Roma, 4 giugno 1996
"Il Presidente Scalfaro riprende e rilancia il suo attentato e il suo tradimento contro la Costituzione. Ne prendiamo atto e ne trarremo le conseguenze. Il Presidente Scalfaro continua a rivolgersi direttamente alla pubblica opinione per affermare sue e private convinzioni, che non rappresentano affatto tutti gli Italiani, che ne colpiscono una parte, che creano delle sorte di "verità ufficiali" di Stato.
Il Presidente Scalfaro continua ad offendere ed ad annullare le funzioni del Parlamento e di quelle forze politiche le quali agissero davvero secondo l'art.49 della Costituzione. Rivolgendosi a tutti, pubblicamente, tranne che al Parlamento secondo le previsioni e i dettati costituzionali, tranne che con opportuni e necessari messaggi, egli si sottrae a qualsiasi possibilità di dialettica istituzionale e costituzionale, quale egli richiese ed utilizzò con un messaggio del Presidente Cossiga al Parlamento. Egli colpisce deliberatamente di una messa in desuetudine di uno strumento necessario e obbligatorio che la Costituzione prescrive.
L'opposizione liberale, tacendo, o consentendo, nega la sua funzione, la sua natura; così come coloro che nella maggioranza pretendessero di volere vivere ed operare, governare o svolgere le attività istituzionali secondo lo Stato di Diritto.
La sospensione delle garanzie e dei dettati costituzionali che si realizzò quanto meno durante il sequestro di Aldo Moro, il sequestro partitocratico della Costituzione e del Parlamento, allora realizzati, oggi rischiano di divenire la nuova "legge materiale" del regime, giunto alla sua terza fase.
Noi decideremo, certamente, cosa si debba fare del nostro Movimento. Se superarlo. Ritenerlo definitivamente sconfitto o superato in questo soggetto politico adeguato. Ma non certo per far mancare per la prima volta negli ultimi settant'anni persone che lottino per il diritto e la libertà, per la democrazia e per poteri sottoposti alla legge e non che la dettino a secondo dei propri interessi, convinzioni, bisogni".