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Conferenza Movimento club Pannella
D'Aloisio Carlo - 2 maggio 1996
LETTERA APERTA A MARCO PANNELLA

Caro Marco, ho letto ed ascoltato diversi contributi di riflessione sul fatto e sul da farsi . Provo ad essere utile anch io, anche se ovviamente dopo il risultato elettorale troppi e facili se maturano nei ragionamenti; il problema era coglierli e risolverli per tempo...

Certo, personalmente posso testimoniarti di aver vissuto una non campagna elettorale in quanto - oltrechÄ in salita come al solito nel far conoscere e comprendere le nostre ragioni politiche - soprattutto ingessata (per via del tira e molla dell accordo con il Polo) e schizofrenica (sono stato 10 giorni in Calabria ad invitare a votare la Lista Pannella/Sgarbi con Sgarbi capolista di Forza Italia nel proporzionale!).

L amarezza di non aver raggiunto l obiettivo e di ritrovarci dimezzati nei consensi non altera la serenitê delle buone ragioni delle nostre idee; anzi, personalmente mi dê certamente pi¥ determinazione a lottare, anche se perý ritengo importantissimo che si sviluppino riflessioni utili a capire metodi e forme utili a migliorare il nostro agire e il nostro organizzarci politico.

Fin dal 1977, da studente cane sciolto della sinistra cresciuto costretto a veder far politica solo in base a schemi ideologici ed etnici (comunisti/fascisti/cattolici), il mio felice approdo al movimento radicale Å stato soprattutto determinato dal fatto che si faceva (e si fa) politica su argomenti concreti, laici e libertari, promuovendo battaglie politiche e referendarie che portano il Paese a conoscere (di volta in volta pi¥ o meno bene, grazie al sistema informativo di regime), a riflettere e a decidere (comunque, a crescere civilmente).

Molti italiani hanno - piano, piano - imparato a riconoscerti questo merito (parole di apprezzamento su di te sono prima o poi venute anche da persone che in altre occasioni ti vomitavano addosso di tutto!). La ricchezza crescente, quantitativa e qualitativa, delle battaglie radicali rappresenta un offerta laica unica, testimonianza di vero impegno civile, che prima o poi tocca (o sfiora) le coscienze anche dei pi¥ ottusi (ideologicamente).

Ma nonostante questo riconoscimento gli italiani alle elezioni non ti (ci) votano.

In un Paese libero dalle ideologie sono convinto che saresti un leader politico con grandi consensi elettorali. Ma il tuo (nostro) modo di far politica Å, invece, di per se stesso - in quanto autenticamente laico - antitetico alla cultura politica dominante, retaggio di una tradizione di ideologie non democratiche, forti e totalizzanti (prima il catto-fascismo e poi il catto-comunismo) sempre fondate sull anti-nemico .

Nei referendum, tutto il nodo del meccanismo decisionale sta effettivamente nella condizione del conoscere per deliberare , per cui - al di lê di quando si toccano interessi corporativi e/o clientelari (es. sindacato) - nelle decisioni di scelta di voto Å possibile che prevalga la maturata libertê di coscienza e d opinione sulle indicazioni ideologiche ed etniche di appartenenza (dal divorzio in poi Å spesso andata cosô e tu sei stato il primo ad aver compreso questa potenzialitê trasversale)

Invece, nelle elezioni, ossia nell attribuire una delega di rappresentanza e di governo, l informazione ha sô il suo ruolo importante, ma non sufficiente e non determinante ad orientare le scelte, che sono sempre le stesse, dettate da una micidiale combinazione di motivazioni ideologiche/clientelari.

Un popolo politicamente maturo non vota per decenni chi si spartisce il bottino sotto il suo naso (a meno che non pensi di partecipare in qualche modo alla mensa, per campanilismo o per pagnotta ), per poi scandalizzarsi e tifare Di Pietro.

Il voto d opinione politica (ossia di libero giudizio) in Italia Å di fatto ancora molto marginale.

Ho una zia inglese che alla domanda se Å conservatrice o laburista inorridisce, rispondendo che da loro non si Å ma si vota di volta in volta chi convince di pi¥!

Probabilmente il bi/tripartitismo Å la strada migliore per de-ideologizzare gli italiani, ma non Å una battaglia facile e di breve durata.

Inoltre il ben noto ritornello sui meriti storici che ascoltiamo da almeno 20 anni ...prima facevate cose giuste, ma ora siete cambiati deve pur significare qualcosa.

Noi sappiamo di essere sempre gli stessi, pasolinianamente irriconoscibili e ragionevolmente folli, di non aver mai abdicato al nostro modo radicale di far politica ed alle nostre battaglie di libertê, ma anche di non esserci mai accasati in termini etnico/ideologico; (Å questo che ora ci rimproverano i compagni amici!) ed Å questo in sostanza il problema elettorale.

