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Conferenza Movimento club Pannella
Partito Radicale Rinascimento - 13 aprile 1996
Articolo di Iuri Maria Prado pubblicato su 'Il Giornale' - Domenica 31 marzo 1996

L'attacco di Sartori sul 'Corriere'

Quando il Marco fa paura

E' almeno singolare che il primo quotidiano d'Italia, per mano di uno dei suoi prestigiosi opinionisti, e gia' in prima pagina, ritenga di armarsi per aggredire non solo politicamente, ma senz'altro a livello personale e senza raffrenare insultanti gratuita', un personaggio politico. Direi che non si era mai visto. Ma il fatto e' tanto piu' sorprendente, se si pensa che oggetto della furia del professor Sartori (Corriere della Sera del 29 marzo) e' Marco Pannella. Essendo quest'ultimo a capo di un movimento il cui consenso presso l'elettorato e' scarso, essendo i radical-rifomatori quei soliti 'quattro gatti', io mi domando come mai quella specie di neo Papa in seconda che e' diventato Giovanni Sartori ritenga di dover sprecare la sua immacolata dottrina per occuparsi di una cosi' insignificante realta'. E questa domanda mi si ripropone piu' urgente, se guardo ai toni usati da Sartori ('Pannella e' un sopraffattore che sragiona', 'Uno spaccone affetto da esibizionismo terminale'). Argomenti, infatti, Sartor

i ne ha reperiti pochini e di molto poveri, per fiacca inconcludenza e denunciata ignoranza spiccando, ad esempio, i richiami a Toni Negri e alla piu' recente iniziativa della Lista Pannella-Sgarbi, combinata, osserva il professore, 'per trarre in errore gli elettori'.

Si potrebbe rispondere che la cosiddetta operazione Toni Negri sara' anche stata ingenua, ma supponeva una campagna civile e democratica per nulla ridicola, che non merita di essere definita 'sporca' giusto perche' l'implicato (Negri, non Pannella) piego' al proprio personale vantaggio una iniziativa condotta, almeno nelle intenzioni, nell'interesse superiore del diritto. E se penso a come tanti altri, pure dalle cattedre, preferirono prendere poszione pretendendo che fossero semplicemente mandati assolti 'i compagni che hanno sbagliato', allora mi accorgo di come i promotori dell'elezione di negri esano assai meglio e piu' onesti da quel gomitolo di violenza e ipocrisia che furono gli anni di piombo.

E veniamo al presunto carattere ingannevole della Lista Pannella-Sgarbi. Povera erudizione del professor Sartori. Egli confonde l'ipotesi relativa ad un simbolo depositato all'esclusivo scopo di precludere ad altri la possibilita' di servirsene, con l'ipotesi relativa ad un conflitto tra simboli oggettivamente confondibili e con quella, ancora diversa, del deposito di un simbolo decettivo. E si capisce che la confusione in Sartori sia questa, atteso il richiamo da lui fatto alla vicenda che ha riguardato i simboli che includevano la dicitura 'Dini'. Se si fosse trattato solo di 'confondibilita'' - come crede Sartori - il deposito successivo nell'interesse di Lamberto Dini avrebbe dovuto essere considerato inammissibile, mentre nel caso del simbolo Pannella-Sgarbi si ha (semmai) la lesione di un diverso interesse, e cioe' quello dei candidati della Lista medesima, in ipotesi pregiudicati dalla successiva decisione dell'on. Sgarbi (decisione legittimissima, per carita') di mettersi altrove. Ma questa e' accade

mia, e non so quanto interessi il lettore. Mentre interessante e' quest'altro: il professor Sartori non si spiega perche' Pannella venga preso sul serio, visto che 'i suoi voti sono pochissimi'. Scopre, questa affermazione, il nocciolo di una teoria politica e civile magari 'realista' e tuttavia davvero meschina: chi ha tanti voti, per cio' solo, e' bravo, merita attenzione e, soprattutto, non merita le reprimende di Sartori. Ed evidentemente e' in ragione di questa teoria, che non abbiamo mai letto articoli tanto pesanti contro i ladri, i mascalzoni, i tangentari e i rottami della prima Repubblica, i quali, appunto, avevano l'indubbio merito di raccogliere - non importa come, vero professor Sartori? enorme consenso elettorale.

Ma lasciando perdere il passato dei radicali (i quali hanno fatto qualcosa d'altro e in piu' che candidare Cicciolina e Negri), si trova ingeneroso - e un po' di cattivo gusto - che Sartori dica cosi' male e a tutto tondo di un movimento che avra' tutti i difetti che volete, ma non quello di agire disonestamente e senza mettere in gioco ogni giorno il proprio accreditamento presso i cittadini. Ma tanta acredine, forse, si spiega considerando un piccolo motivo personale e psicologico. Che il marchio 'Sartori' possa non risultare impresso sul nuovo sistema elettorale e di governo, e' ipotesi che manda in bastia il professore. Lo si capi' bene dal disprezzo che dedico' cosi' a Fini come a D'Alema e a Berlusconi quando fu chiaro che il sartorellum non avrebbe avuto corso immediato.

Gli avevano tolto il suo giocattolino. adesso, con Pannella che insiste sul turno unico e sul presidenzialismo non 'semi', Sartori teme che il dibattito possa nuovamente de-sartorizzarsi, e allora giu' insulti.

Che pena.

 
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