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Conferenza Movimento club Pannella
Pezzilli Dora - 12 marzo 1996
Cari compagni, care compagne, seguo con ordine le vicende che riguardano, piu' che altro, la discussione feroce sull'identita' radicale. Credo che molti come me in questi anni da opposte fazioni abbiano ovunque avuto ragioni e ragione per meditare, su quello che per noi e' stato il vero ribaltone, la caduta del muro di Berlino e la individuale decisione di stare o da una parte o dall'altra rispetto alle proprie vicende e storie personali, che per chi appartiene storicamente alla vicenda radicale, poco ha di risolvibile, bensi' piu' che altro ha del riconoscimento di un'appartenenza alla prassi della nonviolenza che ci vede distanti, opposti ad altre forze politiche pacifiste, socialiste, che da noi volutamente si sono sempre divise.L'alternativa radicale li' dove, l'alternativa verde fallisce per propria autocommiserazione, si riconosce in ambiti che ci appaiono lontani come epoche , ma che a me appaiono ancor oggi tutte da definire, se non come solitarie espressioni di differenze mai colmate e non risolte,
per questioni ideali e sopratutto libertarie. Guerra, pace, posizioni internazionali sugli armamenti, sul nucleare, sul significato di azione nonviolenta radicale. Sempre le stesse differenze. Differenze etiche, centrate sull'azione della disobbedienza civile, sul significato pratico della noviolenza che da loro ci divide e ci dividera' sempre.Legittima difesa,Come probabilmente concorderebbe anche Rocco Buttiglione, lottare si deve, Caino non ha ragione. Nonviolenza vuole difendere il reo, come nonviolenza vuole difendere il debole, stare da una parte ben precisa dei riferimenti cristiani che dividono in questa stagione le nostre coscienze davanti alla barbarie davanti alle ingiurie dei seminatori di morte. Cio' ci divide dall'area socialista-vwerde, cio' ci ha diviso sempre, indipendentemente dalle pur comprensibili necessita' personali dei nostri leader di non perdere amicizie o alleanze. E giustappunto di questo dobbiamo pur discutere. Cio' in realta' non si risolve con abiure o condanne dellesistente vi

ssuto radicale, ne' e' buono per ogni stagione chi si nasconde la volonta' di voler superare una storia indimenticabile come quella radicale.Noi sapevamo, che avremmo pagato un prezzo, per cio' che abbiamo condiviso per eliminare l'aborto clandestino, sapevamo che il nostro interlocutore un giorno ci avrebbe chiesto ragione di cio' che abbiamo osato compiere, davanti all'attegiamento indifferente di chi sopportava la morte di migliaia di donne sotto i ferri delle mammane, non e' di questo che ci dobbiamo emendare. Tutt'al piu' di questo si devono emendare gli indifferenti di quel regime, che impunemente oggi ci accusano, come colui che guarda la pagliuzza con nel proprio occhio la trave. Noi dobbiamo rinunciare a dichiararci a favore di quella legge, senza per altro smettere di urlare contro l'indifferenza del potere, contro l'assolutismo di chi non ha il coraggio nemmeno, ed e' tutto dire, di mettere in gioco la propria anima per un mondo migliore.Chi si crede innocente, nasconde spesso cadaveri nel proprio

ventre. Questo coraggio, non dichiarabile spesso altro che al proprio confessore, manca in casa radicale, manca a Pannella, per convincere l'alieno democristiano, alla disobbedienza civile, nasconde forse a chiunque la nostrrra volonta' di conversione per potwerci riunire a coloro che, al di la' di vacue parole, nel momento dell'agire si trovano piu' d'accordo ccon noi che con altre forze politiche.L'anticlericale condivide con il credente ogni cosa, anche l'amore.L'anticlericale raggiunge il limite convepibile da una risolvente contraddizione, l'essere e il voler essere, senza abiurare. Per questo vi e' sempre un prezzo da pagare.Accettare questo prezzo e' il futuro del radicale. Cedere all'amore e' la ragione che la nonviolenza ci propone per risolvere due cose.Una fede certa nella propria quanto nell'altrui posizione. Il problema non e' sbagliare. Il problema e' non riconoscere l'errore. Il nostro errore non consiste nelle cose gia' fatte. Consiste nel non volerle lasciare. Porre un punto definitivo alla

storia passata non puo' farci che onore, per questo auspico una chiusura definitiva dellla vicenda che ci accomuna, attraverso la sparizione di quel simbolo, che non rappresenta oggi, altro che un leader, solo, come un cane. A proprosito vi ricordsate del moi cane?A volte il perdono passa attraverso il bene che si vuole ad un animale. Dio non ha bisogno di grandi prove, bastano anche le piccole prove,purche' siano sincere..Dedicatevi alle vostre anime.

 
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