io non so se sia opportuno scrivere questo lungo testo col rischio di aggiungere ulteriore tristezza alla depressione collettiva, percio' premetto che lo scopo e' invece il contrario. la ragione per cui sento il bisogno di farlo risiede nel senso di colpa che provo ogni volta che in occasioni come questa non posso essere di aiuto ai compagni in italia, non possedendo ahime' il dono dell'obiquita' (per quanto da tempo stia cercando di attrezzarmi all'uopo...)
mi viene infatti spontaneo di pensare, per esempio, che se fossi ancora domiciliato nel mio paesello di residenza, beh le firme per presentare la lista sia in friuli-vg che nel veneto orientale sarebbero state raccolte, eccome! e non lo dico per presunzione, sono infatti consapevole che nessuno e' indispensabile, soltanto credo che avrei utilmente potuto dare una mano per raggiungere il minimo necessario. non che cio' avrebbe cambiato granche' su scala nazionale (alla luce dei risultati non piu' di qualche inutile decimo di punto percentuale), ma questo e' un ragionamento, come dire, "col senno di poi", che non lava il senso di colpa che uno prova nonostante sia giustificato dall'essere in altre faccende affaccendato.
e qui viene il punto, cioe' la mia amara riflessione: le altre faccende in cui sono affaccendato si chiamano partito radicale, transnazionale. ora vediamo un po' insieme se potete aiutarmi ad usare la logica per ricavare un ragionamento sensato da questo mio delirio:
giusto vent'anni fa il partito radicale entra per la prima volta in parlamento con quattro deputati. tre anni dopo e' l'apoteosi: tre punti e mezzo percentuali e diciotto deputati. arrivano subito gli opportunisti che assaltano il carro dell'astro nascente, ma pannella li frustra gia' nel '79 quando si oppone ai partitini regionali, e definitivamente nell'82 quando addirittura invita allo sciopero del voto, partito radicale incluso. prima "piccola" considerazione: grazie a questo il pr esiste ancora, a differenza del psi di craxi...
poi nella seconda meta' degli anni '80, in un percorso travagliato che vede il concepimento a firenze, la gravidanza a bologna e il parto a budapest, il partito radicale - principalmente per volonta' e profonda convinzione del suo leader storico -, si trasforma in soggetto politico transnazionale e transpartitico.
una decina di "militonti" italiani, inspiegabilmente capitanati da un belga, vengono quindi spediti nelle capitali dell'europa orientale. per inciso tra di essi ci furono, oltre a olivier dupuis: andrea tamburi, paolo pietrosanti, sandro ottoni, massimo lensi, antonio stango, marino busdachin e anche il sottoscritto, che della compagnia era quello relativamente piu' giovane ed ebbe tutto da imparare dai compagni piu' esperti (e aggiungo tra parentesi, doverosamente riconoscente, che e' stata una straordinaria esperienza di vita che mi ha consentito di conoscere persone e culture di una decina di paesi del mondo).
tutto questo fu possibile perche' c'erano dei deputati, in italia, che ci coprivano le spese: non c'e' nulla di particolarmente eroico nell'essere, che ne so, per esempio arrestati nell'allora cecoslovacchia come capito' a massimo, o come poi capito' a me in serbia, o come e' capitato innumerevoli volte a olivier. ci e' capitato di farlo semplicemente perche' siamo convinti di quel che facciamo, come tutti i radicali. ma la galera, francamente, non piace a nessuno. cio' che piuttosto voglio dire e' sottolineare il fatto che se abbiamo potuto permetterci questo fantastico esperimento politico unico al mondo era anche perche' c'era qualche deputato in italia che generosamente devolveva meta' del suo stipendio parlamentare, e anche di piu', per pagare i biglietti d'aereo ai matti di volta in volta paracadutati di qua o di la'. e quando ci siamo trovati nei guai eravamo istruiti per cercare di resistere qualche giorno, giacche' sapevamo che pannella o bonino non avrebbero esitato, rischiando essi stessi, di veni
re sul posto a cercare di tirarci fuori dalla merda. e' questo, cari miei, che si chiama solidarieta' tra compagni, il che differisce non poco dal retorico solidarismo comunista.
