New York City, 15 aprile 1996.
Sara' una caso, ma proprio adesso in coincidenza con la campagna elettorale italiana, ebbene non s'era mai vista una tale concentrazione di politici italiani alle Nazioni Unite. Ormai non passa giorno che gli attivisti riformatori radicalmente impegnati nei lavori del Comitato preparatorio dell'ONU sull'istituzione del Tribunale internazionale permanente, recandosi al Palazzo di vetro inciampino regolarmente in qualche politico italiano affannato in tournee elettoralistica.
Da parte sua il Segretario Generale dell'ONU Boutros Ghali (probabilmente inconsapevole di essere stato usato a meri fini elettorali italioti), sembra purtroppo disposto a ricevere chiunque gli suoni il campanello, salvo mostrarsi finora sordo agli appelli rivoltigli da tutto il mondo affinche' riceva una personalita' di ben altra levatura spirituale e culturale rispetto agli Scalfari e alle Pivette. Sua Santita' il XIV Dalai Lama, leader del popolo tibetano vittima del regime comunista cinese non meno di quanto lo sia da parte di lobby industriali occidentali (leggasi Fiat e parenti), non e' ancora riuscito ad entrare nemmeno nell'anticamera del Segretariato.
Alla vergognosa parade elettoralistica in America hanno gia' risposto l'economista Modigliani con la sua "sorprendente" presa di posizione in materia sindacale (e chissa' perche' sarebbe sorprendente visto che e' semplicemente sensata e anti-demagogica), nonche' Caretto che sul Corriere di ieri mette in guardia dall'interpretare il ricevimento di Scalfaro da parte di Clinton come un gesto di appoggio all'Ulivo. Tutt'altro invece, e' proprio il contrario: il presidente Clinton ha chiarito che si guarda bene dall'interferire nelle elezioni italiane appoggiando qualcuno in particolare.
Motivo di piu', quest'ultimo, per provocare ulteriore acidita' di stomaco a un tale Sartori frustrato dal fallimento del tentativo di mettere la sua firma su una riforma stile inciucio, e il quale professore tra l'altro vanterebbe una docenza alla Columbia University. Peccato che negli ultimi sei mesi non lo abbiamo mai visto in giro a Manhattan: troppo impegnato, l'esimio politologo, nella campagna elettorale italiana...
In forza di tutte queste ragioni, ce n'e' abbastanza per gli italiani residenti a New York per ribellarsi all'unico telegiornale che possono ricevere senza antenna satellitare: l'indecoroso Tg1, virilmente soporifero organetto nazional-popolare della partitocrazia democomunista riciclata.
Il 21 aprile gli italiani all'estero non potranno votare, pero' non sono affatto insensibili ai destini della madrepatria e rispondono all'ipocrisia lanciando un segnale "minaccioso": l'avvio della imminente costituzione a New York di un nuovo Club Pannella, denominato CLUB PANNELLA FOR PRESIDENT, che si richiamera' ai principi, la linea politica e lo statuto del movimento, con l'aggiunta di uno scopo supplementare: la candidatura del leader liberale europeo a Presidente di un paese piu' serio, gli Stati Uniti d'America.