TORTORA: UNA LETTERA DI CUTOLO ALLA MOGLIE 'SI VOLLE OCCULTARE TRATTATIVA CIRILLO'.
"Il nome di Tortora fu fatto dire da Pandico, Barra, Melluso e soci per occultare la scandalosa trattativa di Cirillo. Mi auguro che i giudici vengano a sentire anche me, così potrò testimoniare su quella pagina sporca che resterà nella storia come la colonna infame di Manzoni. Così scrive in una lettera alla moglie Tina Raffaella Cutolo, capo della Nuova Camorra Organizzata. Tornando sul caso Tortora, e sulle dichiarazioni di Melluso, poi ritrattate, Cutolo afferma che i pentiti della Nco sono quasi tutti calunniatori. Conosco soltanto tre pentiti seri, Salvatore Imperatrice, Carmine Sangermano e Raffaele Porzio i quali si suicidarono impiccandosi. Credimi -scrive ancora Cutolo alla moglie- non ce l'ho con questi pentiti, però quando dicono la verità.
La lettera, che Cutolo ha fatto pervenire anche alla giornalista napoletana Pina Bevilacqua, che diverse volte è riuscita ad intervistarlo, accenna anche alla questione in base alla quale lui non fu imputato in quel processo: "Non lo fecero certo per farmi un favore -scrive- bensì per non farmi parlare. Così, io capo assoluto della Nco, non sono stato mai condannato per il 416 bis. Allora nessun giudice volle ascoltare quello che avevo da dire sul cosiddetto processo Tortora, ad eccezione del procuratore Greco di Salerno al quale, in parte, spiegai che il nome di Tortora fu fatto per nascondere la verità sul caso Cirillo. Al signor Melluso e soci passavano champagne e donne a volontà, tanto che lo fecero sposare anche con una festa principesca".
Ricordo con piacere - continua la lettera - quando Tortora venne a farmi visita nella mia cella-stalla all'Asinara insieme all'on. Vesce. Ed io gli dissi: "La mia mano si onora di stringere la mano ad un uomo onesto come lei. Gli dissi anche: dottor Tortora, guai all'innocente se non è più astuto del colpevole".