Le tesi esposte nell'intervento di Salvidio, certamente avvincenti per chiunque sostenga la sussidiarieta' dello Stato, non mi appaiono ne' autenticamentemente liberali, ne' tantomeno libertarie.Il problema indirizzato dall'intervento e', in realta', quello di una diversa regolamentazione (attraverso atti privati) del matrimonio, che potrebbe cosi' adattarsi ad ogni tipo di unione: secondo l'autore la privatizzazione matrimonio eliminerebbe automaticamente la discriminazione verso le coppie omosessuali: si consiglia dunque ai gay di attendere la vera liberazione e di non mettersi in una trappola "pubblica", in cui gia' gli altri si trovano male.
Non mi soffermo, in quanto fuori argomento, sulla debolezza della tesi secondo la quale un contratto davanti ad un notaio potrebbe ridurre l'ingerenza dello stato nel matrimonio (un contratto rinvia comunque allo Stato) e vengo alla materia del contendere.
A mio avviso, il liberalismo non puo' essere spinto fino alla teorizzazione dello stato di natura, negando una funzione essenziale dello Stato, quale quella di assicurare la legalita' e di garantire il rispetto dei piu' deboli e delle minoranze, assumendo una funzione attiva, e non prospettivamente neutra, nell'eliminare le presenti discriminazioni tra cittadini.
La privatizzazione del contratto matrimoniale, implicando neutralita' dello Stato, non e' sufficiente ne' altrettanto efficace, nell'attuale situazione, quanto la parificazione dei cittadini nel pur deprecato matrimonio, se lo scopo e' quello di ridurre le discriminazioni verso una (attuale) minoranza sessuale.
Si deve invero tenere conto del fatto che tale discriminazione si basa su una valutazione morale, su un consolidato razzismo, su un lungo condizionamento culturale e sulla presenza di "poteri forti" soffocanti e condizionanti.
La privatizzazione del matrimonio sarebbe insufficiente a ridurre le discriminazioni, in quanto non comporterebbe una _ratifica_ _morale_esplicita_, da parte dello Stato, della liceita' di ogni tipo di unione, e quindi un attacco alla radice della discriminazione.
Puo' far sorridere l'attribuzione allo Stato di una tale valenza morale, fortemente respinta, sin dalle origini, dal liberalismo, ma una lettura laica della realta' del nostro paese non puo' che confermarlo.
Questa situazione di fatto viene evidenziata dal fermo atteggiamento della Chiesa, fortemente contrario all'inserimento di leggi come quelle relative all'aborto e al divorzio negli ordinamenti statuali.
Un atteggiamento lucido e motivato, che non cade nel tranello delle grandi proclamazioni dei laici, tese ad assicurare (ipocritamente) che le leggi emanate dallo Stato non intendono in alcun modo insidiare il potere della Chiesa di dichiarare immorali i comportamenti pur ammessi dalla legge.
La Chiesa e' disposta a "non vedere" i comportamenti immorali, ma non ad accettare che questi vengano dichiarati morali da chicchessia, specie da un'autorita' che, colla scusa di voler essere laica, finge di non sapere quanto grande e' il peso di una legge nel modificare la percezione morale e il costume di una societa' e nel ridurre l'influenza dei pregiudizi e della Chiesa.
La Chiesa e' disposta a "non vedere" gli omosessuali, ma vuole che una legge li condanni al rogo, o almeno alla sospensione della patente, anche se poi non viene applicata (tranne qualche caso esemplare!): si transige su tutto, ma non sulla dottrina, neanche se lo Stato dichiara "ingenuamente" di non voler invadere il campo della Chiesa.
Questo spiega tutte le nostre leggi, fatte, da cristiani comunisti e cattolici, non per essere applicate, ma per salvare un principio: cito tra queste, per esempio, quella sull'aborto.
Non e' un caso che legge vigente non riconosca l'aborto come un diritto soggettivo, ma lo giustifichi solo in casi di sia pur finta necessita', ratificati da finti controlli e permessi speciali.
Salvata la dottrina nessuno vuole vedere se i medici e le donne fanno dichiarazioni false: l'importante e' che nessuno consideri lecito cio' che non lo e', e questo per legge, legge "laica".
Anche la legge sul divorzio, in fondo, con tutte le sue cautele, tende ad instillare l'idea che, comunque, il divorzio e' male, idea che viene asseverata, poi, anche da tutta la psicologia "laica" e pietosa verso i bambini.
Ma emblematica e' la discussione sulla droga, ove "esperti del problema" in tonaca fanno appello all'"umanita'", alla (loro) scienza, si contorcono sulla sorte dei tossicodipendenti cui venisse sottratta la proibizione di drogarsi, promuovono leggi "libertarie", che magari escludono punizioni, pur di non concedere l'unica cosa che il catto-comunista non puo' concedere: la legalizzazione, implicitamente morale, della droga.
E', in fondo, il principio di papa Giovanni XXIII: "odiare il peccato e amare il peccatore" che viene tradotto in "facciamo le leggi e non facciamole rispettare".
Ci mancherebbe che un liberale venisse in soccorso di questi "liberali e solidaristi", sostenendo che e' meglio poter comprare la droga a tutte le ore, piuttosto che in orario di negozio! Che cioe' un intervento dello stato limiterebbe la liberta' dei drogati anziche' allargarla!
