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Conferenza Movimento club Pannella
Francia Giorgio Giulio - 3 maggio 1996
Bandinelli ha proposto di effettuare un congresso a cui la segreteria si
presenti dimissionaria. Benissimo. Ma se fosse anche solo parzialmente vero

quanto detto su Teodori e Panebianco, non sarebbe inutile mettere in

discussione il comportamento dei seguaci della leadership carismatica

visto che è il principio della leadership carismatica che andrebbe discusso?

Se infatti è la leadership carismatica che produce seguaci senza anima, che

senso ha prendersela con tali seguaci?

La realtà io credo è diversa. L'analisi sociologica weberiana è per l'appunto

tale: essa identifica fatti e principi. La democrazia autoritaria di

cui parlava Weber, che era poi quella del Bismark, era un dato di fatto che

egli cercava di difendere facendolo risultare da una analisi sociologica.

E' invece un cardine del liberalismo la separazione tra fatti e principi

(se qualcuno avesse a che ridire sull'accento, l'affermazione è valida anche

coll'accento spostato). Questo che significa? E' molto semplice, l'unica

leadership carismatica ammissibile è quella basata sulla ragione, e se manca

questa base non c'è appunto nessuna ragione di accettarla. Il principio

dell'infallibilità è un aberrante delirio, o più spesso calcolo servile.

Tutte cose già dette, vero, ma anche l'uguaglianza di tutti gli uomini

davanti alla legge è un pricipio detto e ridetto eppure abbisogna

continuamente e instancabilmente ripeterlo.

Insomma uno deve avere, sempre, il coraggio intelletuale di sostenere le

proprie idee, deve sempre pretendere di farsi una opinione personale. Chi

non è disponibile a questo atteggiamento non dovrebbe fare parte della

dirigenza del nostro movimento. La presenza nella dirigenza del movimento di

seguaci senza anima contribuisce a elevare le probabilità di commettere

errori da parte del leader, proprio perchè viene meno quel dibattito critico,

quell'uso del razionalismo critico che serve appunto a ridurre al minimo

umanamente possibile il livello degli errori.

Forse, al contrario di quanto sostenuto da Don Abbondio, il coraggio uno se

lo può dare.

G.Francia@agora.stm.it

 
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