>(Il Gazzettino di oggi, pag 6)
(N.B. Al termine dell'intervista, anche un commento dell'autore
sulle polemiche scatenate dai "politici" subito dopo il fallimento
della missione)
di Angelo Augello
Padova - Unendosi ad altre autorevoli voci della vigilia, aveva
detto che il maggior rischio ancora presente nella missione bis di
"Tethered", riguardava proprio la fase di svolgimento del filo tra
lo Shuttle e il piccolo satellite con il carico delle
apparecchiature per le prove elettrodinamiche. I fatti, purtroppo,
gli hanno dato ragione. Il professor Francesco Angrilli, direttore
del Cisas (Centro interdipartimentale studi e attivita' spaziali)
dell'Universita' di Padova reduce da Cape Canaveral dopo la
seconda, bruciante delusione per l'esperimento abortito del
"satellite al guinzaglio", usa i toni pacati di chi, in ogni fase
di studio e di ricerca, trascurando le polemiche epidermiche,
continua a porsi il "perche'" per capire e poi guardare avanti.
D. Professore, cosa puo' essere successo sul "Columbia" il 26
febbraio?
R. In questa fase, bisogna essere insieme cauti e aperti a varie
possibilita'. Il "filo" e' saltato quando era gia' stato esteso
per 19.695 metri e restavano da svolgere circa 2300 metri. Un dato
e' sicuro: il filo non si e' rotto per un sovraccarico di forza;
per varie ragioni che qui non e' possibile riassumere, questa
ipotesi viene scontata da tutti gli esperti. Si possono
affacciare du possibilita': una porterebbe a pensare ad un difetto
del rivestimento isolante del filo a cinque strati; la seconda
riguarderebbe l'impatto che con un micrometeorite all'interno del
traliccio estensibile della navetta. Potrebbe poi profilarsi una
combinazione di entrambi questi fatrtori, cioe' prima l'impatto ad
altissima velocita' con dtriti spaziali che provocano una leggera
lesione, poi una scarica elettrica che causa una fusione nel punto
danneggiato.
D. L'uomo di scienza, per sperimentare, deve affidarsi all'uomo
della tecniologia. In questo delicato rapporto, c'e' stato
qualcosa che non ha funzionato a dovere?
R. Non si deve scordare che missioni di questo tipo sono cosi'
complesse, che anche modesti imprevisti sono in grado di
comprometterle. Lo spazio e' ancora un ambiente del tutto ostile e
piccoli inconvenienti possono provocare notevoli danni. Nel nostro
caso, si tratta di un vero prototipo che coinvolge l'impiego di
una struttura di grande estensione e complicata. Anche se si
sottopongono i materiali a controlli assai raffinati, come e' il
caso del filo di fabbricazione americana ampiamente collaudato,
puo' sempre capitare qualcosa che non va.
D. Cosa si poteva e cosa si dovra' fare per avvicinarsi il piu'
possibile al successo pieno dell'esperimento visto che, nonostante
tutto, la grande idea di Grossi e di Colombo non potra' essere
abbandonata date le straordinarie implicazioni che essa ha nella
ricerca spaziale e su altri versanti?
R. Il nemico naturale piu' pericoloso di questi esperimenti e'
costituito dai detriti e polveri spaziali. I micrometeoriti
incappano piu' facilmente in strutture molto estese. Per
fronteggiare tale insidia, in questi ultimi anni si sta lavorando
per la realizzazione di fili "a rete" o "a nastro", in modo che
anche eventuali impatti con micrometeoriti danneggiano solo
localmente il cosiddetto guinzaglio, ma senza reciderlo e quindi
consentendo la prosecuzione degli esperimenti.
D. Professore, che senso ha cercare il capro espiatorio in imprese
tanto complesse?
R. Ci sara' sempre la tentazione da parte di qualcuno di dedicarsi
preferibilmente alle polemiche anziche' all'analisi dei fatti
reali. Quindi, per sapere qualcosa di certo, e' opportuno
attendere che si plachi la fase emotiva. La capacita' di una
nazione di svolgere missioni spaziali, richiede il supporto di
un'industria dedicata, capace ed efficiente. Ritengo, comunque,
che lo spazio rappresenti una sfida ineludibile per l'Italia del
Duemila.
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Alla riflessione misurata dello studioso, vorremmo aggiungere una
sola nota. Riservata ai politici che si sono affrettati a
sollecitare inchieste e sanzioni per quanti "hanno spereperato
denari dei contribuenti" nelle imprese spaziali.
Stiamo calmi. Si innuvolano fior di miliardi in malaffari e in
maestose sagre di futilr intrattenimento. Per l'aerospazio, si
accerti se ci sono vizi di gestione da correggere, ma non si perda
la faccia strillando a botta calda (e prima di sapere cosa e'
esattamente accaduto) che la ricerca - soprattutto quella dello
spazio icino - e' una "voce" dei quattrini buttati via.
Aggiungremmo un ulteriore motivo di disistima nei nostri
confronti, sul proscenio internazionale. E non ce n'e' bisogno.
Angelo Augello