Radicali.it - sito ufficiale di Radicali Italiani
Notizie Radicali, il giornale telematico di Radicali Italiani
cerca [dal 1999]


i testi dal 1955 al 1998

  RSS
gio 13 feb. 2025
[ cerca in archivio ] ARCHIVIO STORICO RADICALE
Conferenza Movimento club Pannella
Depetro Alessandro - 1 marzo 1996
PADOVA. Il Prof. Angrilli parla dopo il k.o. del "Tethered"

<>

(Il Gazzettino di oggi, pag 6)

(N.B. Al termine dell'intervista, anche un commento dell'autore

sulle polemiche scatenate dai "politici" subito dopo il fallimento

della missione)

di Angelo Augello

Padova - Unendosi ad altre autorevoli voci della vigilia, aveva

detto che il maggior rischio ancora presente nella missione bis di

"Tethered", riguardava proprio la fase di svolgimento del filo tra

lo Shuttle e il piccolo satellite con il carico delle

apparecchiature per le prove elettrodinamiche. I fatti, purtroppo,

gli hanno dato ragione. Il professor Francesco Angrilli, direttore

del Cisas (Centro interdipartimentale studi e attivita' spaziali)

dell'Universita' di Padova reduce da Cape Canaveral dopo la

seconda, bruciante delusione per l'esperimento abortito del

"satellite al guinzaglio", usa i toni pacati di chi, in ogni fase

di studio e di ricerca, trascurando le polemiche epidermiche,

continua a porsi il "perche'" per capire e poi guardare avanti.

D. Professore, cosa puo' essere successo sul "Columbia" il 26

febbraio?

R. In questa fase, bisogna essere insieme cauti e aperti a varie

possibilita'. Il "filo" e' saltato quando era gia' stato esteso

per 19.695 metri e restavano da svolgere circa 2300 metri. Un dato

e' sicuro: il filo non si e' rotto per un sovraccarico di forza;

per varie ragioni che qui non e' possibile riassumere, questa

ipotesi viene scontata da tutti gli esperti. Si possono

affacciare du possibilita': una porterebbe a pensare ad un difetto

del rivestimento isolante del filo a cinque strati; la seconda

riguarderebbe l'impatto che con un micrometeorite all'interno del

traliccio estensibile della navetta. Potrebbe poi profilarsi una

combinazione di entrambi questi fatrtori, cioe' prima l'impatto ad

altissima velocita' con dtriti spaziali che provocano una leggera

lesione, poi una scarica elettrica che causa una fusione nel punto

danneggiato.

D. L'uomo di scienza, per sperimentare, deve affidarsi all'uomo

della tecniologia. In questo delicato rapporto, c'e' stato

qualcosa che non ha funzionato a dovere?

R. Non si deve scordare che missioni di questo tipo sono cosi'

complesse, che anche modesti imprevisti sono in grado di

comprometterle. Lo spazio e' ancora un ambiente del tutto ostile e

piccoli inconvenienti possono provocare notevoli danni. Nel nostro

caso, si tratta di un vero prototipo che coinvolge l'impiego di

una struttura di grande estensione e complicata. Anche se si

sottopongono i materiali a controlli assai raffinati, come e' il

caso del filo di fabbricazione americana ampiamente collaudato,

puo' sempre capitare qualcosa che non va.

D. Cosa si poteva e cosa si dovra' fare per avvicinarsi il piu'

possibile al successo pieno dell'esperimento visto che, nonostante

tutto, la grande idea di Grossi e di Colombo non potra' essere

abbandonata date le straordinarie implicazioni che essa ha nella

ricerca spaziale e su altri versanti?

R. Il nemico naturale piu' pericoloso di questi esperimenti e'

costituito dai detriti e polveri spaziali. I micrometeoriti

incappano piu' facilmente in strutture molto estese. Per

fronteggiare tale insidia, in questi ultimi anni si sta lavorando

per la realizzazione di fili "a rete" o "a nastro", in modo che

anche eventuali impatti con micrometeoriti danneggiano solo

localmente il cosiddetto guinzaglio, ma senza reciderlo e quindi

consentendo la prosecuzione degli esperimenti.

D. Professore, che senso ha cercare il capro espiatorio in imprese

tanto complesse?

R. Ci sara' sempre la tentazione da parte di qualcuno di dedicarsi

preferibilmente alle polemiche anziche' all'analisi dei fatti

reali. Quindi, per sapere qualcosa di certo, e' opportuno

attendere che si plachi la fase emotiva. La capacita' di una

nazione di svolgere missioni spaziali, richiede il supporto di

un'industria dedicata, capace ed efficiente. Ritengo, comunque,

che lo spazio rappresenti una sfida ineludibile per l'Italia del

Duemila.

--------------

Alla riflessione misurata dello studioso, vorremmo aggiungere una

sola nota. Riservata ai politici che si sono affrettati a

sollecitare inchieste e sanzioni per quanti "hanno spereperato

denari dei contribuenti" nelle imprese spaziali.

Stiamo calmi. Si innuvolano fior di miliardi in malaffari e in

maestose sagre di futilr intrattenimento. Per l'aerospazio, si

accerti se ci sono vizi di gestione da correggere, ma non si perda

la faccia strillando a botta calda (e prima di sapere cosa e'

esattamente accaduto) che la ricerca - soprattutto quella dello

spazio icino - e' una "voce" dei quattrini buttati via.

Aggiungremmo un ulteriore motivo di disistima nei nostri

confronti, sul proscenio internazionale. E non ce n'e' bisogno.

Angelo Augello

 
Argomenti correlati:
stampa questo documento invia questa pagina per mail