Per la prima volta abbiamo fatto un patto di alleanza politica (concreto, ma tardivo e quindi improduttivo) ed abbiamo perso i voti di chi non ha simpatie per il Polo senza guadagnarne fra chi ce l ha o fra chi poteva condividere il nostro obiettivo.

In Italia ci sono pi¥ ex o mancati elettori pannelliani che ex o mancati di qualunque altra area politica. Il tuo fare politica ti espone costantemente al continuo rimescolarsi di consenso e di dissenso, ma nulla si sedimenta in patrimonio elettorale.

Lo zoccolo duro di un fare politica realmente laico probabilmente non esiste nemmeno.

Fini, Berlusconi, Prodi, Bossi, D Alema, Bertinotti, Ripa di Meana, ... qualunque cosa dicano o facciano (ma pi¥ opportunamente non dicano e non facciano) fanno sempre il pieno dei voti della destra forte , dei moderati anti-comunisti , dei catto-comunisti , dei nordisti , dei comunisti per il governo , dei comunisti per l opposizione , dei verdisti , ossia di chi vota per appartenenza ideologica e/o clientelare , non per giudizio .

E i numeri sono pi¥ o meno sempre gli stessi: ad esempio PCI=PDS+RC=30%

Quello che determina il successo o la sconfitta Å il gioco della scomposizione e della riaggregazione degli schieramenti.

Nel 1994 il Polo ha vinto sommando i propri voti alla Lega. Senza questa combinazione e con l alleanza neo-centrista (magistralmente gestita da Scalfaro negli ultimi due anni fino alla promozione dei partiti di Dini e Maccanico) e la desistenza di RC, il Polo ha prima perso le regionali e poi le politiche.

Fini e Berlusconi certamente sapevano giê in partenza di non avere i numeri; ma la loro azione Å stata quella di presumere di godere di una sorta di diritto sospeso di consenso al governo, ereditê del post-ribaltone; perciý, hanno appena sventolato blandamente le bandiere liberali del 27 marzo per rincorrere vanamente l elettorato cattolico sperando di prendere voti al centro, perfino stemperando parole d ordine etnico-ideologico ( battere il pericolo rosso ), viceversa determinanti e vincenti per l Ulivo ( battere le destre ).

Il fatto stesso che l accordo sui contenuti per la riforma presidenzialista, bi-partitica e federalista sia stato raggiunto solo a 7 giorni dal voto, anzichÄ essere la battaglia politica vincente da cavalcare per tutta la campagna elettorale, dimostra la situazione di debolezza politica del Polo.

Non credo sia solo miopia politica, quanto il frutto dell influenza delle componenti conservatrici e continuiste del potere, che - senza illuderci - sono ancora fortemente maggioritarie all interno del Polo.

Vengo ora a farti le mie considerazioni sul da farsi :

1- L Ulivo. Rappresenta il blocco sociale vincente dei poteri forti del sistema partitocratico , ma la partitocrazia del primo tempo della prima repubblica era forte soprattutto perchÄ era consociativa e non aveva pressochÄ opposizione.

Perciý il modo pi¥ opportuno per combattere il nuovo fascio Å lottare perchÄ il risultato elettorale non sia umiliato di nuovo: esigere la piena assunzione delle responsabilitê di governo da chi ha vinto e delle responsabilitê di controllo e di opposizione da chi ha perso. In queste condizioni, tra qualche mese Å presumibile ipotizzare che per Prodi siano praticabili solo politiche congelanti e concepite per approssimazione progressiva; l eterogeneitê degli interessi da soddisfare potrê solo consigliare la paralisi politica e necessitare dell ingessamento della democrazia. (Forse allora si accenderê qualche lampadina anche a sinistra.)

2 - Scalfaro. Scongiurare ribaltoni , inciuci e unitê nazionali non sarê perý facile (non dimentichiamoci che Scalfaro Å sempre il Presidente e che Di Pietro sembra essere lô pronto per prestarsi a questa operazione); non scarterei, perciý, l ipotesi di riprendere la raccolta di firme per le dimissioni di Scalfaro, accusandolo di aver utilizzato - come ha fatto - il suo ruolo istituzionale neutrale contro la Costituzione per fagocitare con documentata faziositê politica gli interessi della ricostituzione del fascio partitocratico.

3 - Referendum. Rilanciamo con trasversalitê e determinazione radicale le nostre battaglie liberali, liberiste, libertarie con l obiettivo di aggregare un opposizione politica al regime. Oltre a lavorare per convincere e vincere sui 20 temi referendari cominciamo a progettare nuove iniziative referendarie sulle quali - contestualmente alla campagna referendaria - raccogliere le firme nella prossima primavera.

