto dagli eterosessuali ma dallo stesso linguaggio che gli eterosessuali hanno inventato (o suggerito) nella definizione dei comportamenti sessuali.

Infatti, il titolo che The Economist usa per il pezzo che L'Espresso ha tradotto e' "It's normal to be quuer".

Sul termine queer e sulla terminologia usata per definire le persone omosessuali io la penso in modo diverso, ma qui non c'e' spazio.

 
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