beh, adesso sembrerebbe quasi che la mia delusione sui risultati elettorali italiani sia riconducibile alla mancanza di avventura che dovremo affrontare perche' non ci sara' un deputato strik a pagarmi il biglietto per ankara, o un senatore stanzani per spedire busda in un atterraggio fuori pista a baku o dove diavolo da quelle parti. invece voglio dire una cosa importante: se c'e' un motivo per cui l'italia e' apprezzata all'estero, questo e' il partito radicale, e lo affermo con umilta' ma anche con legittimo orgoglio. cittadini di paesi oppressi, quando ci vedono arrivare si stupiscono: "ma chi glie lo fa fare a questi occidentali 'strani' di occuparsi di noi 'morti di fame'" ?
prendendo uno spunto dall'esperienza personale, io dico solo che quando portai al nostro punto di riferimento in kosovo il denaro necessario ad acquistare un fax per tenerci in comunicazione, lei pianse, e pianse di gioia: non tanto per i cinque bigliettoni verdi che le consentivano di comunicare col resto del mondo, quanto piuttosto per il fatto che qualcuno si preoccupava disinterassatamente della situazione del suo popolo. in quell'occasione, come in tutte le altre, io non fui che lo strumento per recapitarle la somma unitamente ad un attimo di felicita', ma chi pagava i cinque bigliettoni era in buona sostanza un generoso deputato italiano della lista pannella. gli altri piccioni viaggiatori del partito potrebbero narrare decine di episodi analoghi.
ebbene, questo in conclusione volevo dire: il partito radicale e' l'unica cosa "italiana" di questo secolo che mi fa sentire orgoglioso del mio paese di origine, che e' un grande paese, perbacco!, e se l'italia all'estero non e' solo sinonimo di calcio, maccheroni e mafia, questo e' grazie al partito radicale di marco pannella.
e nel contesto di questo amaro sfogo, perdonate un annuncio quasi personale: la notte scorsa ho telefonato ai miei genitori in italia: come immediata risposta alla vomitevole campagna elettorale, entrambi hanno rinnovato l'iscrizione al partito radicale, e non soltanto perche' e' un modo di aiutarmi moralmente a tirare avanti perche' mi vogliono bene, ma soprattutto con la nobile motivazione che "dini ci fa schifo per come si e' servito della sua carica a scopi di propaganda elettorale".
dopo quella telefonata con persone piu' saggie e mature, e dopo avere appreso che marco non molla e rilancia sui referendum, mi sono sentito un po' meglio e ho momentaneamente rinunciato a suicidarmi. certo mi rimane l'istinto "omicida" nei confronti dei demo-comunisti nostrani: oh come vorrei vederli a sopravvivere in un paese dell'est con una pensione di venti o trenta dollari al mese. ma essi sono comunisti nostrani: hanno tutti la macchina e qualcuno perfino il pullman. e nessuno degli onorevoli comunisti ha mai sperimentato un carcere comunista, cioe' sostanzialmente fascista, a differenza di molti radicali.
dunque concludo: tutto sommato e' paradossalmente un bene che non siamo presenti alla camera. dopo vent'anni torniamo ai vecchi tempi di opposizione extraparlamentare, con in piu' l'arma di venti referendum.
io quegli anni settanta col pannellone imbavagliato in medaglione li vissi da bambino dinanzi un televisore in bianco e nero (per ragioni anagrafiche sono iscritto al partito solo dall'81). ma se lui a sessant'anni trova ancora la forza, nonostante tutto, di ricominciare daccapo a contrastare i mistificatori di regime, ebbene la trovero' anch'io che ne ho trenta, la forza di superare un momento di sconforto.
come ogni altro radicale di ogni eta', vent'anni dopo.