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Conferenza Movimento club Pannella
Partito Radicale Rinascimento - 12 marzo 1996
CORRIERE DELLA SERA MARTEDI' 12 MARZO

IL DIAVOLO E IL BUON DIO

articolo di Francesco Merlo

pag 1

La rottura, provvisoria o definitiva che sia, si consuma di notte, proprio come un peccato, nella sede dell'Anima (ed è un'altro simbolismo diciamo così spiritualista), al fuoco della alleanza con Pannella e Sgarbi ai quali Berlusconi ha promesso pari dignità e un numero di seggi uguale a quello dei cespugli cattolici, nonchè la massima autonomia, anche in campagna elettorale, sui i temi tipici dei radicali, la droga, l'amore, la vita...Mastella e Casini la chiamano nel comunicato che annuncia il divorzio, <>. Pannella parla invece di una <>.

Secondo i regolamenti ecclesiastici, a Sgarbi e Pannella verrebbero negati persino liturgici e tuttavia Clemente Mastella, per segnarsi scandalizzato, aspetta che Tatarella gli dica che in Puglia non vuole <>, candidati cioè che vengano dalla Benevento di Mastella, e Tatarella aggiunge spietato che <>. Solo in quel momento Mastella fa la conta dei seggi cristiani e di quelli libertini e sbotta: <>.

E Francesco D'Onofrio, che pure confessa di trovarsi spesso a peccare con un certo gusto e perciò ammette che, al crepuscolo, ci vogliono occhi acuti per distinguere il buon Dio dal diavolo, sostiene arrabbiato che ci sono cose che non si possono barattare per nulla. E che, alla fine, battersi per avere più parlamentari di Pannella è <>, seggi intesi come volontà di Dio, <> contro <>, perchè Sgarbi è uno che, se potesse, farebbe la pipì nell'acqua santiera e chiamerebbe le telecamere per farsi riprendere.

E nella riunione c'è anche Rocco Buttiglione, che corregge D'Onofrio: <>. Per Buttiglione il prezzo da pagare è comunque troppo alto, non è una questione di due o tre o quattro seggi in più, ci sono di mezzo, per dirne una, i matrimoni fra i gay: <>. Buttiglione guarda Dotti e Berlusconi, guarda Tatarella e tutti gli altri, poi si alza in piedi: <>. Si accascia su di una poltroncina come se si sedesse su di un mucchio di macerie, con la testa fra le mani: <>. Non si accorge che ora Berlusconi mormora a Letta: <>. Buttiglione continua: <ee. Ma ci sono delle incompatibilità. Se mi portate un abortista non lo voterò mai. Mai>>. Si consuma così, evocando il diavolo e il buon Dio, la <> rottura tra il Cdu e il Ccd da un lato. Anche loro, come fanno Dini e Prodi nell'Ulivo, si azzuffano perché vogliono ridare <>, anche loro imitando Dini e Prodi nell'Ulivo, si abbandonano al furore del Centro: l'angelo della discordia ispira ormai i moderati d'Italia, e ovviamente, Dio è con loro. Naturalmente al fianco di Pannella e di Sgarbi, qualunque alleato rischia di essere scialbo, amorfo e con il polso lento, tanto più che, per Pannella, il Polo e Berlusconi dovrebbero prendere la palla al balzo, negare <>, <>. E infatti nessuno crede a Mastella e a Casini <> dice Publio Fiori, <pirai!>>. Alessandra Mussolini addirittura <> la rottura nel Casertano, <>. Berlusconi ripete di avere <>. Fini dice che <>. E tutti, amici e nemici, si aspettano che Mastella e Casini e D'Onofrio e Buttiglione si accontentino di qualche candidatura in più, o magari anche di niente, sono democristiani e dunque accreditati come esperti in giravolte del pensiero, fabbricanti di miraggi, cabale e marchingegni dentro ai quali si nasconde la miseria degli interessi, per un pugno di seggi, di poltrone e di posti, sia pure virtuali come sono le candidature. Bocca cucita e denti stretti, loro, i cattolici indignati del Cdu e del Ccd hanno scritto che si presenteranno da soli, sia al proporzionale e sia al maggioritario, si esprimono esclusivamente attraverso comunicati, spengono i telefonini ed evitano i giornalisti, e

d è già questo un miracolo, perché nella gelatina politica quotidiana i pensieri pensati di Mastella, di Buttiglione, di D'Onofrio, e di Casini ci arrivano addosso via etere, via cavo e via tipografia, tremule inconsistenze fatte di strati sovrapposti, mai prese sul serio. Ancora domenica sera, per esempio, poco dopo le 22, Casini dichiarava: <>. E Mastella diceva allegramente: <>.Concludendo così:"Senza di noi il Polo non esiste più". come si vede, si tratta delle abituali brevi formule televisive che si accendono e si spengono nello stesso momento, le udiamo senza sentirle, e tutto finisce inghiottito nella penombra. Ed è perciò drammatico e paradossale che adesso per farsi ascoltare debbano tacere. Che rendere più credibile una loro decisione o magari un loro bluff, Mastella e Casini siano costretti a fuggire via, a negar

si ai cronisti. Anzichè spiegarsi ai quattro venti, come farebbe chiunque di noi, debbono rifugiarsi nel silenzio, un silenzio gravido di parole, come un buco nero nella colonna sonora della nostra televita quotidiana, molto più eloquente di tutte le loro dichiarazioni a raffica. Ed è questo chiassoso silenzio, ci perdonino Mastella e Buttiglione, la sola cosa commovente di questa storia, comunque essa vada a finire e quale che sia il profondo, profondissimo significato politico e culturale, vinca il buon Dio o vinca invece il diavolaccio.

 
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