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Conferenza Movimento club Pannella
Donvito Vincenzo - 6 marzo 1996
raccolta firme

cari compagni,

sono preoccupatissimo per come sta andando questa nostra campagna. Perchè dire male è poco, sia per i risultati in sè che per le conseguenze che ci saranno sulla nostra mini-struttura fatta di persone.

Sappiamo che il progetto politico di questi giorni non è "passato" attraverso tutti i militanti e simpatizzanti. Situazioni come quella in cui opero io, stanno rispondendo al 10% delle proprie potenzialità, con bordate che si sono avvicinate allo zero.

Che fare?

Ovviamente non ripeterci quello che già sappiamo e di cui siamo fermamente convinti. In questo momento il nostro convincimento non basta. Perchè le nostre gambe sono sempre più ..ine e lo sconforto prende anche quel pezzo di mettallo che normalmente sono.

Quasi 15 giorni di raccolta firme e in mano un pugnettino di mosche ..... che si assottiglia sempre più. Pericolosissimo.

Ad un discorso chiaro e preciso, di contrattazione politica con il nostro strumento tradizionale di essere in politica (le firme), non siamo stati in grado di dare corpo, che si trasformasse in forza per la costruzione della porposta liberale.

Solo una fortuna. Ho l'impressione che i nostri interlocutori non si siano molto accorti di questa nostra estrema debolezza, e in loro sia rimasto il mito che è diventato realtà degli oltre 11 milioni di firme sui referendum.

Ma a questo punto occorre essere molto, ma molto precisi. Non è più possibile rimandare. Chi c'è, c'è, altrimenti è fuori. Ogni motivazione diventa fatuo alibi.

E nello stesso tempo bisogna che le carte siano le più chiare possibili. Le orecchie occupate dal frastuono della propaganda di regime, che sono la caratteristica di chi non ha voluto essere corpo riformatore con noi in questi giorni, non si stanno schiudendo davanti alla situazione che è ormai diventata emergenziale, ma si stanno sempre più riempiendo di inedia ..... e la mia ulcera duole.

Occorre un forte colpo di reni che ci porti molto avanti, spazzi la nebbia davanti agli occhi di chi sta aspettando Godot e assorba tutto il cerume che è entrato nelle loro orecchie. Aspettare Godot non fa parte del nostro essere, perchè Godot siamo noi stessi .... e aspettare se stessi è come l'inizio della fine.

Il colpo di reni deve essere chiaro. Dove si legge che 2 + 2 fa 4. Dove l'agire è conseguenza di un procedere che non poteva essere altrimenti, in modo da recuperare alla bisogna tutti coloro che desiderano di essere recuperati, ma che non ce la fanno.

E' il momento di bianco e nero.

O soli o alleati.

Il tempo, ormai, non ci è più propizio.

Un week-end di raccolta firme ancora alla ricerca della soluzione migliore, sarebbe un disastro. Dove l'esempio del week-end scorso è solo roseo (il solo rivedermi lì, in piazza della Repubblica, domenica mattina alle 10 solo in attesa di chi non è arrivato o di chi è arrivato serenamente dopo un'ora e mezza dall'appuntamento, non solo aggrava la mia ulcera, ma non fa raccolgiere le firme e rovina i rapporti tra i compagni).

Non è la soluzione migliore? Sicuramente non lo è! Le porte dobbiamo sempre lasciarle aperte il più possibile ed essere in condizioni di scegliere la soluzione A o B o C in condizioni di "pronti per farlo", in modo da non essere costretti a scegliere ciò che in quel momento è obbligatorio. Giusto. Ma c'è un ma. Ed è che questa volta il corpo non ha ben comunicato con la testa. E' la mia lettura della realtà. E il rischio di essere fuori da tutto, è molto più che un rischio ...... è solo il prossimo passo.

Sono stanco? Per niente! Voglio in questo modo far passare una mia scelta A o B? Non mi compete e non ne ho la forza. Percepisco che dopo la battaglia, ho l'esigenza di sentire la presenza del mio corpo e che, così come stiamo andando avanti, non avrò la possibilità di farlo.

Buon lavoro a tutti e diamogli dentro con le firme.

 
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