presenti dimissionaria. Benissimo. Ma se fosse anche solo parzialmente veroquanto detto su Teodori e Panebianco, non sarebbe inutile mettere in
discussione il comportamento dei seguaci della leadership carismatica
visto che è il principio della leadership carismatica che andrebbe discusso?
Se infatti è la leadership carismatica che produce seguaci senza anima, che
senso ha prendersela con tali seguaci?
La realtà io credo è diversa. L'analisi sociologica weberiana è per l'appunto
tale: essa identifica fatti e principi. La democrazia autoritaria di
cui parlava Weber, che era poi quella del Bismark, era un dato di fatto che
egli cercava di difendere facendolo risultare da una analisi sociologica.
E' invece un cardine del liberalismo la separazione tra fatti e principi
(se qualcuno avesse a che ridire sull'accento, l'affermazione è valida anche
coll'accento spostato). Questo che significa? E' molto semplice, l'unica
leadership carismatica ammissibile è quella basata sulla ragione, e se manca
questa base non c'è appunto nessuna ragione di accettarla. Il principio
dell'infallibilità è un aberrante delirio, o più spesso calcolo servile.
Tutte cose già dette, vero, ma anche l'uguaglianza di tutti gli uomini
davanti alla legge è un pricipio detto e ridetto eppure abbisogna
continuamente e instancabilmente ripeterlo.
Insomma uno deve avere, sempre, il coraggio intelletuale di sostenere le
proprie idee, deve sempre pretendere di farsi una opinione personale. Chi
non è disponibile a questo atteggiamento non dovrebbe fare parte della
dirigenza del nostro movimento. La presenza nella dirigenza del movimento di
seguaci senza anima contribuisce a elevare le probabilità di commettere
errori da parte del leader, proprio perchè viene meno quel dibattito critico,
quell'uso del razionalismo critico che serve appunto a ridurre al minimo
umanamente possibile il livello degli errori.
Forse, al contrario di quanto sostenuto da Don Abbondio, il coraggio uno se
lo può dare.
G.Francia@agora.stm.it