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Partito Radicale Rinascimento - 2 febbraio 1996
IL GIORNALE 1 FEBBRAIO 1996

CRITICARE IL COLLE E' UN DIRITTO

La legge consente a tutti di manifestare il proprio pensiero

articolo di Iuri Maria Prado

pag.5

Ho già detto cosa penso della campagna promossa dai Riformatori e coraggiosamente (e solitariamente) "patrocinata" da questo giornale: essa non legittima la richiesta di dimissioni del presidente della Repubblica, né dà fondatezza all'accusa di attentato alla Costituzione (accusa che sarà fondata o infondata, ma comunque a prescindere dal fatto che sia "sostenuta" dai cittadini). Più semplicemente e direttamente, invece, la raccolta delle sottoscrizioni adempie al fine di "dar voce" e possibilità di replica a quel popolo cui Scalfaro (legittimamente o no) continua a rivolgersi. Questa precisazione non diminuisce il valore della campagna: ne precisa invece l'obiettivo e lo legittima, rendendo assolutamente inattaccabile l'iniziativa.

Tanto è vero che se un Casini tenta di definirla "eversiva", deve aggrovigliarsi in complicate considerazioni sul rispetto formale delle regole per proporre la denuncia, mentre nulle il segretario del Ccd riesce ad argomentare in relazione al preponderante valore "politico" -nel senso sopra precisato- di tutta la vicenda. Ai cittadini bisognerà pure spiegarlo: o le dichiarazioni di Scalfaro sono espressione di prerogative a lui attribuite dalla Costituzione (si indicino le norme, cortesemente), oppure a esse il presidente della Repubblica si abbandona, diciamo così, "liberamente" e dando luogo ad altrettante spese di posizione di carattere politico. Ebbene, senza nemmeno stare a discutere della legittimità di un tale comportamento (anzi: diamo per legittimo senz'altro) qualcuno si decide a spiegare perchè mai dovrebbe essere impedito ai cittadini di esprimere una propria opinione -ed eventualmente contraria- sui medesimi argomenti dei quali tratta Scalfaro? Spieghi l'on. Casini agli elettori (anche ai suoi,

perchè tra i firmatari ve ne sono) che per essi non vale il principio secondo cui "tutti hanno il diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione" (art.21 della Costituzione).

Ma Casini, va riconosciuto, è almeno coerente rispetto alla sua tradizionale morbidoneria. Inaccettabile, piuttosto, è l'attuale contegno del Pds. E' noto come il presidente della Repubblica abbia dichiarato la sua contrarietà a ogni ipotesi di separazione delle carriere dei magistrati. Della cosa, tra gli altri, si è puntualmente occupato Vittorio Mathieu (Giornale, 30 gennaio). ma due aspetti ancora devono essere chiariti al lettore: Il primo (di diritto) è questo: "Il presidente della Repubblica, prima di promulgare la legge, può con messaggio motivato alle Camere chiedere una nuova deliberazione. Se le Camere approvano nuovamente la legge, questa deve essere promulgata" (art.74 della Costituzione). Lo strumento dunque concesso al presidente della Repubblica per opporsi, e per una sola volta, alla promulgazione di una legge, è quel messaggio motivato. al quale il capo dello Stato può ricorrere nel momento in cui (non prima) la legge gli è sottoposta. perchè "non prima"? Rispondo alla domanda venendo a toc

care il secondo aspetto (che questa volta è di fatto s o storico).

Il 30 ottobre 1991, l'allora capo dello Stato, Cossiga, dichiarò la propria intenzione di opporre un rifiuto assoluto alla promulgazione di una certa legge (si trattava, se non sbaglio, di una legge che estendeva le funzioni della Commissione sulle stragi). Ebbene, particolarmente sopra quella circostanza, il Pds architettò la propria denunzia per attentato alla Costituzione nei confronti di Cossiga.

Usando questo argomento: "Con tale dichiarazione, il Presidente ha tentato di impedire al Parlamento lo svolgimento di una sua specifica funzione, abusando delle proprie prerogative". "Anticipare la propria decisione prima ancora che siano maturate le condizioni per assumerla" proseguivano i denuncianti pidiessini "serve evidentemente ad interferire illegittimamente nelle funzioni di un altro organo". Ora si domanda: non ha tenuto lo stesso comportamento Scalfaro, dichiarando che non farebbe mai passare una legge tesa alla separazione delle carriere dei magistrati? Io voglio ripeterlo: non so dire se fosse fondata l'accusa a sua tempo rivolta a Cossiga, nè se lo sia (e anzi confermo i miei dubbi in proposito) quella oggi mossa contro Scalfaro. Ma o il Pds si decide a chiarire la differenza tra le due ipotesi o dovremo prendere quella loro denuncia come un mezzaccio di guerriglia politica, e il silenzio di oggi come la prova definitiva che a parlar tanto di "regole" sono gli stessi che non si curano della reg

ola prima e fondamentale: la certezza e l'uniforme applicazione del diritto.

Perchè e anche su queste faccende che si misura -che misureranno- la "serietà" di certa gente.

 
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