Un tal liberale sosterrebbe anche che le prostitute, davanti ai loro falo', sono piu' libere che se esercitassero legalmente: si pensi infatti alla frustrazione, se dovessero fare fatture, bolle di accompagnamento, andare dal commercialista, subire visite delle USSL, pagare contributi e assicurazioni, luce, gas telefono, ICI, ICIAP, IRPEF, condoni, magari avere un capo....!
Mi scuso per questi esempi insistiti e riprendo il filo logico:
nessuno potra' negare che, nonostante tutti i gesuitismi, le leggi sul divorzio e l'aborto, come la Chiesa aveva previsto, hanno eliminato (quasi) la discriminazione verso le coppie separate o di fatto e verso le donne che hanno abortito.
Cioe' quanto la legge prevede e' diventato un costume accettato, pur con l'ipocrisia prevista nella legge stessa: questa ha creato (o almeno ratificato, avvalorato e diffuso) il costume e eliminato le discriminazioni tra cittadini.
Dunque una legge che ratifichi "moralmente" le unioni omosessuali e' indispensabile per l'eliminazione (anche ufficiale) delle discriminazioni stesse e delle sofferenze di parti non trascurabili della cittadinanza.
Attualmente le unioni omosessuali sono punite, e quindi riconosciute come disordine MORALE, da uno stato finto laico (non viene tolta la patente, ma si proibisce di sposare, avere figli, ereditare, ...), e cio' deve cessare, se desideriamo uno stato liberale: a dispetto delle chiese, cattolica e post-comunista!
Ma il massimalismo di Salvidio mostra la corda anche sul piano pratico: non credo che si possa ritenere piu' semplice ottenere l'eliminazione del matrimonio, che la sua estensione a tutti!
Forse si arrivera' ad un doppio regime, ratificando uno stato di fatto in fondo esistente (coppie di fatto, riservate agli "strambi" e di diritto privato, e coppie ufficiali, per gli eletti), che certo non dispiega effetti libertari per le minoranze sessuali.
Credo che, quando tutti i cittadini saranno uguali, saranno piu' uniti e forti anche nel chiedere la privatizzazione del matrimonio.
Forse che, se una legge proibisse agli ebrei di sposarsi, o a una bianca di sposare un negro, si direbbe loro di non preoccuparsi,
visto che il matrimonio e' un'istituzione borghese e oppressiva, che va (anzi sara'!) privatizzata, in uno Stato liberale?
Come mai si e' lottato per il divorzio, se si doveva lottare per eliminare il matrimonio pubblico? Forse (cosi' e') perche' qualcuno non poteva aspettare il trionfo del matrimonio liberale?
Perche' ci affanniamo tanto per l'obiezione di coscienza, visto che, ovviamente, si deve perseguire l'eliminazione degli eserciti, strumento di imperialismo e di soffocamemto della liberta'?
Smetteremo di lottare per l'aborto, visto che la soluzione e' la "paternita' responsabile" e la contraccezione?
Suggeriremo ai drogati di essere felici della loro attuale situazione di "liberta'", e di "rintuzzare la tentazione statalista", per continuare ad uscire liberamente dalle loro fogne a tutte le ore, grazie a finte leggi repressive, invece di pretendere il "privilegio" borghese di poter comprare la droga in orario di negozio?
Diremo alle prostitute infreddolite e umiliate che sono garantite dal sistema che le emargina?
Mi pare che questi esempi evidenzino la sostanza razzista della soluzione proposta, che viene in realta' auspicata solo a parole, mentre ha tutti i caratteri di una classica fuga in avanti con fini sostanzialmente conservatori e illiberali.
Tale carattere razzista mi pare confermato da affermazioni gratuite circa presunti "gay intelligenti" che temerebbero il confronto tra i due matrimoni, etero e omosessuale, il primo consolidatosi nei secoli, il secondo alle prime esperienze, come se l'omosessualita' non fosse altrettanto antica e non avesse dovuto inventare rapporti forgiatisi in situazioni ben piu' difficili di quelle considerate cosi' superiori (eppure da eliminare!).
Se il confronto poi fosse perdente, che succederebbe? al massimo i "gay" tornerebbero alle unioni eterosessuali, con soddisfazione di tutti i benpensanti! Dunque avanti col matrimonio, pubblico e privato, almeno per chi vuole cadere nella trappola!
Lo stesso argomento vale per il timore della liberta' che avrebbero gli omosessuali: se e' vero che essa viene temuta, che l'omosessualita' si nutre di emarginazione e oppressione, eliminiamole: i criptobacchettoni otterranno piu' coppie produttive e l'Italia risolvera' il tragico problema dell'invecchiamento della societa'!
Concludo con "il nuovo tassello soffocante" che verrebbe introdotto nelle norme dello stato (in realta' un semplice comma di legge che elimini discriminazioni sessuali): non mi pare si possa sostenere che una possibilita' concessa sia una diminuzione di liberta', anche se gli omosessuali, come gli altri, sbaglierebbero, ne sono convinto, esercitandola.
Comunque mi chiedo: perche' dare un privilegio agli omosessuali, impedendo loro di sbagliare, mentre gli altri sono cosi' orrendamente soffocati dallo Stato: dovrebbero forse gli omosessuali fare come le femministe, che vorrebbero essere uguali ai maschi, ma poi preferiscono essere piu' uguali, visto che rinunciano al servizio militare obbligatorio (evitando cosi' una trappola)?
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