della leadership di Marco Pannella è stata fatta, tra gli altri, circa ventianni or sono da Teodori e Panebianco. Cito Teodori e Panebianco perchè essi
sono in certo qualmodo emblematici: di Panebianco si è parlato mesi or sono
in questa conferenza dopo la pubblicazione di un suo articolo in prima pagina
sul Corriere su Pannella. Teodori ha recentemente scritto un (altro) libro
su Pannella e ha risposto all'inchiesta dell'Opinione sul PR.
Sono emblematici di che cosa, Panebianco e Teodori? Essi hanno contribuito
appunto alla giustificazione della leadership carismatica di Marco in base
alla sociologia politica weberiana, e oggi entrambi criticano cio che è
il risultato della loro azione al riguardo, cioè le decisioni di Marco
Pannella, senza criticare la ragione per cui tali decisioni risultano
essere deleterie per il movimento che Marco Pannella ha (mi si perdoni il
neologismo) leaderato. Perchè? Non vogliono riconoscere la propria
corresponsabilità? Sono intellettualmente disonesti? Temo proprio di si.
Una spiegazione, sociologica, la si può trovare proprio nella sociologia
weberiana, là dove Weber afferma (Weber, Il lavoro intellettuale come
professione, Einaudi, 1948-1966, rist; pag. 98-99): "....bisogna allora
mettere in chiaro che la direzione dei partiti da parte di capi plebiscitari
determina la rinuncia dei seguaci alla propria anima, o, per dir così, la
loro proletarizzazione intellettuale. Per essere utilizzati dal capo come
apparato organizzativo, essi devono obbedire ciecamente, devono essere
'macchina' nel senso americano della parola, non distratti da ambizioni di
notabili e dalle pretese di un opinione personale."
Ecco ciò che Panebianco e Teodori nascondono: la rinuncia alla loro anima,
la loro proletarizzazione intellettuale quando nel partito collaboravano
con il leader carismatico e al tempo stesso ne giustificavano la leadership
autoritaria. Sarebbe difficile infatti accusare Marco di avere dissipato il
patrimonio ideale del radicalismo riconoscendo al tempo stesso di avere
contribuito a permettere a Marco di fare ciò che essi lo accusano di aver
fatto.
(segue)