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Conferenza Movimento club Pannella
Pinter Antonio - 22 aprile 1996
PERCHE' PERDEREMO SEMPRE.

Ragazzi, quando sento parlare del perché le elezioni si vincono e si perdono mi accorgo sempre che chi fa politica probabilmente conosce molto poco la gente che ha intorno.

O se la conosce fa finta di niente e parte in tromba lo stesso con le sue elucubrazioni.

Ma dico, avete mai parlato con un comunista? Vi sembrano tipi che ragionano? Che si guardano intorno, vedono i propri carri armati sovietici spiaccicare gli operai ungheresi e gli si accende in testa una qualche lampadina?

O, per venire a cose più vicine nel tempo, che prima marciano in un milione di uomini con trombe e bidoni contro Dini, poi se lo rotrovano da votare, e dentro gli scatta qualche cosa?

Non scherziamo. E, attenzione, quando parlo dei comunisti parlo della sola gente che si occupa (in massa) di politica in questo paese. Agli altri andategli a chiedere se sanno chi è il presidente della Repubblica, o che cos'è il sistema uninominale, che ci facciamo due risate.

Se tutto questo è vero, e credo che lo sia, non occorre farsi tante domande sul perché il Polo ha vinto nel 1994 e ha perso oggi.

Due anni fa ha sommato due viscere: quella anticomunista e quella secessionista di Bossi e dei suoi valligiani per superare l'eterno 40% della sinistra comunistademocristiana.

Questa volta no .E gli altri, con gli stessi voti di sempre, hanno vinto le elezioni.

Ho paura che lo slancio liberale-riformatore del Polo, presente o no che sia, elettoralmente valga proprio poco.

Magari vale qualcosa la faccia di Berlusconi e qualche clientela attardata nell'esodo verso l'ulivo, altrimenti si andava a prendere il 16% degli irrudicibili che hanno votato AN e gli altri scappavano tutti a nascondersi sotto le gonne del PDS.

Il voto di opinione non esiste. Gli indecisi non esitono.

I liberali non esistono.

Altrimenti, nel 1979, Craxi avrebbe preso il 30%. E Pannella il 10.

E invece Craxi è rimasto al palo, si è impantanato per quindici anni nel suo diecipercento, dibattentosi finché non è affogato.

E noi siamo qui, a contare ancora gli unovirgola.

Detto questo, verrebbe voglia di spararsi. E invece no. Forse si è socialisti, liberali, riformatori perché non si può fare a meno di esserlo.

E perché, quando si è capaci di trovare un tema che riscaldi gli animi si può ancora parlare alla gente, e vincere contro tutto e tutti.

Ma scordiamoci che quando deve mettere una croce sul simbolo, qualcuno si possa entusiasmare per l'opposizione leale ma senza sconti di Martino o per la grande visione liberale di Negr

La gente, quella che vota a milioni, sa solo di avere il nonno comunista, lo zio prete e il genero assessore.

La botta è passata, col tempo vedremo se l'opposizione del polo saprà essere più democratica, meno in vendita, inerte, vociante, fasulla e inutile di quella che è stata in questi anni quella comunista.

Io ci credo poco.

Ma adesso c'è da pensare ai referendum.

E, finalmente a proposito del punto che mi stava a cuore (scusate un po' di logorrea da ferite elettorali), vorrei celebrare la sconfitta iscrivendomi a un Club Pannella, qui a Milano.

Se qualche concittadino ha resistito fin qui nella lettura, potrebbe parlarmi del suo club, anche in email

on so quale scegliere. Gli intenti tematici che i nomi dovrebbero comunicare mi risultano un po' oscuri.

E poi mi piacerebbe saper cose tipo: quando si riunisce, dove, cosa si fa, etc.

Sapete, tutti i comunisti che conosco, amici e nemici non fanno che dispiacersi del fatto che siamo riusciti a prendere un senatore (non sto scherzando, è un coro, me l'hanno detto TUTTI).

Loro dicono che vorrebbero vederci scomparire per sempre. A me, chissà perché, piacerebbe dargli ancora qualche dolorino.

In gamba

 
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