4 - Riforma. L Ulivo a meno di inciuci con il Polo e/o con la Lega non appare in grado di fare alcuna Riforma. Occorre perciý battersi affinchÄ il Polo rispetti l accordo e sostenga, anche da minoranza, gli obiettivi prefissati; in primavera, insieme ai referendum, si potrebbe arrivare a proporre ai cittadini di sottoscrivere un progetto di legge di modifica elettorale e costituzionale (con riferimento anche alla proposta n.3665 del 9 gennaio 1996).

5 - Democrazia. Certamente, ora, pi¥ di prima, sarê difficile difendere e conquistare margini di praticabilitê democratica; il primo riflesso spontaneo sono state le minacce per Radio Radicale di Mussi e di Maroni: un chiaro campanello d allarme. Altri - sono convinto - suoneranno contro lo strumento referendario. Dietro l apparente buonismo veltroniano e prodiano delle molte carote , si prefigurano dure bastonate . Occorre fin da subito preparare il terreno del dialogo possibile per cogliere tutte le diverse sensibilitê e le coscienze libere, per far esplodere per tempo - anzichÄ sottacere - le contraddizioni che certamente esistono negli schieramenti (almeno spero!).

6 - Polo. L idea di costituire un Partito Liberale di massa Å alquanto suggestiva, ma si scontra con la realtê di Forza Italia, che ancora non Å nemmeno un Partito; solo conquistando un congresso democratico si potrê valutare se esistono i numeri, gli uomini e le condizioni per un tale ambizioso obiettivo; altrimenti Å solo una chimera. Il resto del Polo Å arroccato su se stesso.

7 - Movimento Transpartitico. Per l immediato trovo urgente riappropriarci della strategia radicale trans-Parti-tica (ed ora anche trans-Poli-tica ). Lavoriamo per conquistare alle nostre battaglie deputati, organizzazioni politiche e cittadini indipendentemente dalle aree di appartenenza; sappiamo bene che i vertici di tutti i Partiti scongiurano la promiscuitê con la nostra politica, ma sappiamo anche bene che ci sono coscienze sensibili (nella base di AN, come anche a sinistra).

Occorre - a mio parere - concepire, promuovere e organizzare entro la fine dell anno un Congresso di Fondazione che, tenendo conto di questa direzione, riorganizzi il Movimento nell Unione dei Riformatori Radicali Referendari per le Libertê, una struttura politica nazionale, non elettorale in quanto tale, organizzata con maggiori meccanismi orizzontali, di cui tu dovresti essere il leader, ma non l unica testa.

8 - Liberare l informazione. Tutte le nostre lotte, oltre ai singoli obiettivi, per la loro stessa natura mirano alla crescita di una cultura politica laica, nonproibizionista, liberale, liberista, libertaria.

Tutto ciý si scontra continuamente con il sistema dell informazione (condizioni di conoscenza e di contraddittorio critico) che sistematicamente lavora per l omologazione e la conservazione ideologica, politica e culturale (andrebbe aperto un processo storico alla professionalitê giornalistica di regime!).

Sono perciý convinto che occorra rendere centrale la battaglia per liberare l informazione ; in particolare:

Difendere e rilanciare le prerogative qualitative di Radio Radicale

Sostenere l obiettivo del referendum per l abolizione della pubblicitê RAI, affinchÄ si arrivi ad un servizio pubblico effettivo e qualitativo, fuori dalle logiche commerciali, liberando cosô risorse pubblicitarie per la crescita pluralistica di nuovi soggetti; (su questo coglierei come una contraddizione possibile la dichiarazione in sede FININVEST di D Alema, subito smentita dal resto dell Ulivo).

Ripartire dal referendum per l abolizione dell Ordine dei giornalisti per concepire azioni di denuncia e di disobbedienza civile.

Su questa linea, il nostro Club al Consiglio Generale di Trani ha presentato il progetto delle Edizioni CentoLire , ossia l idea di concepire ed organizzare uno strumento cartaceo di informazione e di lotta politica militante che - integrando ed utilizzando il sistema Agorê/Radio Radicale - persegua i seguenti obiettivi:

Circolazione facile delle idee organizzative e politiche tra i Club, i Militanti e il Movimento;

Diffusione capillare tra i cittadini dei tanti contenuti politici delle nostre idee e delle nostre lotte;

Lottare, attraverso un articolata azione di disobbedienza civile e di autodenuncia di massa (!) (rotazione sistematica della direzione responsabile a militanti non giornalisti), affinchÄ sia affermato il pieno diritto all esercizio della libertê di stampa contro l incostituzionale prerogativa della corporazione dei giornalisti.

NON MOLLIAMO!

VIVANO LE LIBERTA

Carlo d Aloisio

presidente club

cultura nonproibizionista,

liberale, liberista, libertaria

per adesioni al club lasciare un messaggio in E-Mail a C.Daloisio@agora.stm.it

 
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